«Pokemon Go? Oggi è come un social, presto diventerà un business»

Alessandra Farabegoli, guru del mondo web, guarda al fenomeno:
«Un punto a favore di Google. Vedremo la contromossa di Facebook»

Cell PokemonModa estiva destinata a eclissarsi in autunno o nuovo fenomeno radicato? Quanto durerà la mania dei Pokemon? Giriamo la domanda a Alessandra Farabegoli, esperta e consulente di web, social network e nuove tecnologie. «Penso che resisterà un po’ ma parliamo di un mondo dove tutto penetra in un modo rapidissimo. Ci sembra che gli smartphone facciano parte della nostra vita da sempre ma il primo Iphone è del 2007».

Come è possibile che in due settimane il gioco Pokemon Go abbia avuto un boom così esteso?
«È un’applicazione nuova di strumenti che già avevamo come il Gps e la realtà aumentata innestata su un universo già noto, non solo ai nostalgici degli anni novanta ma anche agli adolescenti di oggi: la base di fan era già talmente ben consolidata che il gioco ha subito scavallato la soglia di penetrazione per cui è divertente giocarci. Funziona come per un social: se tutti ci sono dentro allora è difficile non entrarci».

Che evoluzioni ci aspettiamo?
«Sarò curiosa di vedere la risposta di Facebook. Alle spalle di Pokemon Go c’è Google che proprio per quella grande base di fan già pronti si è potuta permettere di non inserire il login al gioco con Facebook. Che ha già la geolocalizzazione e investe nella realtà virtuale, dovrà inventarsi qualcosa senza risultare la copia».

FarabegoliE che modello di business avrà?
«Gli acquisti in app saranno sicuramente un canale importante. Poi ci sarà tutta la parte legata alla possibilità di attività commerciali di essere pokestop. Per ora si può fare richiesta e si può ottenere il sì gratuitamente, forse perché per ora non è stata ben definita la gestione».

Sviluppa alienazione o è una nuova forma di socializzazione?
«Non credo sia alienante. Ci fa vivere in una realtà immaginaria ma in un certo senso è una cosa che facciamo comunemente tutti i giorni quando le nostre azioni sono ispirate da modelli che non sono persone vissute realmente. Il professor Keating de L’attimo fuggente è stato un’ispirazione per molti ma non è mai esististo se non nella finzione cinematografica. Allora quella era alienazione?».

È tra i cacciatori di Pokemon?
«L’ho scaricato per vederlo ma personalmente lo trovo noioso perché non sono mai stata tra i fan. Mio figlio di undici anni gioca ogni tanto sul mio telefono ma se avesse uno smartphone e volesse giocarci sarei più contenta di vederlo uscire a cercare Pokemon piuttosto che stare sul divano con un videogioco sul portatile, per una banale questione di attività fisica. E quando esce di casa gli direi di stare attento, come glielo direi se andasse in tanti altri luoghi».

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