Le amiche ricordano: «Ilenia voleva sposare il nuovo compagno dopo la separazione»

Udienza 7 / In corte d’assise le parole delle tre testimoni di parte civile: tutte hanno sentito la 46enne manifestare la paura di essere uccisa ma nessuna ha mai assistito a litigi con il marito ora accusato di essere il mandante del delitto

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Stefano Tabanelli (seduto), il fidanzato di Ilenia Fabbri. In piedi l’avvocato Massimiliano Starni

Se non fosse stata uccisa il 6 febbraio scorso, Ilenia Fabbri si sarebbe rifatta una vita sposando il nuovo compagno Stefano Tabanelli che frequentava dalla separazione con il marito Claudio Nanni. Così si apprende dalle testimonianze rese da tre amiche della 46enne di Faenza stamani, 20 dicembre, alla settima udienza del processo che vede imputati l’ex coniuge e l’amico Pierluigi Barbieri, ritenuti mandante e sicario del delitto accaduto nell’abitazione di via Corbara, un tempo dimora coniugale e poi assegnata solo alla donna insieme alla figlia ventenne.

L’appuntamento odierno in corte d’assise – tre deposizioni che hanno richiesto meno di un’ora – è stato sufficiente per archiviare la parte riservata ai testi delle parti civili (tutti chiamati dall’avvocato Massimiliano Starni che rappresenta il padre, la sorella e il fidanzato della vittima). Nell’udienza precedente (25 novembre) si erano conclusi i testi dell’accusa e nella prossima in programma il 13 gennaio è previsto il momento clou del dibattimento con gli interrogatori dei due imputati. Barbieri è reo confesso e le sue dichiarazioni hanno agevolato le indagini. Nanni sostiene che invece avesse incaricato l’amico di andare solo a spaventare la donna (in cambio di 20mila euro e un’auto usata).

Le tre amiche ascoltate hanno ribadito gli stessi pensieri ricordati da molti altri testimoni finora ascoltati. Fabbri aveva paura del marito, temeva per la sua vita e ne aveva parlato con tutti i conoscenti più stretti e non solo. In particolare la paure della donna erano legate alle due cause in corso: quella per la separazione che le aveva dato la casa del valore di 300mila euro e quella davanti al giudice del lavoro per oltre centomila euro di presunte mancate retribuzioni per gli anni in cui lei lavorò nell’autofficina di Nanni. Le amiche hanno ricordato le parole di Fabbri: «Mio marito mi ammazzerà ma non si sporcherà le mani, manderà qualcuno a farmi fuori e lo pagherà poco».

L’avvocato Francesco Furnari, difensore di Nanni, ha rivolto a tutte le testimoni la stessa sequenza di domande: ha mai assistito a litigi fra i coniugi? Ha mai letto messaggi minacciosi del marito? Ha mai sentito telefonate aggressive? La risposta è stata sempre no da tutte le tre testimoni.

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