Alla riscoperta dei “superflui”

Dante Arfelli I SuperfluiL’occhio dell’essere umano ha una visione periferica limitata rispetto a molte altre specie animali. Così anche la nostra memoria, che pare, per casualità o circostanze, salvare e rendere monumenti alcuni autori e dimenticarne altri, altrettanto grandi.
Fortunatamente ci sono editori militanti della cultura che si adoperano per riportare alla luce pezzi importanti del nostro patrimonio letterario. La neonata casa editrice Rfb – ReaderForBlind esordisce nelle librerie con la ripubblicazione dell’opera omnia di Dante Arfelli, scrittore ravennate di adozione, che tra la fine degli anni ’40 e gli anni ’50 fu un caso editoriale internazionale.

La sua vicenda, umana e artistica, dimenticata e sepolta nell’indifferenza generale, è quantomai affascinante. Nato a Bertinoro nel 1921 e vissuto per diverso tempo a Cesenatico, Arfelli divenne un autore famosissimo con il suo esordio letterario.
Aveva soli 28 anni quando uscì I superflui (Rizzoli 1949) che divenne un libro di culto dell’Italia del dopoguerra, acclamato dalla critica e amato dal pubblico. Vinse il Premio Venezia (oggi Premio Campiello) e il poeta Palazzeschi definì il suo libro «un’opera amara, cruda, aspra, anche disperata se dal fondo della sua chiusa tristezza non si levasse una trepida luce di umana simpatia».

Il successo arrivò poi in Francia e scavalcò l’oceano approdando in America. Qui a pubblicarlo è Scribner, l’editore di Hemingway, e il libro ha un successo pauroso: oltre 800 mila copie, cosa inaudita per un autore europeo. Sul “New Yorker” il famosissimo Anthony West esalta questa nuova voce della letteratura internazionale. I superflui è un romanzo vicino come tematiche al neo-realismo, ma che se ne discosta per stile e per accuratezza della forma; racconta la generazione di giovani che tenta di ricominciare dopo i disastri della guerra, tra sconforto, smarrimento e quella amara sensazione di sentirsi, appunto, superflui.

Arfelli però vive male il successo e scivola in una terribile depressione che lo porta a decidere di smettere di scrivere. Nel 1952, al culmine della fama, si ritira con questa dichiarazione: «Il pubblico non ha più voglia di leggere, la vita moderna distrae in tanti modi che la lettura è l’ultimo e il più faticoso… Scrivere è quasi un’impresa disperata… Io ne sono sfiduciato». A soli 31 anni esce di scena e non farà mai più ritorno.

Il primo volume ripubblicato da Rfb è proprio I superflui, con prefazione di Gabriele Sabatini, a cui seguiranno le altre opere pubblicate inizialmente da Rizzoli e alcune già salvate dalla casa editrice ravennate Il girasole.
Arfelli è una lettura da riscoprire perché niente è necessario come il superfluo.

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