mercoledì
18 Giugno 2025
medicina

Prelevato il cuore a Ravenna, trapiantato a Bologna: è la prima volta in Italia

Aveva smesso di battere da venti minuti: un modello replicabile che può fare la differenza nel salvare le vite

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trapianto cuore sant'orsola ravenna cuore fermoSi tratta della prima donazione “a cuore fermo” in Italia effettuata in una struttura che non è sede di cardiochirurgia. In questo caso, infatti, i professionisti si sono mossi verso il paziente donatore, e non il contrario.

Gli specialisti di cardiochirurgia del policlinico Irccs si sono recati infatti all’ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna e hanno prelevato il cuore con il supporto dell’Ecmo Team di Cesena, applicando una tecnica che consente di salvaguardare le funzionalità degli organi e facilitare la ripresa del cuore stesso. Il trapianto dell’organo è stato poi effettuato all’ospedale Sant’Orsola di Bologna.

Coinvolti nell’operazione il direttore del reparto di cardiochirurgia bolognese, Davide Pacini, i cardiochirurghi Luca Botta e Sofia Martin Suarez e un’equipe di specializzandi, perfusionisti, strumentisti e infermieri. Dall’Ausl Romagna invece, Marina Terzitta, direttrice di anestesia e rianimazione a Ravenna, Andrea Rubboli, direttore di cardiologia sempre a Ravenna e un team di cardiologi, anestesisti e coordinatori medici e infermieristici.

Questo modello di operazione, replicabile e efficiente, può fare la differenza nel numero di vite salvate con i trapianti. Mettere in piedi un sistema in cui la squadra che preleva il cuore si sposta verso il donatore e non il contrario garantisce una replicabilità e performance migliori della procedura. Proprio grazie a questa competenza nel 2022 l’Emilia-Romagna è arrivata a quota 71 organi (tra rene, fegato e polmone): pari quasi al 40% del totale nazionale dei donatori.

Sebbene il prelievo di un organo a scopo di trapianto venga sempre eseguito su un cadavere, la procedura si può differenziare per le modalità di accertamento della morte del donatore: una attraverso criteri neurologici (comunemente conosciuta come “morte cerebrale” e caratterizzata per il prelievo degli organi a cuore battente), l’altra attraverso criteri cardiaci. Il secondo è il caso della donazione “a cuore fermo”. Per questa procedura la legge prevede, in Italia, un tempo di attesa e di osservazione prima del prelievo dell’organo di 20 minuti, contro i 5 minuti della maggior parte degli altri paesi europei. La maggior parte dei trapianti è ancora oggi legata alle morti encefaliche, ma le donazioni “dcd” (Donazione dopo la “morte cardiaca” o a “cuore fermo”) per organi come i reni, il fegato o i polmoni crescono anno dopo anno. La procedura fino ad oggi invece non era mai stata effettuata per il cuore, perché si tratta di un organo complesso e tra i più sensibili alla mancanza di ossigeno durante il periodo di arresto della circolazione sanguigna. Oggi invece le tecniche di riperfusione consentono finalmente di recuperare le funzionalità del cuore anche dopo i 20 minuti di arresto previsti per legge. Di conseguenza il Centro Nazionale Trapianti ha autorizzato la procedura, resa possibile grazie all’efficiente coordinamento tra l’ospedale bolognese e quello ravennate.

La Regione Emilia-Romagna grazie a questo modello unico in Italia fornisce quasi il 40% dei donatori a cuore fermo (nel 2022 sono stati complessivamente 71 i donatori di questo tipo). Il 2022 è stato un anno record per la regione, che ha visto un totale 516 trapianti (29 di cuore, 9 di polmone, 247 fegato, 229 rene e 2 di pancreas) e, entro dicembre 2023 si stimano risultati anche maggiori, per un totale di 578 trapianti.

In generale, l’Emilia Romagna si pone al primo posto in Italia come percentuale di donatori, con 49,7 donatori per milione di abitanti e, negli ultimi due anni, la percentuale di opposizione alla donazione ha toccato il suo livello più basso, arrivando al 22%, contro al 30% della media nazionale.

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