Quella volta che B. B. King mangiò i cappelletti. E fece cambiare nome al Bbk

Il grande bluesman morto a Las Vegas suonò a Ravenna nel 1993:
il ricordo dell’organizzatore. In hotel «volle spaghetti alle 2 di notte»

12 luglio 1993. Una data che resterà impressa nella mente degli appassionati di musica (blues, ma non solo) di queste parti. Il 12 luglio 1993, infatti, B. B. King suono per la prima e unica volta a Ravenna, al Pala De André, nell’ambito del Ravenna Blues Festival. Ora il mondo della musica è in lutto per il mito del blues nato in Mississippi quasi 90 anni fa (avrebbe festeggiato il traguardo in settembre) e morto nel sonno durante la notte scorsa nella sua casa di Las Vegas.

A ricordare quel leggendario concerto ravennate Paolo Conforti del gruppo Nettuno, ai tempi tra gli organizzatori del festival. «Naturalmente fu un grandissimo concerto, in linea con le aspettative. Fu una grande emozione per noi, ma d’altronde per un festival blues riuscire a ingaggiare B. B. King era il massimo…». Un ingaggio per forza di cose anche molto oneroso. «Sono passati tanti anni – continua Conforti – ma mi pare che il cachet si aggirasse sui 60-70 milioni di lire». Il concerto si tenne davanti a oltre duemila persone all’interno del Pala De André nonostante fosse estate. «Ricordo che dovevamo inizialmente farlo fuori, vicino alla scultura di Burri, ma quel giorno piovve e in fretta e furia spostammo tutto dentro in poche ore…». L’evento ravennate venne anche ripreso e trasmesso sulla Rai.

Tra gli aneddoti, Conforti rivela come a B. B. King fossero molto piaciuti cappelletti e piadina che gli furono offerti, in linea con la tradizione romagnola. «Ricordo – continua l’organizzatore del concerto, che l’andò anche a prendere di persona all’aeroporto – che nel contratto preliminare aveva inserito nel dettaglio anche cosa voleva o non voleva mangiare, ma in realtà di persona è stato poi disponibilissimo. E molto simpatico, sempre pronto alla battuta».

Quella sera B. B. King soggiornò all’hotel Diana e il titolare Filippo Donati (presidente nazionale di Assohotel Confesercenti) lo ricorda sulla sua pagina Facebook. «Arrivò in hotel verso sera, proveniente dall’aereoporto di Milano. Come richiesta del suo manager, gli avevamo assegnato una suite grande e ricordo perfettamente che dopo pochi minuti che fu in stanza volle conoscere il direttore dell’hotel». Così Donati salì nella sua stanza e chiacchierò qualche minuto con B. B. King. «Mi mostrò Lucille, la sua chitarra (la leggendaria Gibson 335 ribattezzata, pare, con il nome di una ragazza per la quale due uomini avevano litigato provocando un incendio in cui aveva rischiato di morire, ndr), quella notte rimasi in hotel per esserre pronto ad ogni evenienza». E infatti, ricorda Donati, «alle 2 di notte, mi chiamò e mi disse che aveva una gran fame e una gran voglia di un piatto di spaghetti. Bel guaio, alle 2 di notte. Risolse mia madre che non si fece intimidire, fu svegliata a quell’ora e cucinò ben 5 etti di spaghetti con pomodoro e basilico. Mangiammo insieme, nel cortile interno, parlammo dei suoi tour, faceva battute simpatiche, gli piaceva l’Italia, amava il nostro cibo e il sorriso degli italiani. Altri tempi».

Ma volenti o nolenti, B.B. King, per la maggior parte dei ravennati, è soprattutto il locale notturno e stabilimento balneare di Punta Marina, aperto in spiaggia due anni dopo quel concerto, nel 1995. «A dir la verità non eravamo grandi fan di B.B. King – ammette il fondatore Alessandro Zangaglia –, il nome fu un’idea del mio socio di allora, Cristiano (Ricciardella, il marito di Mascia Ferri con cui ora gestisce lo Chalet dei giardini pubblici di Ravenna, ndr), ma lo scegliemmo soprattutto perché suonava bene e rendeva il locale molto “musicale”… Certo è che oggi, come ho scritto su Facebook, noi tutti abbiamo idealmente il lutto al braccio».

Con il vero B. B. King, invece, o almeno con chi ne gestiva gli interessi, non fu proprio tutto rose e fiori. Tanto che all’inizio degli anni Duemila il locale è stato costretto a cambiare nome e ufficialmente ora si chiama infatti solo Bbk (da leggere bi-bi-chei). «Ai tempi avevamo anche il sito internet con il nome per esteso, bbking.it – ricorda Zangaglia –: qualcuno del suo entourage deve essersene accorto e siccome stavano lanciando una catena di locali con quel nome, a fine anni novanta ci è arrivata la lettera di un avvocato di Milano…». Lettera in cui venivano chiesti circa 100 milioni di vecchie lire di danni per aver utilizzato il nome di B. B. King senza autorizzazione. Ne seguì una battaglia legale che in qualche modo vinse il bagno-discoteca ravennate, essendo stato costretto a pagare solo le spese legali, oltre che ad “accorciare” il nome. «Ma tanti ravennati lo chiamano ancora B. B. King – sorride Zangaglia –, me compreso…».

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