“Il diario dell’estinzione”, un’avventura in qualche modo magica

Il Diario Dell'estinzione MorelliniÈ il 27 dicembre 1831 quando il “Beagle” salpa da Davenport per la circumnavigazione della terra. Il brigantino è comandato dal ventiseienne Robert FitzRoy, nobile inglese, successivamente cartografo, governatore della Nuova Zelanda e pioniere della meteorologia.
Nel viaggio imbarca un giovane naturalista, Charles Darwin: saranno quei sei anni di navigazione e “scoperta” del mondo che porteranno quest’ultimo a scrivere il saggio L’origine della specie.
Con il passare degli anni FitzRoy diventa vittima di attacchi di depressione e, dopo il fallimento di alcune suoi progetti appunto sulla previsione del tempo e per dissesti economici, si toglie la vita a 60 anni, tagliandosi la gola con un rasoio.

Fin qui, in estrema sintesi, è storia vera. Com’è davvero esistito l’ammiraglio Bartholomew Sulivan che, prima di ottenere quella carica, è aiutante di FitzRoy sul “Beagle”. Ma, come va succedendo a volte con esiti molto interessanti, la storia ha anfratti e angoli non indagati che possono essere ricostruiti… anche osando, letterariamente, molto. È il caso de Il diario dell’estinzione, ultimo romanzo di Maico Morellini (Watson Edizioni), che passa dagli intrecci fantascientifici e post apocalittici (nel 2010 ha vinto il Premio Urania), a una vicenda in cui la ricerca storica serve da solido supporto a una trama fantastica molto efficace.

Ormai vecchio, Sulivan incarica due investigatori di Scotland Yard, Buckingham e Lefebvre, di indagare sulla morte dell’amico FitzRoy: alcune lettere trovate per caso gli fanno pensare che la versione del suicidio non sia attendibile. La coppia di poliziotti a cui chiede collaborazione non è normale: sono esperti in esoterismo, mesmerimo, ipnosi; non hanno timore di avventurarsi “oltre i confini della realtà”.
L’ammiraglio ha forse capito per primo con chi ci si deve confrontare: l’avversario, o il deuteragonista, Caleb Cavendish, è potente e pericoloso: studioso di arti occulte e seguace di Darwin, ha ripercorso il tragitto del “Beagle”, ha perso una mano tra i ghiacci artici e, al suo posto, ha innestato il frammento di uno strano metallo che dimostra poteri difficili da controllare. E che gli fanno progettare piani terribili. Così la ricerca della verità sulla morte di un uomo si trasforma in un’impresa più oscura, che può riguardare il futuro dell’umanità.

In un’Inghilterra che assomiglia a quella della serie tv Netflix L’alienista (e del romanzo omonimo di Caleb Carr a cui è ispirata), fra manicomi, antichi manieri e caverne, ci si trova immersi in un’avventura in qualche modo magica.
Maico Morellini ha una scrittura che riesce a visualizzare anche le scene più immaginifiche, creando ansia e tensione pur nella apparente pacatezza dei toni narrativi.

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