La “battaglia” della libreria per bambini: «Il problema spesso sono gli adulti»

Parla Alice Keller, autrice e tra le titolari di Momo. «Le parole dei bambini sono luci nella notte per noi adulti»

Libraie Momo

Le tre libraie di Momo (a sinistra Alice Keller)

Ha aperto in via Mazzini nel marzo del 2016 la libreria Momo, l’unica esclusivamente per bambini e ragazzi di Ravenna e – insieme alla Bubusettete di Cervia – dell’intera provincia.
Ne abbiamo parlato con una delle tre titolari, Alice Keller, anche lei stessa autrice di libri per ragazzi.

Come si riesce a portare avanti un’attività come la vostra in una città di provincia come Ravenna? Quali sono le difficoltà e quali le soddisfazioni maggiori?
«Abitiamo in una provincia fortunata, in cui biblioteca e scuole lavorano molto per diffondere la lettura e i buoni libri. La sfida del nostro lavoro, che si innesta su un territorio culturalmente vivace, è quella di accendere maggiormente l’attenzione di bambini, ragazzi e famiglie verso libri apparentemente “difficili”, meno in vista dei titoli luccicanti che ammiccano dagli scaffali dei supermercati, che però sono miniere di visioni e parole. Dobbiamo lottare contro l’idea del libro come prodotto continuamente soggetto a sconti e campagne promozionali, contro la rapidità degli acquisti online e le offerte dei siti di e-commerce apparentemente fatte su misura per il cliente. Chi ci frequenta da quasi quattro anni e ci ha dato inizialmente fiducia, ora festeggia con noi la soddisfazione di quello che è sicuramente tra i lavori più belli del mondo: lasciarsi prendere per mano da un bambino per entrare tra le pagine di un libro».

Quali sono i vostri clienti? Riuscite a fare una sorta di identikit?
«I nostri clienti sono bambini e ragazzi da 0 a 14 anni e gli adulti che stanno loro vicino. Certo, capita più spesso di incontrare nonni e genitori, soprattutto nella fascia di età delle scuole elementari e medie e vorremmo per questo incontrare sempre più ragazzi. Abbiamo però tanti “gattonatori” che vengono felici a cavalcare i nostri cavallini e scegliere i primi libri e bambini dai 9 anni in su che frequentano i nostri gruppi di lettura, confrontandosi una volta al mese sul libro letto, accompagnati dalla libraia Sara».

Qual è la difficoltà più grossa dell’avvicinare i bambini alla lettura?
«Spesso gli adulti scelgono al posto loro, o si lasciano guidare da preconcetti che loro stessi hanno sui libri. Molti adulti non sono a loro volta lettori, e questo è l’ostacolo più grande. Cerchiamo di smentire con i nostri strumenti una divisione dei libri in base al genere (non ci sono libri per maschi o per femmine!), così come i libri per bambini non devono essere necessariamente colorati (ci sono meravigliose illustrazioni che giocano con toni scuri) o non devono avere per forza parole (i bambini sanno leggere le immagini, molto meglio di tanti adulti) e possono essere a fumetti (i fumetti sono libri, nonostante spesso ci sentiamo dire: “mio figlio non legge, legge solo fumetti”) e soprattutto non ci sono solo i classici, di cui ogni adulto conserva qualche reminiscenza scolastica, ma tanti bravi autori contemporanei, così come la poesia non è quella materia lontana che qualcuno ancora associa al suo passato tra medie e liceo: ci sono poeti contemporanei per ragazzi capaci di accendere la passione per il verso anche nei più piccoli».

E quali sono i gusti dei bambini ravennati?
«Sono appassionati di libri senza parola, come i meravigliosi Libri delle stagioni di Rotraut Susanne Berner che il nostro pubblico ha accolto con successo. Amano storie di mare, i tanti libri di divulgazione meravigliosamente illustrati, sono voraci lettori di fumetti come Smile e Sorelle, ci stanno seguendo nella nostra passione per Ulf Stark, autore de Il bambino dei baci e altri piccoli romanzi da poco pubblicati per Iperborea».

Libreria Momo Vetrina

La vetrina allestita con le illustrazioni di Manuela Mapelli, di cui parliamo anche nell’intervista

State cercando di rendere la libreria un punto di ritrovo, non solo un negozio, affrontando anche tematiche più complesse, come nel caso della vetrina ricoperta da manifesti in qualche modo politici (vedi foto). Come si concilia tutto questo con il target di riferimento, ossia i bambini e le famiglie?
«Facciamo fatica a pensare la nostra libreria come un punto solamente commerciale. Per noi prima di tutto è una possibilità di veicolare pensieri, anche quando questo significa prendere posizioni nette, che possono creare dissenso o comunque non trovare l’accordo di tutti. D’altra parte crediamo che sempre di più, oggi, ci sia bisogno di fare delle scelte. Da noi si possono trovare alcuni libri e non altri, così come siamo lo specchio di alcuni pensieri e non altri. Sempre, però, veicolati attraverso l’arte e la letteratura e una speciale attenzione al mondo che vogliamo offrire ai futuri adulti. Siamo sempre grate e felici per tutte le famiglie che decidono di camminare un pezzo di strada con noi».

Allo stesso modo ti chiedo, come autrice, come affronti certi temi che vuoi veicolare ai ragazzi?
«Credo che la scrittura sia la possibilità più grande che abbiamo di metterci nei panni degli altri, portandoci dietro una parte di noi. Ogni volta che lavoro a un personaggio, questo mi chiede di immergermi in me stessa e al tempo stesso di immaginare come lui vede il mondo. Pensare di vedere il mondo dalla parte dei ragazzi è l’unica cosa che mi dà fiducia nel futuro, anche davanti agli scenari, e quindi alle trame, apparentemente più complesse, vicine a temi che lasciano noi adulti spesso senza parole, spaventati dall’idea di come raccontarli ai nostri figli. Spesso sono i miei stessi personaggi bambini a indicarmi un’apertura in una trama cupa. A chiedermi di osservare il mondo con rigore e malleabilità. Bambini e ragazzi soffrono enormemente per i nostri errori, ma le loro parole sono piccole luci nella notte, in grado di indicarci sentieri. Scrivere per ragazzi non significa cercare semplificazioni linguistiche o di trama: la scrittura è lealtà ai propri pensieri e spesso, mettersi dalla parte di un protagonista 12enne, offre coraggio in più per immergersi nelle proprie zone d’ombra, mettersi in discussione, trovare più domande che risposte».

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