Si può dare di meno. Sul “nuovo” disco dei Radiohead…

The Smile – A Light For Attracting Attention (XL, 2022)

Smile Thom Yorke Jonny GreenwoodSabato 21 maggio compie 25 anni uno dei dischi che mi vergogno un po’ a definire fondamentali per il mio sviluppo di ascoltatore. Potreste averne sentito parlare, si chiama OK Computer e l’ha inciso un gruppo che si chiamava Radiohead. Il gruppo ha dichiarato a più riprese di averlo inciso con il preciso intento di farsi odiare dalla critica generica e dal grande pubblico, quelli che si accalcavano ai loro concerti per ascoltare “Creep” e avevano trovato terreno fertile ai tempi di “Fake Plastic Trees” e “High And Dry”. Incidentalmente, il disco era talmente buono e perfetto per il suo tempo da venire riconosciuto come una parte fondamentale della storia del pop in un momento nel quale la band (che nei confronti del proprio opus discografico vanta da sempre un attention span più basso di quello che aveva il mio ultimo gatto nei confronti dei suoi coinquilini) era ancora felice di eseguire i pezzi dal vivo

Quando dico che mi vergogno di averlo amato così tanto non intendo dire che ora lo odio, tutt’altro, ma non ho davvero amato nessun disco dei Radiohead prima o dopo OK Computer. Gli amatissimi Kid A e Amnesiac mi sono sempre sembrati dischi in cui il punto era più che altro far finta di aver superato questa cretineria venale del rock’n’roll; tutto quel che han fatto da Hail To The Thief in poi sembrava il parto di un gruppo che invidiava segretamente certe compagini di ambient-jazz (non so, i Supersilent) e avrebbe fatto più volentieri il giro dei festivalini di contemporanea sponsorizzati dalle amministrazioni comunali, piuttosto che continuare a suonare per quarantamila persone allo stadio X.

Il punto è che non sono mai riusciti a dare una vera chiave estetica di questa incarnazione fino a che Thom Yorke e Jonny Greenwood non si sono presi il disturbo di uscire un attimo dal gruppo, assoldare Tom Skinner (dai Sons Of Kemet, batterista meraviglioso) e registrare un disco a nome The Smile, che trovate in streaming dal 13 maggio. Cosa cambia rispetto ai dischi dei Radiohead? Poco o niente. Sembrano esserci solo più voglia di suonare, meno voglia di insegnare musica, più relax, più bisogno di cazzeggiare, più scioltezza, meno arrangiamenti. Forse un briciolo di insicurezza in più rispetto ai terreni esplorati da voce e musica, forse qualche momento di sbraco rockenroll (“You Will Never Work In Television Again”) che la band non sembra potersi più permettere.

Non lo so esattamente, ma non ero così soddisfatto per un disco dei Radiohead da 25 anni.

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