La pacifica invasione di coloratissimi alieni

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Invader “mascherato” al Planetario

Interventi a Ravenna dello street artist francese Invader

Conversazione con Daniele Torcellini,curatore dell’associazione culturale Marte e docente alle accademie di belle arti di Ravenna e Genova

Un’invasione di coloratissimi alieni dai “pixel” sgranati ha toccato di recente la nostra città e ha lasciato tracce che ci uniscono idealmente a luoghi come il Brasile, gli Stati Uniti, o la Corea del Sud: l’autore è Invader, street artist francese invitato a realizzare un mosaico al Planetario di Ravenna, nell’ambito di un progetto a cura dell’Associazione Culturale Marte, realizzato grazie al sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune, di Ravenna 2019, con la collaborazione del Mar – Museo d’Arte della Città e del Planetario stesso.
Abbiamo chiesto a Daniele Torcellini, responsabile e curatore di Marte, collaboratore del Mar e docente alle accademie di Belle Arti di Ravenna e Ligustica di Belle Arti di Genova, un punto su questo progetto.

Invader – L’invasione di Ravenna è uno dei progetti innovativi che hanno arricchito la città nel corso dell’autunno. Come mai la scelta è ricaduta proprio su questo artista?
«È stato piuttosto naturale. Marte opera nel campo dell’arte contemporanea e ha nel mosaico un punto di rifermento, in una città, qual è Ravenna, che vede nel mosaico antico un punto di forza, ma talvolta un’eredità da cui appare difficile districarsi. Le opere di Invader sono mosaici – molto diversi dalla tradizione ravennate – per cui il criterio di valutazione è la qualità di un progetto artistico complessivo e non certo l’aderenza ad una specificità tecnica. Vedere a Ravenna, su una facciata esterna, un mosaico di oggi, di un artista ben riconoscibile nel panorama dell’arte contemporanea, accanto ai mosaici antichi custoditi nel chiuso dei monumenti e in dialogo con quanto di contemporaneo i progetti che vedono il mosaico protagonista stanno esprimendo in città, ci è sembrato non un, ma il cortocircuito da innescare ora. Un’idea che ha entusiasmato noi, ma anche lo stesso Invader nell’accettare il nostro invito».

Ci sono già numerosi turisti
che scattano foto dei mosaici attraverso il gioco on-line
che lo stesso Invader
ha ideato, immagini che poi confluiscono nel sito web FlashInvaders, dove accanto a Parigi, Londra, Tokyo, ora compare anche Ravenna

Si parla di street art e di mosaico: dove finisce una e dove comincia l’altro nel suo lavoro?
«Street art e mosaico sono due elementi strettamente connessi nel lavoro di Invader. A fronte dell’idea di portare nella realtà il noto videogame arcade Space Invaders, facendo uscire dallo schermo i suoi alieni invasori, le strade sono subito divenute il contesto ideale in cui dare corpo ai mostri del videogame, nell’equazione di un pixel = una tessera. Ma non solo. Il mosaico è stato scelto da Invader anche con l’intenzione di adottare un medium dalla forte impronta storica per “tradurre” il digitale e l’elettronica degli schermi video. L’interazione poi si protrae fino a chi, lungo la strada, si muove… Ci sono già numerosi turisti che scattano foto dei mosaici attraverso il gioco on-line che lo stesso Invader ha ideato, immagini che poi confluiscono nel sito web FlashInvaders, dove accanto a Parigi, Londra, Tokyo, ora compare anche Ravenna».

In città ci sono state alcune posizioni critiche su questo progetto: quali le obiezioni e quali le tue repliche?
«Pur ritenendole del tutto legittime, non condivido le critiche che sono state espresse e considero l’operazione di Invader un omaggio alla città di Ravenna. Certo, fatta eccezione per l’installazione del mosaico del Planetario (l’opera per cui lo abbiamo invitato e che è autorizzata dal Comune), l’invasione della città con gli altri mosaici di più piccole dimensioni, che Invader ha condotto autonomamente, è un’operazione, discreta e stilisticamente rilevante, che non cade nel perimetro della legalità. Ma la street art si muove per sua natura su questo binario e anche da questo trae linfa (sebbene negli ultimi anni, come naturale evoluzione, sia stata ufficializzata da numerose iniziative e il sistema dell’arte ne stia facendo tesoro: lo stesso Invader lavora con diverse gallerie). Diverso il caso del supposto problema della stabilità dei mosaici. Ho parlato di questo con Invader: i mosaici non rischiano di cadere. Quanto accaduto al mosaico di via Guidone – rimosso dai vigili del fuoco per via di alcuni frammenti ritrovati a terra – è attribuibile ad un tentativo di furto del mosaico stesso che si è risolto con la sua rottura. Un furto che personalmente considererei ai danni della collettività. Frequentemente i suoi mosaici subiscono questa sorte e non sono pochi gli appassionati che provano a portarsi a casa qualcosa. Una sorte analoga hanno subito i mosaici di piazza Garibaldi e di via di Roma, già parzialmente danneggiati».

Ravenna, l’arte contemporanea e il mosaico tra dieci anni: quale scenario vorresti come curatore? C’è ancora qualcosa che manca, o abbiamo intrapreso la giusta direzione?
«Manca una progettualità strutturata e di lungo periodo che riguardi il comparto arti visive contemporanee, molto spesso frammentato tra iniziative che si muovono come punti isolati su una mappa. Ho però l’impressione che la direzione intrapresa sia buona, tanto è cambiato negli ultimi anni, anche grazie al grande impulso della candidatura di Ravenna a Capitale Europea della Cultura che, sebbene si sia conclusa come sappiamo, ha permesso alla città di fare un importante salto in avanti. Spero che non tra dieci anni, ma molto prima, il medium mosaico possa vivere quanto sta accadendo, ad esempio, al medium del tessile. È di questi giorni un articolo uscito su The Art Newspaper in cui si dice che il tessile, partendo dal difficile rapporto con il sistema dell’arte contemporanea, è divenuto, negli ultimi anni, un medium che tutti i musei vogliono avere e intorno a cui si stanno muovendo molti interessi… Molti segnali lasciano pensare che al mosaico possa accadere qualcosa di simile in un futuro a portata di mano».

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