Sul lavoro troppa pressione, mi sento trattata come un computer Seguici su Telegram e resta aggiornato Caro Dottore lavoro presso lo studio di un commercialista insieme ad altre colleghe in un paesino della provincia di Ravenna. I clienti si aspettano sempre da noi risposte chiare, matematiche, un’efficienza propria più di un computer che di una persona. Nel nostro lavoro oltre ai calcoli contabili ci sono molte scadenze da rispettare che spesso i nostri clienti ignorano e si aspettano da noi una sorta di infallibilità come fossimo delle macchine. Immaginano che abbiamo il controllo assoluto della materia, oltre che infastiditi sono soprattutto sorpresi se capita che ci sfugga qualcosa. Io soffro di questa pressione. Nella mia carriera non ho mai commesso errori di rilievo ma comunque avverto la pressione delle scadenze ed il timore di sbagliare e di non dare la risposta migliore. Lettera firmata La vostra è una materia molto tecnica e il cliente tende a chiamarsi fuori. Compensa il suo senso di incompetenza in aspettativa nei vostri confronti. Come quando si dice «io non so dove metterci le mani guardaci tu». In più con una materia fatta di numeri e normative il cliente elegge l’altra persona, dato che è di persone che stiamo parlando, a una sorta di tecnico così logico e matematico da cui si può differenziare, si dissocia quasi lasciandogli tutto in carico al contabile con una fiducia, un’aspettativa che in lei produce il timore di non essere all’altezza di queste aspettative. E qui dipende da lei, se a questa visione attribuita dal cliente le viene da rispondere con un atteggiamento garbato, ma formale, si rafforzerà quanto appena scritto. Se invece, pur restando professionale, nei limiti del possibile umanizza il rapporto è vantaggioso per entrambi. Sia per lei che per il cliente. Lei non si sentirà così isolata e vista come un computer ed il cliente si avvicinerà di più alla materia, garantendo una collaborazione più proficua ed informata. Ci sono le colleghe, parlate insieme. Il confronto a volte ci sorprende e attenua le paure. E accolga la sua emotività. Anche se non è una regola sempre valida, chi sceglie studi tecnici lo fa anche per controllare la propria parte emotiva. Ci si occupa di numeri, di ordine nelle cose. E la contabilità è tra le discipline che si occupano di contrastare il caos, di ordinare attraverso precise regole. È un modo di vivere apparentemente rassicurante che argina i conflitti e le contraddizioni dell’animo umano. Ma esistono, siamo persone. La matematica non risolve tutto. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo