L’innamoramento? Come guidare una Ferrari in curva… Seguici su Telegram e resta aggiornato Caro dottore, sono una donna di trent’anni, credo di essere una ragazza piacente e fino ad oggi nelle relazioni che ho avuto ho prevalso io. Mi spiego meglio, ho sempre avuto la sensazione di mantenere il controllo, di essere io a dare le carte. Devo contemporaneamente riconoscere che non sempre queste storie hanno suscitato in me un grande trasporto emotivo, ma questa mia condizione di forza ha favorito il mio voler continuare la storia. Oggi ho iniziato una nuova relazione, dalla quale mi sento molto coinvolta, ma la mie sensazioni di forza e controllo sono venute meno. Mi sento entusiasta ma al tempo stesso destabilizzata. Rimpiango la sensazione di sicurezza che provavo nelle storie precedenti, anche se il coinvolgimento era quello che era. Lettera firmata La prima immagine a cui mi portano le sue parole è una Ferrari attuale. Ricca di supporti tecnologici: dal controllo di trazione, alla possibilità di regolare la potenza del motore. C’è un dispositivo che interviene se una curva è presa a un velocità eccessiva, evita alla macchina di sbandare. Sono tutti dispositivi che consentono di vivere l’esperienza di guidare una Ferrari. Ma al prezzo di privarsi di quelle emozioni che si potrebbero provare avendo il coraggio di rinunciare a questi dispositivi. Serve sì coraggio, ma anche capacità di guida, altrimenti si va fuoristrada alla prima curva. Portiamo il paragone alla sua vicenda. Ma prima mi consenta una premessa. Tra le caratteristiche dell’innamoramento c’è l’affidarsi all’altro, l’accettare di dipendere e consegnare molto potere. Le cito direttamente un passaggio di Freud «L’io (il concetto di “io” è davvero articolato e complesso, ma per forzatamente sintetizzare qui una definizione, possiamo dire che per io si intende la parte cosciente della persona in questione, in questo caso Lei che mi scrive, ndr) diventa sempre meno esigente, più umile, l’oggetto (il ragazzo di cui si è innamorata, ndr), sempre più magnifico, fino a impossessarsi da ultimo dell’intero amore che l’io ha per sé». È quindi comprensibile che la persona si metta in guardia. Rischia molto ed allora il coraggio citato all’inizio, nell’esempio della macchina sportiva, qui significa coraggio alla rinuncia di una condizione di sicurezza (intesa come meccanismo di protezione contro le minacce dell’ambiente) e la “capacità”, che prima riguardava l’abilità di fare un buon controsterzo, qui si misura nella resilienza e nella capacità che abbiamo di tollerare la potenziale ferita narcisistica. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo