185 – Ravenna, «una fantasmagoria fatta realtà»

185) RavennaNelle pubblicazioni sui personaggi e i monumenti ravennati, edite tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, Ravenna è spesso oggetto di descrizioni quanto mai immaginifiche che la presentano come una città mitica, centro della storia antica.
A questo cliché non si sottrae Tommaso Nediani che in Felix Ravenna la definisce «porto dell’anima e rifugio alle tempeste della vita», «sede dell’epilogo delle sanguinose tragedie de’ popoli e dell’imperialità, la ultima meta de’ tragici inseguimenti della storia domati dalla morte». A Ravenna egli dedica poetiche e intense parole: «Lontana dai grandi e popolosi centri e dalle vie battute e polverose
degli uomini, sulla riva di quell’amaro Adriatico che un giorno lambiva le sue mura, e la baciava, glaucamente nella mobilità cristallina delle sue onde, circonclusa dalla zona sempre verde della sua Pineta, dove ancora passeggia un Epos fantastico di Re e cortigiane, di Principi, d’Imperatori, di Papi, di Guerrieri e di Santi, che l’arte Bizantina eternò sulle pareti delle sue meravigliose Basiliche, Ella sembra ed è veramente la Civitas refugii, per le anime: una fantasmagoria fatta realtà, un poema di marmo e d’oro, di tombe e d’altari eretto sulle dune del mare perché a tutte le grandezze che si dissolvono, alle tragedie che si troncano, alle cose belle che scompaiono vi sia una tomba pura che sembri un altare, come il mausoleo della mistica Galla Placidia che dorme il suo sonno imperiale tra il folgoreggiar de’ mosaici».

Illustrazione di Nicola Montalbini, Ravenna vista dal mare quando c’era, disegno digitale, 2018

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