Magie con le parole Seguici su Telegram e resta aggiornato Se amate l’etimologia, la storia della lingua, la grammatica (sì, si può amare la grammatica, anche visceralmente), allora Il mago delle parole (edito da Einaudi a inizio 2025) di Giuseppe Antonelli può essere un bel passatempo e insieme una fonte di scoperte linguistiche o un ripasso di alcuni fondamentali che non fa mai male. Inventando un insegnante che entra in classe e ammalia i ragazzi con le parole, attraverso la voce narrante di un ragazzino un po’ impacciato seduto tra i banchi, Antonelli ci regala diverse lezioni sull’italiano, i cambiamenti, le regole, la storia della nostra magnifica lingua. Dentro ovviamente c’è Dante, ma ci sono anche Boccaccio e Manzoni tra i padri nobili dell’italiano di oggi, con un posto d’onore per Pellegrino Artusi. E poi naturalmente ci sono il latino, il greco, l’arabo, le altre lingue romanze. Scorrevole, piacevole, mai troppo didascalico e mai pedante, si tratta di un libro di divulgazione adatto a curiosi di varie età che conferma la vocazione del linguista e accademico Antonelli, alla divulgazione. Non a caso lo si può vedere ospite per esempio di trasmissioni come Splendida cornice, di Geppi Cucciari, e lo si può leggere su diverse testate non specialistiche. A Ravenna ha curato la mostra Dante Pop. La fortuna popolare di Dante dal Trecento a Oggi al Mar nel 2022. Quello che ritroviamo in questo “saggio narrativo” è non a caso una visione “pop” della lingua, che vive una costante contaminazione e il libro ha una sua portata in qualche modo anche politica, che nega per definizione troppi conservatorismi, che accetta un mondo in movimento di cui sa cogliere la ricchezza dalle commistioni. Non ci si illuda invece che possa esse- re un libro che parla davvero di scuola, che davvero un mago della parole possa affascinare così “facilmente” studenti adolescenti e preadolescenti e portarli ad amare etimologia e ortografia, del resto la voce narrante stessa si chiede se non sia stato tutto un sogno. Si tratta da questo punto di vista di uno stratagemma narrativo, una cornice che sa di bella favola, ma ciononostante è piacevole pensarsi sui banchi di quella classe dal maestro così speciale. E forse ci ricorda anche che è sicuramente vero che la scuola può essere il primo luogo in cui innamorarsi della nostra lingua, imparandone le regole e le eccezioni, le sfumature e i limiti, gli usi e gli abusi, senza moralismi, ma con un amore sconfinato per l’oggetto di studio in questione che, come ogni lingua, modella il nostro pensiero e il nostro modo di vedere il mondo, di percepire il tempo, la storia e di raccontarci nel presente. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: NdL - Nota del Lettore