198 – «Gallo Placidio son diventata!»

Galla Placidia2La sepoltura di Galla Placidia è uno di quei temi sui quali gli storici si sono più volte interrogati e, talora, accapigliati. A più di un secolo di distanza suscita ancora qualche sorriso la polemica che, a tal proposito, vide Gaetano Savini scontrarsi con Giuseppe Gerola, senza tralasciare Corrado Ricci e Santi Muratori.
Da una parte era Savini, convinto sostenitore della sepoltura ravennate dell’Imperatrice, dall’altra coloro che affermavano il contrario, in particolar modo Gerola. «Pare venuto il momento – scriveva Savini – di rivedere le buccie a Galla Placidia, come abbiamo appreso […] dal dott. Giuseppe Gerola […]. Alla grande Imperatrice dunque è stato chiesto se ha le sue carte in regola, e la fede di nascita sopra tutto; ma la poverina tutta conturbata e tremante, svegliata di soprassalto dal suo eterno riposo, ha risposto di non poter presentarle perché cogli incendi e le rapine, in tanti secoli, sono andate perdute».
Fu chiamato in causa anche Girolamo Rossi che, a seguito dell’incendio divampato il 3 maggio 1577 nel sarcofago ritenuto dell’Augusta, testimoniò di aver visto al suo interno lunghe ossa e una grande testa.
Ricci sosteneva che «si trattasse d’un corpo messo là a simulare l’imperatrice» e viste le notevoli misure dei resti rinvenuti non mancava di chiedersi se fossero quelli di «una mummia maschile dissimulata negli ornamenti».
Qualche ravennate ebbe modo di scherzare su questo: «Galla Placidia fui; or son cambiata, Gallo Placidio son diventata!».

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