187 – Teodora, «Medusa insensibile»

187) TeodoraDa sempre poeti e scrittori hanno fantasticato sull’imperatrice Teodora e sulla sua superba immagine resa celebre nel mosaico ravennate. Tommaso Nediani, sacerdote forlivese, annotava come tutta la storia della città di Ravenna fosse passata «sotto l’occhio imperioso della Sfinge che campeggia ancora enigmatica sulla parete del bel S. Vitale» e ne descriveva l’intramontabile fascino: «Teodora la Basilissa bionda di Bisanzio, imperatrice dell’Impero orientale, è ben dessa la procace istriona, la ballerina del circo, la Etèra degli angiporti di Costantinopoli, elevata al supremo fastigio del trono Orientale. I suoi occhi verdi e felini guardano ancora dal mosaico sulla varia commedia del mondo, e ne assaporano enigmaticamente l’ironia e la causticità. Fra le dame del suo gineceo tutte avvolte nella porpora, Ella ingioiellata e magnifica, che reca doni alla Chiesa, col diadema in capo, con gesto imperioso, sembra l’occhio della storia, dinanzi al quale passano ancora le generazioni penitenti. Ella non ne trema; l’arte l’ha fatta Medusa insensibile, ma le ha in ricambio donato la bellezza immortale».
Decisamente meno gentile fu Hippolyte Taine, filosofo e letterato francese, chela ricordava come «l’antica saltimbanco, la prostituta circense» dalla «figura pallida e quasi distrutta, come di una meretrice tisica».
Nemmeno Jean-Paul Milliet, archeologo e scrittore francese, fu particolarmente cortese nel definirla una «donna gracile, dalla fronte bassa […], un’anima perversa».

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