«Per salvare valle Mandriole serve un’altra condotta che porti più acqua dal Lamone»

Il direttore del Parco del Delta ricorda il progetto da 350mila euro già presentato e ora di nuovo in tavola. Intanto disposto lo svuotamento della palude da 250 ettari dopo i primi casi di botulismo, per evitare il ripetersi dell’epidemia 2019. A marzo è tornato in funzione dopo vent’anni il sifone che preleva acqua dal canale Carrarino ma da luglio è inutilizzabile per manutenzione

Valle Della Canna, Stato Canale Circondariale, 7.8.17Valle Mandriole è una malata convalescente tenuta sotto osservazione. Un’epidemia di botulino si sviluppò nel 2019 nella zona naturale di 250 ettari a nord di Ravenna, nota anche con il nome di valle della Canna, a nord del fiume Lamone a ridosso della statale Romea. Morirono migliaia di uccelli, anche di specie rare e protette. E proprio ieri, 9 agosto, sono iniziate le operazioni di prosciugamento della palude (ci vorranno 4-5 giorni) con l’apertura dello scarico sullo scolo Rivalone per evitare il ripetersi di una situazione simile dopo che sono stati individuati i primi casi di uccelli intossicati. È uno scenario che era stato messo in conto dalle autorità ambientali competenti e per questo da fine luglio la valle era oggetto di sopralluoghi quotidiani del personale del distaccamento pinetale della polizia locale, in modo da poter avviare lo svuotamento a fronte dei primi eventuali casi di botulismo.

«La presenza del batterio del botulino è naturale in ambienti simili e non è di per sé dannosa – spiega Massimiliano Costa, direttore del Parco del Delta del Po –, lo diventa quando sviluppa la tossina e questo avviene in particolari condizioni dell’acqua: poco ossigeno e temperature elevate». Il clima di questo periodo è chiaramente lo scenario perfetto. Lo svuotamento della valle – già avvenuto negli ultimi due anni – è stato disposto anche in previsione dell’arrivo degli uccelli acquatici in migrazione dal nord Europa.

 ANG3302La speranza era di arrivare a metà agosto senza dover rimuovere l’acqua per poter contare su un’arma in più: «Dovrebbe tornare in funzione il sifone che permette di tenere 40 cm di acqua nella valle, attingendo dal canale Carrarino che deriva dal Lamone e fornisce anche l’acquedotto. Il sifone è tornato attivo lo scorso marzo dopo un ventennio, ma da metà luglio è inutilizzabile per dei lavori di manutenzione non rinviabili».

Quanto detto finora, può bastare per mostrare la caratteristica fondamentale di valle Mandriole: la gestione idraulica è artificiale e non più secondo gli eventi naturali. I fiumi Lamone e Reno sono le fonti per le immissioni, Baiona e canale Destra Reno sono le destinazioni per i deflussi: «Ma gli ingressi e le uscite di acqua sono regolati dall’uomo. E questo vale anche per le vicine Punte Alberete e valli di Comacchio. Sono le conseguenze di decisioni prese decenni fa quando il corso dei fiumi venne definito dagli argini e vennero bonificate parti di paludi conservandone solo una porzione. Si è creato un ambiente unico completato dalla pialassa Baiona. Oggi se si lasciasse il collegamento diretto con i fiumi si riempirebbero troppo in fretta».

 ANG3145A Punte Alberete il prosciugamento viene fatto sistematicamente ogni anno. A giugno si comincia a togliere acqua, a luglio e agosto rimangono solo dei canali per la sopravvivenza dei pesci ed eseguire gli sfalci, da settembre si riprende a immettere acqua per allagarla di nuovo. «La foresta allagata non sopravviverebbe se fosse così tutto l’anno».

Ma se le estati siccitose saranno sempre più frequenti, ci sarà sempre acqua a disposizione per regolare la sopravvivenza di queste zone? «Punte Alberete è meno idroesigente. La situazione più delicata è valle Mandriole dove il livello dell’acqua potrebbe arrivare a un metro ma il sifone attuale basta per 40 cm». L’unica possibilità è una condotta idraulica aggiuntiva: «C’è un progetto per attingere altra acqua direttamente dal Lamone più a nord. È un investimento da 350mila euro circa che in passato non è stato approvato. Ora lo stiamo aggiornando. Se riuscissimo a tenere un livello di 80 cm durante l’inverno con ricambio costante di acqua, arriveremmo all’estate con tanta acqua riducendo i rischi».

Foto CER Oasi Acqua Campus Natura

L’oasi di Mandriole

Si eviterebbe lo sviluppo di tossine, ma non immaginatevi lo scenario perfetto. La questione della qualità dell’acqua non è secondaria: «Non dipende da noi. Evitiamo le prime acque dopo i periodi di siccità perché lavano i fiumi, cerchiamo di prenderla dalle code di piena, ma la qualità è peggiorata. Negli anni si sono estinte centinaia di specie: molluschi, insetti, piante. Punte Alberete, ad esempio, ogni anno a maggio era una meraviglia con la fioritura delle ninfee. Ora non ci sono più».

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