Auricolare e chat per comunicare con la regia: le dirette della conduttrice del Tg1

Giorgia Cardinaletti a Ravenna per il Premio Guidarello. Finiti i tempi dei mezzibusti inchiodati alla scrivania: «Ci muoviamo nello studio e con gli schermi portiamo lo spettatore dentro alle storie».

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I conduttori dei telegiornali del passato, nell’immaginario collettivo, esistevano solo dalla cintola in su. Mezzibusti, appunto, per via della posizione fissa alla scrivania davanti alla telecamera. Quei tempi sono finiti anche al Tg1, il sancta sanctorum del giornalismo Rai. La rivoluzione si è consolidata con la direzione di Monica Maggioni, prima donna al timone del tiggì tra novembre 2021 e giugno 2023. Giorgia Cardinaletti è arrivata alla conduzione delle 20 in quel periodo: «Chi conduce si muove nello studio, si immerge nel racconto grazie alle immagini sugli schermi e cerca di portare lo spettatore dentro alle storie».

La giornalista 36enne sarà a Ravenna l’11 novembre per ritirare il premio Guidarello di Confindustria Romagna.

Il riconoscimento arriva dopo dieci anni di giornalismo in Rai, di cui gli ultimi quattro nella redazione del Tg1 con la conduzione dell’edizione delle 20 da un anno e mezzo. Che significato ha questo premio? È un traguardo?
«Sono felice e onorata, è bello se c’è un riconoscimento del lavoro che si fa. Ma non mi considero “arrivata”, come non l’ho mai fatto in passato quando ho avuto altre occasioni importanti in Rai».

Eppure la conduzione del Tg1 delle 20 per qualcuno potrebbe essere la massima aspirazione…
«La vivo prima di tutto come una grande responsabilità e anche una grande sfida. Però alla conduzione dell’edizione serale ci alterniamo con turni settimanali quindi c’è il tempo per continuare anche a lavorare sul campo ed è bello così. Amo entrambe le cose. Di sicuro l’esperienza da inviata è utile quando sei alla conduzione perché sai cosa devono gestire i colleghi sul posto».

Com’è la giornata tipo della conduttrice del Tg1 delle 20?
«Alle 9.30 arrivo in redazione avendo già letto i giornali e guardato i tg, partecipo alla riunione con cui si imposta la giornata e la scaletta dell’edizione delle 13.30 che è fondamentale per avere un quadro della giornata e di quali servizi ci saranno alla sera. Pausa pranzo, riunione alle 16 incentrata sull’edizione serale, trucco e poi si lavora sugli ultimi dettagli prima di andare in onda».

Che strumenti si usano durante la conduzione in diretta?
«Il risultato di chi conduce viene dal lavoro di una squadra intera con cui c’è interazione anche durante l’edizione. Di fronte a noi, accanto alla telecamera di studio, abbiamo uno schermo dove si possono vedere in vari riquadri tutti gli inviati per capire chi è pronto per il collegamento e passare la linea. Nell’orecchio abbiamo un piccolo auricolare con cui riceviamo indicazioni dalla regia. E poi ognuno usa quello con cui si trova meglio: io ad esempio considero il cellulare ormai come uno strumento operativo, lo tengo sulla scrivania e, ad esempio nelle edizioni straordinarie, spesso lo uso per comunicare via chat con la redazione».

A proposito di telefonino, che rapporto ha con i social?
«Li conosco e li uso, riconosco il ruolo centrale che hanno avuto in tanti scenari della cronaca, però mi preoccupa la circolazione di fake news e dell’odio. Per quanto riguarda la mia vita personale ne faccio un uso molto parco: sono dell’idea che la vita privata vada tutelata più possibile».

Nel corso del tg avete anche momenti di intervista con personaggi pubblici ospiti in studio, dalle figure istituzionali a quelle dello spettacolo. Come si decide a chi dare del lei e a chi del tu? Qual è la linea?
«La regola vorrebbe sempre il lei. Però i tempi stanno cambiando. Credo che sia giusto valutare caso per caso e fare la scelta che risulta più naturale. Penso anche alla percezione di chi guarda: se mi collego con Amadeus che è di casa al tg non ha senso usare il lei. Oppure qualcuno darebbe del lei a Lino Banfi che è il nonno d’Italia?».

Ormai non si può più usare l’espressione “mezzobusto” perché da tempo chi conduce si alza anche dalla scrivania. Cosa sta cambiando?
«È stata una rivoluzione arrivata durante la direzione di Monica Maggioni. Sono stati uniti gli studi del Tg1 e del Tg1 Speciale per creare un ambiente più grande dove cerchiamo di far entrare lo spettatore e dove il conduttore si immerge nel racconto usando le immagini sugli schermi. L’idea di fondo è che il telespettatore arriva alle 20 avendo già un’idea delle notizie di giornata attraverso altri mezzi e allora si cerca di puntare su storie esclusive o voci autorevoli che aiutano a capire i fatti».

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