Dalla platea Ancarani contesta Boldrini: «Trinariciuta». E lei: «Rispetti le donne»

All’incontro su diritti e pari opportunità il consigliere comunale di Forza Italia in prima fila non si trattiene quando la deputata di Leu ed ex presidente della Camera ricorda la sua battaglia per la declinazione al femminile di professioni e incarichi di vertice

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«Trinariciuta», ripetuto più volte con convinzione dalla prima fila della platea perché sul palco l’ex presidente della Camera non riusciva a sentire. Così Alberto Ancarani, consigliere comunale di Forza Italia a Ravenna, ha contestato Laura Boldrini sulle battute finali dell’incontro “Diritti e pari opportunità per una nuova Europa” andato in scena ieri sera, 1 settembre, alla festa nazionale dell’Unità nell’area del Pala De Andrè. La deputata di Liberi e Uguali ha prima abbozzato e poi ha replicato con un perentorio «Rispetti le donne» che ha incassato l’applauso del pubblico.

A smuovere il forzista è stata una delle questioni su cui Boldrini da tempo porta avanti una appassionata campagna di sensibilizzazione: l’utilizzo della desinenza e della declinazione al femminile per professioni e incarichi di vertice quando ricoperti da donne. «Di una donna nessuno si sogna di dire contadino donna, operaio donna o maestro donna ma diciamo contadina, operaia e maestra. Però appena si sale la scala sociale dicono che il femminile stride e che è cacofonico. E invece è giusto che si dica la giudice, l’avvocata, la presidente e la deputata. Ce lo impone la nostra lingua neolatina». Una questione lessicale che per Ancarani rappresenta un nervo scoperto – già a livello locale non ha mai nascosto la propria insofferenza nei confronti dei movimenti femministi per i quali utilizza l’epiteto malmostose – al punto da non potersi trattenere dal manifestare il proprio fastidio anche sotto al palco, fino a quel «trinariciuta» declinato provocatoriamente al femminile.

A fugare eventuali dubbi sulla piena convinzione delle proprie azioni, è arrivato anche un post di Ancarani su Facebook successivo all’episodio: «Contestare dal vivo Laura Boldrini sulle “desinenze” degli appellativi mi ha dato una soddisfazione quasi pari all’urlarle “trinariciuta” con la desinenza a lei più congeniale».

Già, trinaricuta. Per attaccare l’esponente di Leu, Ancarani è andato a pescare nel lessico di qualche anno addietro. Dicasi trinariciuto colui che ha tre narici quindi fuori dal comune, anomalo, lontano dal vivere civile: è un appellativo polemico coniato dal giornalista e scrittore Giovannino Guareschi negli anni successivi al secondo conflitto mondiale per indicare, mettendoli in ridicolo, i militanti del Pci con l’intento di stigmatizzarne la presunta estraneità al mondo civile. La terza narice sarebbe dovuta servire per disperdere i fumi dell’ideologia. Per estensione è diventato in buona sostanza un sinonimo di politico ottuso e fanatico.

«Vedo che lei si agita molto davanti a me, capisco la sua insofferenza», è stata la prima battuta dell’esponente di Leu che ha convogliato la curiosità del pubblico verso le prime sedie della sala. Poi al microfono ha proseguito: «Lei non è democratico, non mi lascia parlare». E dopo quel trinariciuta Boldrini ha rotto gli argini con voce più accesa ma senza trascendere: «Non siamo neutre, siamo donne, le donne non sono neutre, esiste il genere femminile, lo tenga a mente e rispetti le donne. Siamo donne e come tali ci dovete rispettare anche nel genere perché quello che non si dice non esiste. Io non voglio diventare un uomo perché sono al vertice: siamo il 51 percento, se qualcuno si deve adattare siete voi».

Un accenno di contestazione all’indirizzo della stessa Boldrini era cominciato anche poco prima da uno spettatore isolato in fondo alla platea. In questo caso non più di qualche commento ad alta voce che non è arrivato alle orecchie delle relatrici o della moderatrice ma a malapena a quelle dei vicini di posto. E l’intervento diplomatico del servizio di sicurezza ha allontanato il disturbatore.

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