Le scarpe di Le Corbu

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Le Corbusier, Ravenna: Battistero degli Ortodossi, interno della cupola, acquerello e tempera ritoccata in oro, preparato alla mine de plomb, con scritta: «V secolo, Battistero degli Ortodossi / Ravenna, parte della cupola / ottobre 1907»

La visita a Ravenna del celebre architetto, tra pasti succulenti, mosaici meravigliosi e… strade dissestate (1907)

Charles-Edouard Jeanneret-Gris, detto Le Corbusier, giunge a Ravenna il 12 ottobre 1907.1 Non ben predisposto: lascia Firenze «con enorme dispiacere […] Ravenna e la Lombardia sono tutt’altra cosa».2 Ma le delizie del Leon d’Oro, in cui alloggia al prezzo di 3 franchi al giorno, gli fanno quasi subito cambiare opinione: «A Ravenna un Albergo eccezionale […]. Un oste ed un’ostessa che chiamiamo fra noi papà e mamma, un figlio, da mettere sotto vetro»3 (raccomanderà, infatti, Le Corbu a Mastro Luigi, dell’Antica Busa di Venezia4). Qualche giorno prima, in una lettera alla zia, aveva scritto del suo primo impatto con la città: «Qui dei mosaici meravigliosi, una completa tranquillità, facciamo notti di 11 ore in un albergo ultraitaliano dove siamo trattati da pascià per 3 f. al giorno con pasti succulenti alla sera: pollo, tacchino e altre meraviglie».4 Dunque, il giovane Le Corbusier ama trattarsi bene.

Da sinistra: Le Corbusier a Parigi (1910) e  in visita in Italia (1907)/ Il suo mentore Charles L’Eplattenier, insegnante all’École d’Art di La Chaux-de-Fonds

A Ravenna è colpito dai colori del paesaggio e dei mosaici, legati da una stretta affinità: «l’erba è di un verde aspro, crudo, e la terra è viola; con i cieli al tramonto, non si fa che contemplare quello che i mosaicisti, così stupidamente degradati da Taine,5 hanno evocato a Sant’Apollinare in Classe e a San Vitale».6 Inoltre, un accenno olfattivo: «Terminata la vendemmia, Ravenna puzzava o profumava, secondo i gusti, di vino nuovo».7 In questa lettera ai genitori, si accenna anche ad un incontro con un architetto parigino, accompagnato dalla moglie, «che faceva (lui) “eccellenti acquarelli” dei mosaici»,8 rivisti entrambi, poi, alla stazione di Venezia. Il grand tour non è poi così “grand”, se ci si riesce a ritrovare ad ogni tappa…In una lettera al suo mentore L’Eplattenier9 del 1 novembre, Le Corbusier ribadisce, in contrasto col “maestro” Hippolyte Taine,10 la sua ammirazione per i mosaici: «Sant’Apollinare in Classe ci ha permesso di apprezzare, pur sotto le impalcature, il meraviglioso artista, l’uomo commosso dalla natura e della quale ha rivestito l’abside. Sant’Apollinare nuovo è sfavillante, ricco San Vitale, delicato il battistero, Galla Placidia, sontuosa. Questi mosaici sono unici e abbiamo fatto bene a studiarli seriamente e a non contare troppo su quelli di San Marco».11 Per una volta, Ravenna batte la «superba»12 Venezia.
Un po’ meno bene ne escono la città e le sue strade (anche allora…): «ospizio di gente truce, dove le strade provocano l’incubo della noia».13 Su queste, Le Corbu rimarrà pure “a piedi”: le sue scarpe «che prendevano aria dal di sotto»,14 esaleranno l’ultimo respiro sulle sue «strade acciottolate».15 Ma una «bancarella»16 locale gli viene in soccorso: «per 17 f. e 25»17 acquista «delle superbe “fette di melone” gialle, come dice P[errin], che hanno fatto andare in estasi la popolazione ferrarese»18.
Senza dimenticare il gatto, che a Ravenna – ma anche a Venezia e a Firenze –, «tutte le sere», «mangiava sulle [sue] ginocchia».19

Da sinistra:Le Corbusier, Ravenna: San Vitale, Corteo di Teodora, tempera ritoccata in oro su carta con scritta:
 “S. Vitale ,Teodora e il suo seguito ,Ottobre 1907”/ Le Corbusier, Ravenna: Sant’Apollinare Nuovo, Corteo delle Vergini, tempera su carta con scritta: “A S. Apollinare Nuovo. Ravenna 1907”/ Le Corbusier, Ravenna: Sant’Apollinare in Classe, studio dell’abside, tempera su carta con scritta: “S. Apollinare Classe. Mosaico”/ Le Corbusier, Ravenna: San Vitale, capitello, matita e acquerello su carta con scritta: “VI secolo , Ravenna S. Vitale,colonne di porfido ,capitelli scolpiti e dorati”

Note

Dedicato a Camilla, nel 50° anniversario della morte del grande architetto che amava i gatti.

1. Cfr. le sei lettere di Le Corbusier ai genitori, da Firenze, dell’8 ottobre, alla zia, da Ravenna, del 15 ottobre, ai genitori, da Bologna, del 18 ottobre, [ai genitori], da Padova, del 24 ottobre, ai genitori, da Vienna, del 16 o 17 novembre e a L’Eplattenier, da Venezia, del 1 novembre, tradotte in Le Corbusier. Il viaggio in Toscana (1907), Catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Pitti, 11 aprile – 7 giugno 1987), Venezia, Cataloghi Marsilio, 1987, pp. 123-125, 126-128, 129-132 e 136-138.
2. Lettera ai genitori, da Firenze, 8 ottobre 1907, ibid., p. 125.
3. Lettera ai genitori, da Bologna, 18 ottobre 1907, ibid.
4. Cfr. la lettera ai genitori, da Vienna, del 16 o 17 novembre, ibid., p. 130: «Parlando di sugo di arrosto, [mi] rivedo in calle S. Antonio, a Venezia, da maestro Luigi, amico del Leon d’Oro di Ravenna e degno della sua amicizia. Arrivavamo dalla stazione sudati, piegati in due sotto il peso dei bagagli, e saremmo passati oltre alla famosa taverna se quel brav’uomo non fosse corso fuori sotto la pioggia a chiederci se non eravamo i due viaggiatori che dovevano scendere all’albergo dell’Antica Busa. Eravamo proprio noi, il piccolo del Leon d’Oro aveva scritto due parole al suo amico». Le Corbusier parla al plurale perché è in compagnia di Leon Perrin, fin dal suo arrivo a Firenze.
5. Lettera alla zia, da Ravenna, 15 ottobre 1907, ibid., p. 125. Il tema del «pasto succulento» è ribadito nella lettera ai genitori da Bologna del 18 ottobre, cit., ibid.
6. Hippolyte Adolphe Taine (Vouziers, 21 aprile 1828 – Parigi, 5 marzo 1893), filosofo, storico e critico letterario francese.
7. Lettera [ai genitori] da Padova, 24 ottobre 1907, in Le Corbusier. Il viaggio in Toscana (1907), cit., p. 126.
8. ibid.
9. Charles L’Eplattenier (Neuchâtel, 9 ottobre 1874 – Doubs, 7 giugno 1946), architetto, pittore, scultore e decoratore svizzero, è stato uno dei mentori di Le Corbusier all’École d’art di La Chaux-de-Fonds (Neuchâtel, Svizzera).
10. Lettera a L’Eplattenier da Venezia, 1 novembre 1907, in Le Corbusier. Il viaggio in Toscana (1907), cit., p. 136.
11. Ibid., pp. 136-137.
12. Lettera [ai genitori] da Padova, 24 ottobre 1907, cit., p. 127.
13. Lettera a L’Eplattenier da Venezia, 1 novembre 1907, cit., p. 136.
14. Lettera [ai genitori] da Padova, 24 ottobre 1907, cit., p. 126.
15. Ibid.
16. Ibid.
17. Ibid.
18. Ibid.
19. Lettera ai genitori, da Vienna, del 16 o 17 novembre, cit., p. 132.

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