Nanni e quel giro di contanti attorno al pellet ungherese che prometteva il 36%

Udienza 5 / Interrogato il titolare di una azienda dell’Est Europa che commercia nel combustibile in legno. Il meccanico di Faenza voleva uscire dall’investimento di 30mila euro: chiedeva 15mila euro ma cash. Per l’accusa stava racimolando il denaro per pagare il sicario della moglie. E la corte invita il pm a controllare un business così redditizio

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Claudio Nanni in aula durante il processo

Due mesi prima che Ilenia Fabbri fosse uccisa, l’ex marito Claudio Nanni cercò di uscire da un investimento finanziario e chiese 15mila euro in contanti. Secondo la procura di Ravenna è la prova che il meccanico 54enne di Faenza stesse preparando il compenso per Pierluigi Barbieri, l’amico 53enne di Cervia ma residente in Emilia, incaricato di ammazzare l’ex moglie per porre fine alle richieste economiche successive alla separazione di luglio 2020 (la proprietà della casa da 300mila euro in via Corbara e la causa di lavoro da 160mila euro per mancate retribuzioni nei dieci anni lavorati nell’officina di via Forlivese con la prima udienza il 26 febbraio 2021, mai celebrata per via dell’omicidio). Il killer reo confesso – ritenuto attendibile sulla base delle sostanziose informazioni fornite e confermate dai fatti – sostiene che gli fossero stati promessi 20mila euro e un’auto usata.

Per definire meglio i contorni della mossa di Nanni a dicembre del 2020, il pubblico ministero Angela Scorza ha chiamato a testimoniare in corte d’assise – dove è in corso il processo per il delitto della 46enne ammazzata il 6 febbraio 2021 – un socio e responsabile per l’Italia dell’azienda ungherese Green-Line Erlau Kft che commercia pellet. L’interrogatorio si è svolto il 18 novembre nella quinta udienza.

1Il 40enne Tibor Zoltan Havasi ha spiegato che l’investimento di Nanni – raccolto tramite una commerciale che già è stata interrogata – era avvenuto in due tranche nel 2020: diecimila euro in contanti versati ad agosto e altri ventimila con un bonifico a ottobre. Una partenza convinta. Probabilmente alimentata dal rendimento annuo garantito: 36 percento. Una cifra che non ha lasciato indifferente i giudici togati, il presidente Michele Leoni e Antonella Guidomei a latere: «Se il pm vuole prendere nota…». E i magistrati non alludevano a un consiglio finanziario, bensì all’eventualità di prendere in considerazione un approfondimento su un affare con rendimenti a due cifre. Del resto la vicenda dei movimenti di denaro di Nanni attorno al combustibile in legno avevano già offerto spunti di interesse per eventuali accertamenti paralleli di altra natura estranea all’omicidio. Nell’interrogatorio della commerciale nell’udienza del 10 novembre era emersa anche la poco chiara provenienza dei diecimila euro in contanti forniti da Nanni per entrare nel business.

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Pierluigi Barbieri, il sicario reo confesso: 53 anni, originario di Cervia e residente a Reggio Emilia

All’inizio di dicembre del 2020 però Nanni fa un passo indietro. Possibilità concessa dal contratto sottoscritto, nulla di strano. Particolare però la richiesta di rimborso: il meccanico vorrebbe 15mila euro in contanti e lo dice alla commerciale, una 44enne con cui l’uomo aveva avuto una relazione di pochi mesi tra 2017 e 2018. Di fronte  alle difficoltà per la restituzione cash – possibilità concessa solamente andando alla sede della Green-Line in Ungheria – il tono delle richieste di Nanni ha preso una piega tale da preoccupare i responsabile della donna: «Le scriveva cose minacciose – ha sostenuto Havasi –, come ad esempio “Se non mi fai avere i soldi a breve ti vengo a trovare a casa e ti faccio vedere io”. Ci siamo preoccupati e abbiamo preso in mano noi la situazione tenendo rapporti con Nanni solo via email per proteggere la commerciale». La donna aveva raccontato che l’azienda le aveva proposto una casa in località segreta.

Il teste ha risposto anche alle domande della difesa del presunto mandante dell’omicidio, l’avvocato Francesco Furnari. È emerso che il pagamento mensile degli interessi aveva avuto qualche ritardo: «Non più di due-tre settimane – ha confermato ancora l’imprenditore dell’Est Europa – ma avevamo spiegato al cliente che era dovuto ai problemi per il lockdown». Insomma, la linea difensiva è di un dietrofront dall’investimento per la scarsa soddisfazione come cliente. Un cliente che maneggiava soldi in contanti e allo stesso modo voleva essere pagato.

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