Se il nuovo romanzo di Alessandro Robecchi risulta il migliore

Robecchi Tempi NuoviÈ forse il libro meglio riuscito della serie che vede protagonista Carlo Montessori, questo I tempi nuovi di Alessandro Robecchi, giornalista, autore televisivo, di satira, tra le penne più acute e felici di questi tempi nuovi che viviamo, e anche di quelli un po’ meno nuovi.
L’autore milanese, già autore di cinque godibilissimi romanzi, arriva ora con questo sesto a dimostrare non solo di non aver esaurito temi, suggestioni e personaggi, ma anzi di essere in grado ancora una volta di proseguire la serie senza tradirla e senza nemmeno ripeterla sterilmente.

In una Milano ancora una volta raccontata nelle sue stratificazioni sociali e i suoi incastri economici, ben al di là di grattacieli alberati e saloni del mobile, tra studi televisivi e ambienti della malavita, Robecchi mette in scena una vicenda appassionante.
Con quello sguardo politico e sociale che caratterizza tutto il lavoro di Robecchi, troviamo così i “tempi nuovi” declinati su più aspetti a cominciare da quello economico (problema da cui resta assolutamente e talvolta fastidiosamente sollevato Carlo Monterossi), di chi pur lavorando a Milano non riesce ad arrivare alla fine del mese o a realizzare un modesto sogno di poche migliaia di euro, mentre in città scorrono fiumi di denaro illecito.
Ci sono i tempi nuovi del cyberbullismo in una storia parallela, ci sono quelli in cui la tv non deve più aizzare, ma conciliare, perché prima o poi dovremo convincerci di vivere in un paese che è migliore di com’era prima delle ultime elezioni. Ci sono i tempi nuovi in cui la linea su ciò che è moralmente o meno accettabile continua a muoversi, adattarsi, piegarsi.

Intriso di ironia, di un linguaggio sempre arguto e appuntito, il romanzo ha forse meno momenti comici di quanti ne contavano i primi della serie, ma ha sicuramente profondità e una trama, al solito “gialla”, ben costruita.
Tanta attenzione per i personaggi di contorno che qui diventano coprotagonisti, sempre più profondi e meno stereotipati anche nei loro tic, dotati di una loro sempre più apprezzabile autonomia.

Carlo Monterossi più che protagonista è la voce interna narrante, spesso spettatore più che attore, anche se forse questa volta ha imparato una lezione importante. Insomma, un libro con la suspense, godibile come un un giallo di intrattenimento, con dentro pure una storia d’amore (anzi due, anzi tre) di quelle con la A maiuscola (anche se ognuna a modo suo) e uno sguardo disincantato e al solito lucidissimo su quello che stiamo diventando in presa diretta.

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