Comunicazioni su Whatsapp e Telegram, uno del gruppo ha continuato a spacciare anche in ospedale durante un ricovero. A gennaio 2020 sequestrati 7 kg di cocaina e eroina
L’aspetto rilevante del gruppo è dato dall’organizzazione ben strutturata. La sostituta procuratrice Ciriello parla di «criminali avveduti». C’era chi veniva retribuito con un fisso mensile per i suoi compiti, chi è stato capace di continuare a spacciare anche nella corsia del reparto di ospedale dove si trovava ricoverato, chi andava ad acquistare le partite di droga nel nord Europa (Olanda o Belgio) per poi frazionarle e rifornire vari livelli dello spaccio sul territorio ravennate usando dei simboli sui panetti per riconoscere più in fretta i pesi. E le comunicazioni viaggiavano su Whatsapp e Telegram, canali più complessi per le intercettazioni. Del resto la coppia di coniugi italiani al vertice può vantare il coinvolgimento in numerose inchieste sul traffico di droga locale. In una erano coinvolti anche due carabinieri finiti in manette.
L’indagine è nata a marzo 2019. Alla Credem di Ravenna viene sventata una rapina perché i malviventi in azione hanno la sfortuna di trovare nella filiale di via San Gaetanino un carabiniere in borghese che stava indagando su un tentativo di truffa ai danni di un’anziana. Le due vicende, apparse in un primo momento fra loro connesse, erano in realtà del tutto slegate, ma il militare negli uffici cattura uno dei banditi. Le indagini per individuare il secondo hanno scovato la rete di spaccio.