Dicono di non essere razzisti, ma che insomma, tutti quei nordafricani che andranno a dormire lì vicino potrebbero creare dei disagi mica da poco. Alle loro foglie, per esempio. Spaventarle, magari farle anche cadere, così poi qualcuno potrebbe rubarle. E poi, dicono, chissà quanti di questi barboni ci faranno la pipì sul nostro bel tronco pulito. A parlare questa volta sono gli alberi tutto attorno la sede della cooperativa La Casa, che questo inverno mette a disposizione un’ala del proprio edificio per i senzatetto, un posto caldo per affrontare l’emergenza freddo. «Quella dell’anno scorso delle tende a dieci chilometri dalla città, sulla Romea, vicino alla discarica – si legge in un comunicato stampa inviato dagli alberi ai giornali – ci sembrava la soluzione ideale. In fondo qui basta solo attraversare il ponte per entrare in una zona densamente abitata, non esageriamo». Qui però dobbiamo correggerli, gli alberi. Di persone ce ne saranno altre, nei dintorni dei senzatetto. Ci saranno per esempio i malati che puntualmente si recano all’adiacente centro iperbarico per le terapie. Anche loro hanno già annunciato una raccolta firme, perché pare che l’arrivo dei barboni possa mettere a repentaglio la qualità dell’ossigeno.
Poi nel resto dell’edificio che ospiterà i clochard, la gente forse non lo sa, ma ci sono dei tossicodipendenti, una piccola comunità di recupero. E allora i noti bookmakers  ravennati sono già scatenati: a fare la petizione saranno prima i negri per lamentarsi dei drogati o saranno prima i drogati per lamentarsi dei negri?

L’anno scorso, per la cronaca, una cosa successe davvero: i residenti nella zona della parrocchia del Torrione fecero una petizione in pratica contro la stessa parrocchia che aveva deciso di ospitare nel suo cortile le tende per i senzatetto. Non li volevano, anche se non erano mica razzisti. E allora le tende le avevano messe veramente sulla Romea, lontano dagli occhi dei ravennati. Con buona pace di tutti gli alberi che le circondavano.