191 – «Mosaico di Ravenna»

Mosaici RavennatiNel 1957 l’Olivetti dava alle stampe un elegante album fotografico intitolato «Mosaico di Ravenna» dove le grandi tavole fotografiche erano precedute da una sapiente e poetica introduzione firmata dallo scrittore Franco Fortini: «Di rado si è avuta una così prodigiosa tensione fra segno e significato come nei mosaici ravennati. È un vero e proprio ‘effetto di straniamento’, ottenuto con un violento sovrapporsi di oggetto e di idea. L’unità espressiva elementare è la pie- tra, il parallelepipedo di pasta vitrea o di marmo, che ha qui una sua esistenza separata, esibita e distinta […]. Alberi, fiori, vesti, corone, armi, pareti, pupille sono sempre, e in modo diver- gente e simultaneo, allusione ad una essenza e ad una esistenza, sono apparenze del reale e sostanza dell’irreale […]. Il paradosso è ottenuto congiungendo due elementi contraddittori, la rigidità della pietra con la labilità della luce colorata che l’attraversa e scintilla dalle superfici curve. Contraddizione che nutre il fascino delle pietre preziose […]. Il mosaico ripete in ogni sua parte la natura della propria “materia prima”. Acque, stoffe, capelli, carni, sono a un tempo un conglomerato di pietre e un’unica pietra preziosa. Anche le serie di volti o di nimbi sono un esatto equivalente della ripetizione che si ha negli elementi decorativi di un pallio o di un fregio. La testa di Teodora è una borchia, una coppa decorata […]. E finalmente un’intera figura umana o celeste è una tessera di più ampio mosaico».

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