Filetto, 14 case popolari finite dal 2017 ma il Comune non le usa per un contenzioso

In totale sono costate quasi due milioni di euro a carico di enti pubblici ma è tutto fermo per una causa al Tar tra Palazzo Merlato e la cooperativa delle famiglie che lavoravano in cantiere

Autocostruttori 154401Da due anni e mezzo i 14 appartamenti del cantiere dell’autocostruzione a Filetto sono finiti e collaudati, pronti per essere assegnati come case popolari, ma è tutto bloccato per un contenzioso tra il Comune di Ravenna e la cooperativa Mani Unite che riuniva le famiglie degli autocostruttori selezionate dalla stessa pubblica amministrazione con un bando di gara. È l’ultimo aggiornamento sulle due palazzine di via Malmesi fornito da Massimo Cameliani, assessore comunale incaricato di seguire la partita per la giunta: l’amministratore è intervenuto il 25 novembre nella riunione del consiglio territoriale di Roncalceci durante la discussione di un ordine del giorno proposto dall’opposizione (Lista per Ravenna, Forza Italia, Lega e l’indipendente Valerio Calistri).

Cameliani ha ripercorso i punti saliente della storia che iniziò nel 2007 quando il Comune selezionò le 14 famiglie che si riunirono in cooperativa. Il progetto, in sintesi, era questo: la Coop Alisei, con esperienza nel campo, avrebbe coordinato i lavori mentre le famiglie avrebbero prestato manodopera in cantiere per abbattere i costi di costruzione. A Filetto il progetto non giunse mai a conclusione, interrompendosi i lavori ad uno stato di avanzamento di circa il 50 percento nel corso del 2012.

A quel punto il Comune si inserì per finire le opere. L’importo per il completamento dei lavori è stato un totale di 1,185 milioni di euro (280mila a carico della Regione, 505mila a carico del Comune, 400mila a carico di Acer) che vanno ad aggiungersi ai 780mila euro pagati dal Comune a Banca Etica a fronte del mutuo acceso dagli auto costruttori e non restituito. Il Comune di Ravenna ha realizzato l’intervento  attraverso Acer proprio per destinare le abitazioni a edilizia pubblica. I lavori sono conclusi e gli immobili sono stati collaudati con fine lavori del 6 luglio 2017.

Il Comune, secondo quanto spiegato da Cameliani, non ha potuto ancora procedere con l’emissione del bando per assegnare gli alloggi perché gli autocostruttori non intendono sottoscrivere l’atto di trasferimento del diritto di superficie al Comune a seguito della pronuncia di decadenza della coop Mani Unite. Il Comune ha dichiarato decaduta la convenzione con la coop ma quest’ultima ha avviato una causa al Tar dell’Emilia Romagna per l’illegittimità dell’atto di decadenza dalla concessione-contratto. Lo scorso settembre il Comune ha chiesto al Tar di anticipare l’udienza di discussione del ricorso per l’esistenza di motivi che ne giustifichino la necessità.

«Sono, con quello entrante, tre inverni che le case sono terminate e sono disabitate – commenta Ulisse Babini, consigliere territoriale di Lpr –. Noi non dobbiamo solo evitare il loro ammaloramento per mancato utilizzo, ma non possiamo nemmeno accettare il rischio che questo possa avvenire, mentre il mancato utilizzo, specialmente nella stagione invernale, questo rischio lo fa diventare sempre più probabile. Le parti dovrebbero fare delle reciproche concessioni ed uscire dalla causa al Tar, consentendo così la disponibilità immediata delle case per l’abitazione».

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