Scuole aperte, ma contagi e green pass per i bus tengono gli studenti in Dad

Dradi (Artistico) favorevole a un rinvio del rientro: «La didattica mista vuol dire fare male entrambe le cose». Stamboulis (Musicale): «Assurdo chiudere se il resto è aperto»

Istruzione DadTra le questioni più dibattute di gennaio c’è stata la riapertura della scuole, che in Emilia Romagna è avvenuta, con rare eccezioni, il 7 gennaio. Ha fatto notizia l’appello di numerosi dirigenti scolastici al ministro Bianchi per chiedere il posticipo della riapertura data la difficile condizione dei contagi. Come noto, dal governo è arrivato un secco no a queste richieste, la scuola è una priorità e quindi deve riaprire.

Tra chi auspicava un allungamento delle vacanze natalizie c’è Gianluca Dradi, dirigente del liceo artistico di Ravenna, pur non essendo tra i firmatari del documento.
«Non ho firmato appelli perché non ritengo che sia lo strumento appropriato, però concordo sul fatto che, proprio per poter svolgere la didattica in presenza al meglio, sarebbe stato opportuno evitare quello che sta di fatto succedendo ora: per esempio noi, su 38 classi, ne abbiamo 36 coinvolte dalla Dad, almeno per qualche studente. Di fatto quindi tutte le scuole già dal 10 gennaio non sono semplicemente «in presenza», ma vivono una situazione di didattica mista che non è ottimale, perché le lezioni online si strutturano diversamente da quelle in presenza e fare le due cose in contemporanea significa farle male entrambe. E la situazione è destinata a peggiorare visto che il picco dei contagi è previsto proprio per gennaio. Peraltro, tra personale non vaccinato, contagiato o in quarantena, siamo continuamente alle prese con le sostituzioni, ma per conferire una supplenza occorrono un paio di giorni e quindi abbiamo frequenti interruzioni del servizio; col rischio concreto di non trovare più supplenti disponibili».

Poi naturalmente c’è la complessa gestione delle classi dove si registrano positività. «Possiamo acquisire i documenti relativi allo stato di vaccinazione e controllare che, per esempio, chi ha due positivi in classe, possa effettivamente entrare a scuola. Risulta tutto molto complicato». Sulla presunta sicurezza della scuola, Dradi non si sbilancia. «Difficile dirlo, non credo esista un’unica misura salvifica. Tre sono le misure che potrebbero, tutte insieme, offrire garanzie e sono la riduzione di studenti per classe, impianti di areazione o purificazione dell’aria (su cui il liceo artistico in realtà ha deciso di investire parte dei fondi rice-vuti dal governo, ndr) e l’obbligo di mascherine Ffp2 sempre». Nulla di tutto ciò al momento è però stato tradotto in pratica dal governo.

Elettra Stamboulis, ravennate, dirigente del liceo artistico e musicale di Forlì che per la sua peculiarità copre un’area molto vasta, ci racconta la sua esperienza.
«Non abbiamo avuto casi in questi due anni di docenti contagiati da studenti, mentre purtroppo è successo il contrario con un docente che non aveva rispettato tutte le precauzioni. E in classe è difficile che ci si contagi, almeno alla scuola primaria e secondaria, il problema è piuttosto fuori, nel tragitto casa-scuola come è normale che sia per ragazzi di quell’età. Ricor- diamoci che forse si possono avere quarant’anni tante volte, nella vita, ma i quindici anni si hanno una volta sola».
Stamboulis si dice quindi convinta che sia stato un bene riaprire le scuole dopo le vacanze: «Credo che si possa ipotizzare una chiusura in caso di lock-down generalizzato, una misura senz’altro utile per contrastare i contagi, ma se restano aperte le altre attività, allora lo deve essere anche la scuola la cui chiusura comporta un costo sociale altissimo. Vediamo bene i danni di questi due anni nell’aumento di disagio psicologico, tendenza al ritiro sociale, autolesionismo e depressione nei nostri adole- scenti».
E l’aspetto gestionale non è un problema insormontabile, ci spiega: «Certo, è complesso, ma dopo questi due anni ormai sia- mo abituati a gestire l’imprevisto e al cambiamento continuo. Fondamentale è la collaborazione degli alunni ma anche delle famiglie, che devo dire è stata esemplare in questi giorni, segno di quanto ci tengano alla scuola in presenza. In un momento in cui l’igiene pubblica non può più gestire il tracciamento, dato il numero di casi, noi stiamo cercando di lavorare alla ge- stione delle classi molto internamente. Certo, se ci avessero magari chiesto a dicembre cosa ci sarebbe stato utile invece di comunicarci semplicemente le decisioni già prese, sarebbe stato meglio».
E tra le questioni che Stamboulis evidenzia come vero e proprio vulnus c’è la richiesta di green pass per gli studenti sui mezzi pubblici per raggiungere la scuola. «È stata fatta una deroga per gli scuolabus, ma i ragazzi delle superiori prendono mezzi aperti al pubblico. Abbiamo molte richieste di Dad da ragazzi che ora non sanno più come venire a scuola. Noi la concediamo a fronte della prenotazione del vaccino. In generale, tuttavia, mi sembra che questo problema non sia in cima alle priorità del dibattito in corso».

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