La riviera sacrificata. A proposito di “Ascoltate! Romagna Relax” dei Menoventi

Menoventi Ascoltate Foto Ilaria ScarpaPoche cose stuzzicano la vanità di un paese esterofilo come il nostro quanto ascoltare le descrizioni e i commenti che ci vengono elargiti dagli stranieri. La diffusione degli stereotipi sull’italianità è direttamente collegata alla nostra traballante identità nazionale.
Ciò che non sopportiamo del nostro essere italiani, dei nostri tic, di certe nostre irrazionali arretratezze, appena varcato il confine, chissà come si fa meno pesante. Sarà la nostalgia, o forse un malcelato complesso d’inferiorità nei confronti degli altri paesi europei: all’estero ci piace fare gli italiani.

Lo spettacolo Romagna Relax, del regista Gianni Farina e dell’attrice Consuelo Battiston, fondatori della compagnia faentina Menoventi, fa leva su questi stessi stereotipi per riflettere sulla nostra identità sociale e geografica. L’intuizione drammaturgica, incentrata su un processo di raccolta quasi sociologico delle impressioni dei turisti stranieri sul nostro paese, era già stata esplorata nel precedente Ascoltate! Cartoline a Roma, del 2015. Questo spettacolo, che si concentra sulla riviera romagnola e sulla sua immagine, riesce a far rivivere lo stesso delicato equilibrio che si era realizzato anche per il lavoro sull’Urbe: i frammenti degli stereotipi, raccolti e intrecciati con sapienza, finiscono per comporre uno specchio. Deformante, ma pur sempre specchio.

Lo spettacolo è questo specchio; e attraverso un impressionante pastiche musicale realizzato da Mirto Baliani, che mischia voci (Roberto Magnani) suoni, frammenti cinematografici (l’inevitabile Amarcord), di volta in volta lusinga il suo pubblico, lo ferisce, lo esaspera per l’ovvietà delle idee espresse dai vari turisti a passeggio sul lungomare di Bellaria, di Rimini o di Igea Marina. E così si realizza la magia di questo progetto: pur consistendo in una raccolta di banalità, per lo più già sentite quando non addirittura false, impreziosite qua e là da certe intuizioni quasi poetiche, lo spettacolo ci parla di qualcosa di profondo. Ci indica il fantasma di un’identità che possiamo solamente intuire; allude ad un patrimonio genetico che tutti forse condividiamo, anche se malvolentieri.

È qui che si regala un vero e proprio squarcio illuminante: un’immagine della riviera quanto mai lontana da quella cafona e vitellonesca degli anni ’80. Oggi la riviera è un luogo di totale immobilità, sia temporale che identitaria, un luogo di stasi nostalgica e dormiente, rilassata fino a sfiorare un’eutanasia di senso. Un luogo che, quasi fosse uno Zelig, è pronto ad assecondare con zelo ogni desiderio del turista fino a cancellarsi, fino a prostituirsi – fino a sacrificarsi, per usare un verbo chiave uscito dalla bocca di un turista, in un pezzo recitato con sensibilità da Consuelo Battiston, unica attrice sul palco: «Grazie per aver sacrificato la nostra terra per noi».

A forza di rincorrere l’ideale del luogo vacanziero, la riviera romagnola è diventata l’outlet del turismo italiano. Uno scenario, più che un luogo; una quinta, un artefatto come quelli de “L’Italia in miniatura”. Il mantra dell’accoglienza ha deformato il territorio. Da qui la fatica, davvero esilarante se non fosse terribilmente seria, che i turisti fanno per trovare aggettivi, sia in positivo che in negativo, per descrivere il luogo in cui si trovano. «Non ho trovato nulla qui in riviera, perché sono partita senza avere nulla da cercare»: l’epitaffio – e insieme l’apoteosi – della turistificazione di un luogo.

Se lo spettacolo ripete con maestria i punti di forza del primo lavoro, purtroppo ne ricalca anche qualche stonatura. L’intervento sul palco di Asterio Savelli, ad esempio: pur esprimendo concetti molto interessanti, la lezione del sociologo ha lacerato il ritmo dello spettacolo con il tipico “effetto conferenza”: voce monotona, sbadigli dalla platea, timor panico di lungaggini. E inoltre, più a fondo: perché lo spiegone di Savelli? I frammenti turistici, anche se ovvi, anche se ritriti, ci parlano già perfettamente, spiegano tutto senza bisogno di nient’altro.

Infine la scena, perfetta nella sua essenzialità, con i due totem della romagnolità balneare: il lettino e la torretta del bagnino – manca il moscone, ma lo perdoniamo ai Menoventi, che sono faentini. Studiata e mai sopra le righe la Battiston, che regala il sorriso durante la serie completa e perfettamente eseguita di tutti i divincolamenti quasi spastici a cui i bagnanti sono costretti durante il rito della crema solare.

 

Ascoltate! Romagna Relax
di Gianni Farina e Consuelo Battiston
regia Gianni Farina
con Consuelo Battiston
progetto sonoro Mirto Baliani
voce di Roberto Magnani
produzione E/Menoventi, Bellaria Film Festival
in collaborazione con Drammi Collaterali
con la partecipazione di Asterio Savelli

 

Visto al Teatro Rasi il 7 ottobre 2017

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