Noise rock, che fine ha fatto la musica violenta?

Bummer Noise RockBummer – Dead Horse (Thrill Jockey, 2021)

Bummer è espressione gergale per qualcosa di deludente, una sorta di corrispettivo anglosassone di spezzabolgia – ma anche una cosa più generale, tipo “che palle”. E – scopro su Urban Dictionary – si usa anche quando si ha rapporti orali con un “senzatetto”.

Vabbè. Bummer è anche il nome di un gruppo di Kansas City, di quelli che li vedi in fotografia e capisci subito che musica fanno: tre maschi bruttissimi, uno ha un cappellino da baseball, un altro è sovrappeso. Hanno fuori un disco uscito di recente su Thrill Jockey, che nel disinteresse totale del pianeta continua a produrre un disco da isola deserta dietro l’altro.

Il disco si chiama Dead Horse, espressione gergale per un cavallo morto e – scopro su Urban Dictionary – per quando si ha rapporti sessuali con una persona priva di conoscenza. Nell’universo dei Bummer è tutto così, 50% brutale e 50% pecoreccio. E quindi insomma, il pacchetto completo del noise rock: chitarra-basso-batteria, urla brutte, niente virtuosismi, violenza totalmente gratuita e se vogliamo priva di senso. Non è roba per tutti, quindi forse non la consiglio.

C’è tutto un discorso estetico particolare che affonda nell’adolescenza di alcuni di noi, in quell’unico periodo in cui puoi scegliere di farti salvare la vita dall’arte violenta, in generale, con una scelta estetica che ti renderà almeno un po’ sgradevole per certi individui quali, d’altra parte, hanno pure il loro diritto a non essere costretti ad ascoltare roba violenta e dozzinale tipo i Bummer in uno spazio pubblico dove magari puntano a rilassarsi o conoscere ragazze e simili. O come mi disse un tale al campeggio parrocchiale del ’92, “è solo casino”.
Lui ascoltava Bruce Springsteen. A 13 anni. Ci fece sentire “The River,“ cercò di spiegarci la poesia della canzone, immaginatevi un fan di hardcore e metal costretto ad ascoltare la storia di questo con la fisarmonica che mette incinta Mary e poi perde il lavoro, non che capissi niente di inglese.

Sto divagando ma solo perché nel disco dei Bummer c’è una canzone che si intitola “Voglio dare un pugno nel cazzo a Bruce Springsteen”.  Giuro. Più di un quarto di secolo dopo questa roba continua a tornare grazie anche alla longevità del Boss e alla qualità indiscutibile della sua musica.

Per quanto riguarda il noise e i Bummer, è roba che ascoltiamo per stare bene, perché risponde a dei canoni estetici che riconosciamo come nostri, e non promette più nessun tipo di riscatto umano.
E quindi, per certi versi, possiamo goderci la brutalità dozzinale di Dead Horse senza dover stare lì a giustificarci.

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