lunedì
22 Settembre 2025
Nel mirino

Le armi dei criminali. La polizia: «Spesso accanto alla droga, sono l’anti-rapina dei trafficanti»

Dalle principali indagini esce la fotografia del rapporto tra criminali e pistole nel territorio ravennate. Tre sparatorie in strada negli ultimi due anni

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Il litigio per futili motivi fra i due clienti nel night club sembrava risolto. Invece uno ha lasciato il locale, è andato a prendere una pistola, una Cz 75 Bd calibro 9×21 semiautomatica costruita in Repubblica Ceca, e quando l’altro è uscito gli ha sparato contro quattro colpi ferendolo con uno di striscio all’inguine (5 giorni di prognosi). È successo all’alba del 5 ottobre 2024 a Castel Bolognese, all’esterno del Bolero in via Emilia. È l’ultimo episodio in provincia di Ravenna in cui un’arma ha fatto fuoco in un contesto di criminalità (l’assalitore è stato arrestato poche ore dopo a casa della compagna a Solarolo e poi condannato).

Quel modello di pistola viene costruito dal 1975, ne sono stati fabbricati circa un milione di esemplari e si trova sul mercato legale dell’usato a circa 600 euro. Gli accertamenti della polizia hanno appurato che quell’arma era stata rubata nel 2021 da un’abitazione di Argenta, in provincia di Ferrara, dove era regolarmente detenuta.

«Vogliamo capire il percorso fatto in tre anni per passare dal furto di Argenta alla sparatoria di Castel Bolognese», disse il procuratore capo Daniele Barberini alla stampa. La volontà di tracciare i passaggi di mano della pistola nasce da una considerazione espressa dallo stesso magistrato: «Nei tempi recenti, troppo spesso sono spuntate armi sul nostro territorio nel corso di indagini per reati non connessi al traffico di armi. Notiamo che ne circolano sempre di più. Non mi riferisco solo ad aggressioni e tentati omicidi, come in questo caso, ma anche ai sequestri che facciamo. Capita spesso che accanto a droga o refurtiva si trovino pistole. È uno scenario preoccupante perché aumenta la pericolosità dei soggetti criminali e anche questioni di minore gravità possono poi avere conseguenze drammatiche».

Oltre al caso di quei giorni di inizio ottobre, Barberini ricordò l’episodio di maggio 2024 a Savio: una ragazza fu ferita da due dei cinque colpi sparati da un uomo (che di recente ha manifestato la volontà di patteggiare una pena di cinque anni) da un’auto che aveva accostato sul ciglio della statale Adriatica dove la giovane si prostituiva. Un agguato connesso al racket della prostituzione sulla riviera romagnola. E se andiamo a dicembre 2023 troviamo un uomo gambizzato davanti a un bar di Santerno per un debito di droga (anche il ferito fu poi arrestato perché spacciava dal letto di ospedale). In totale fanno tre sparatorie in strada con tre feriti negli ultimi due anni.

La presenza di armi sul territorio è tornata di attualità anche oggi, 22 settembre, con la notizia di un piccolo arsenale ritrovato in un terreno in Bassa Romagna: quattro fucili e un revolver.

Danilo Morelli, poliziotto di lungo corso in forza alla squadra mobile della questura, sintetizza così i canali di approvvigionamento delle armi per i criminali locali: «I furti nelle abitazioni in zona sono la via principale. Non sono fatti su commissione, il ladro entra nelle case in cerca di oggetti di valore, ma se trova una pistola la prende volentieri perché sa che c’è un mercato su cui piazzarla con facilità. E l’altra via è l’importazione clandestina di armi di epoca sovietica di cui c’è ancora grande disponibilità nell’Est Europa».

Se si sfoglia la rassegna stampa delle principali indagini svolte dalla polizia, emerge anche il tipo di rapporto tra criminali e armi: «A parte qualche caso isolato – continua Morelli –, la criminalità locale considera le armi come una sorta di “polizza assicurativa” per tutelarsi da qualche rivale piuttosto che uno strumento per imporsi con la forza. Non siamo in zone in cui si fanno affari con la riscossione del pizzo dai commercianti e serve la pistola per intimorire, così come non risultano tracce di traffici d’armi».

Insomma, la pistola fa comodo averla per proteggersi: «Possiamo dire che è una sorta di “anti rapina” che troviamo spesso accanto alla droga – riassume Claudio Cagnini, che ha diretto per otto anni la squadra mobile di Ravenna e ora è alla divisione Anticrimine –. Un esempio viene dall’operazione “Pike” del 2018 in cui sequestrammo 40 kg di eroina in un appartamento in città. La banda aveva i suoi interessi nel narcotraffico, ma sotto a un materasso trovammo quattro pistole avvolte in pezze di stoffa con relative munizioni, due risultarono rubate da poco tra Rimini e Forlì e un’altra aveva la matricola abrasa. La presenza di quattro borsoni per il trasporto della droga faceva pensare che ogni corriere si mettesse in viaggio armato per proteggersi».

Ma anche il piccolo pusher preferisce sentirsi protetto. A settembre 2024 un operaio 55enne è stato arrestato a Rossetta di Fusignano: in casa aveva solo 14 grammi di cocaina già frazionati, ma anche una pistola automatica P38 con 32 cartucce Gfl 9 Luger detenute illegalmente. Lo scorso luglio un revolver calibro 38 trovato nell’armadio di un’abitazione con 3 kg di droga.

Era diverso, invece, lo spessore della cosiddetta banda della Jaguar. L’inchiesta Black Magic del 2015 – così chiamata perché uno dei malviventi si rivolse a una chiromante per avere informazioni sul futuro dell’attività illecita – notificò l’avviso di fine indagini a ventitré persone tra 22 e 65 anni di età. Avevano un volume di affari da 400mila euro al mese trafficando nella droga, ma si erano messi in testa di imporre la loro egemonia sul territorio e si erano armati per farlo: una mitragliatrice Skorpion con munizionamento calibro 7.65 Browning, arma da guerra. «Questi sono quelli che vengono da giù, la mafia proprio, non chiacchiere», si sente in una intercettazione di qualcuno che parla di loro. In un’altra registrazione il capo banda dice che spera di non dover mai usare le armi, ma è pronto a farlo se serve. «In quel caso c’era un approccio di tipo mafioso e capimmo bene il livello di pericolosità – ricorda Cagnini –. A un certo punto il capo si era convinto che qualcuno della banda li avesse traditi, anche se in realtà non era vero. Partì una spedizione in auto da Ravenna per Vecchiazzano per dare una lezione al presunto traditore». L’intercettazione non lasciava dubbi: «Noi andiamo là e gli tiriamo due botte, se butta il sangue, butta il sangue. Sennò rimane seduto». Raffinato eufemismo per dire paralizzato. Servì l’intervento della polizia, camuffato da passaggi di perlustrazione di una volante, per salvare la pelle del forlivese senza compromettere l’inchiesta. In quella circostanza due dei punitori furono costretti a gettare in un giardino una semiautomatica Astra calibro 45 già carica. L’inchiesta portò al sequestro anche di un revolver calibro 38 con sei munizioni, clandestino perché non catalogato in Italia.

La mitragliatrice Skorpion è un’arma da guerra. Può essere impugnata con una sola mano oppure imbracciata come un moschetto utilizzandone il calciolo ribaltabile, che in posizione di riposo si ripiega sopra il castello e la canna dell’arma. «Non è un’arma di poco conto – assicura Morelli –, eppure mi è capitato di trovarla presente nelle indagini almeno 4-5 volte. È una frequenza che colpisce». Una addirittura venne trovata a ottobre 2019 nel controsoffitto dei bagni della torre del porto turistico Marinara: uno degli addetti alle pulizie, dopo aver notato che la porta del bagno sfregava contro uno dei pannelli del soffitto, la trovò avvolta in un panno con a fianco duecento proiettili.

Inatteso fu anche il ritrovamento di armi a Piangipane nel febbraio 2022. La segnalazione arrivò da un cittadino: aveva spostato un container per delle manutenzioni e sotto c’era un borsone con cinque fucili e quattro pistole, con relative munizioni. Le armi risultarono rubate tra il 2017 e il 2019 tra Forlì, Argenta e Russi. Insieme alle armi venne ritrovata anche una busta di marijuana. Nonostante gli approfondimenti investigativi, seguendo una pista legata a un’indagine di quel periodo, non si riuscì a stabilire se fossero nella disponibilità di qualche indagato e vennero riconsegnate ai legittimi proprietari che ne avevano denunciato il furto.

Le cronache nazionali, come un recente servizio del Tg1, riportano casi di armi scacciacani acquistate su Amazon e modificate per renderle offensive: «È un’operazione possibile – conferma Morelli –, ma parliamo di un intervento complesso che non si fa con un trapano in casa».

In tema di armi artigianali, il caso di cronaca più eclatante alle latitudini ravennati risale al 2012. Un 77enne sparò all’avvocato Francesco Manetti nel suo studio con un’arma fatta in casa. Il legale se la cavò e l’aggressore fu poi condannato a 12 anni e otto mesi per duplice tentato omicidio (oltre a Manetti l’anziano tentò di sparare anche ad un vigile urbano che lo stava inseguendo). L’anziano in passato aveva ucciso più volte: la prima nel ‘63, a Filo d’Argenta, la seconda nel 2001 quando sparò alla moglie e a un vicino di casa. Nel caso più recente era stato difeso da Manetti.

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