In occasione del centenario della nascita lo ha omaggiato anche il Guggheneim di New York, con una mostra di grande successo. Ravenna – che ospita una sua grande opera all’insaputa probabilmente dei più – lo ha celebrato in ritardo e in sordina con un evento a fine 2015 e poi con un concerto del Ravenna Festival 2016. Ma si può fare molto di più per ricordare Alberto Burri – tra i più grandi artisti italiani del Novecento – secondo l’associazione Insieme per Cambiare Ravenna – che alle ultime amministrative ha appoggiato come lista civica l’attuale sindaco Michele de Pascale – presieduta dall’ex assessore dell’ultima giunta Matteucci, Guido Guerrieri.
Nato a Città di Castello – ricorda in una nota l’associazione – Burri ha avuto un rapporto particolare con Ravenna nel periodo dal 1988 al 1992: nel 1988 San Vitale ospita una sua mostra curata da Claudio Spadoni; negli anni immediatamente successivi l’artista realizza il “Grande Ferro R” al Pala De Andrè e progetta l’allestimento di sue opere al piano terra del Palazzo del Gruppo Ferruzzi in via Diaz, mai però installate.
«A Città di Castello è attivissima la Fondazione Burri, con cui abbiamo ottimi rapporti e che è interessata a Ravenna come città burriana», rivela lo stesso Guerrieri che poi lancia una serie di idee concrete da poter attuare nei prossimi mesi.
«Nel 2018, trent’anni dopo, riproporre Burri a San Vitale e al Museo Nazionale; realizzare alla sala Rossa del Pala De Andre, vicino al “Grande Ferro R”, un convegno di studi sul periodo 1988-1992 e Ravenna; realizzare l’installazione in via Diaz, cosi come progettata da Burri: ci sono i pannelli e i disegni originali dell’allestimento; organizzare al Mar una mostra fotografica di Aurelio Amendola, il fotografo ufficiale che ha seguito Burri per tutta la vita».
«Tutto questo dovrebbe essere accompagnato da una campagna mirata, che potrebbe portare a Ravenna i maggiori esperti d’arte moderna da ogni parte del mondo – chiude Guerrieri -. Una serie di eventi di questo genere accrescerebbe il prestigio di Ravenna e consacrerebbe il fatto che anche Burri è un “patrimonio” della nostra città; e, aspetto non secondario, potrebbe generare nuovi importanti flussi turistici da ogni parte del mondo».