Tra mosaico e 2021, la cultura oggi, a Ravenna. Parla l’assessore Elsa Signorino

Dall’inedita collaborazione con la Sicis sul mosaico alle convenzioni da rinnovare con strumenti di evidenza pubblica, dalla “grande mostra” del 2018 al Mar fino alla fondazione unica per la gestione del patrimonio

Signorino

Elsa Signorino intervistata dalla redazione di Ravennaedintorni.it

La presentazione dei primi appuntamenti della prossima edizione della biennale dedicata al mosaico (a questo link) è stata lo spunto per una chiacchierata a tutto tondo con Elsa Signorino, ex presidente della fondazione Ravenna­n­tica, già parlamentare e assessore regionale, da quasi un anno assessore alla Cultura del Comune di Ravenna. La ospitiamo per un’intervista collettiva nella nostra redazione.

Assessora, tra le novità della Biennale c’è sicuramente la partecipazione della Sicis, storica azienda ravennate che lavora nell’ambito del design e del mosaico industriale un po’ in tutto il mondo ma che a Ravenna per un motivo o per un altro non è mai stata, per così dire, valorizzata…
«Insieme al sindaco abbiamo pensato che non si può parlare di mosaico a Ravenna prescindendo da una realtà di successo come la Sicis. Siamo lieti che per la prima volta la società abbia deciso di collaborare a questo progetto con l’Ammini­stra­zione, d’altronde il primo obiettivo che ci eravamo dati per questa biennale era quello di rilanciare in tutte le sue possibili declinazioni il mosaico, come elemento costitutivo dell’identità della città».
In futuro potrebbero aprirsi le porte per una presenza dell’azienda in centro a Ravenna? Ci risulta sia in campo l’ipotesi di uno show-room all’interno dell’ex palazzo dell’Anagrafe, di proprietà comunale e abbandonato da anni…
«Non mi occupo di patrimonio. Restiamo ai fatti: ribadisco che con Sicis è partita una collaborazione sulla Biennale e speriamo in futuro di poter continuare e ampliare l’impegno comune».
La biennale è un evento su cui si è speso molto il sindaco De Pascale sin dal suo insediamento, promettendo maggiori risorse rispetto al passato e un comitato scientifico di caratura internazionale…
«Abbiamo creato un comitato di coordinamento tra i vari eventi – ognuno con una direzione artistica a sé stante – composto da personalità, associazioni e istituzioni che operano nel settore, in città e non solo, compresa l’università. Connessioni internazionali sono però garantite sia dalla presenza della stessa Sicis, sia dalla mostra del Mar (vedi sempre il link, ndr), fino al coinvolgimento del Museo Nazionale che ospiterà una mostra importante, alla collaborazione inedita con il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, per creare un legame con Argillà (la grande fiera internazionale dedicata alla ceramica della città manfreda, ndr) e fino allo storico rapporto con l’Aimc (l’associazione internazionale dei mosaicisti, ndr)».
E quale sarà l’investimento del Comune?
«Si tratta come evidente di una biennale che richiede un grande impegno, anche economico. Saran­no stanziate più risorse rispetto al passato: l’idea è quella, oltre che di utilizzare risorse proprie del Mar, e quindi comunali, di coinvolgere importanti sponsor che stanno definendo proprio in questi giorni il loro apporto».
Ci sono altri eventi particolari e novità che ci può anticipare?
«Sono interessata a quei progetti che saranno in grado di lasciare segni in città, o comunque di proseguire negli anni, come quello dell’associazione di intellettuali Dis-ordine che prevede la sistemazione del verde e un’installazione a mosaico che riproduce il labirinto della basilica di San Vitale nell’area antistante l’ingresso del carcere, per la cui realizzazione collaboreranno anche alcuni detenuti. Oppure come il progetto “Onda che esonda”, in collaborazione con l’Università, un percorso che partendo dall’onda in mosaico del nuovo Museo riconnette l’intero parco di Classe attraverso una chiamata rivolta a tutti i mosaicisti per caratterizzare quel percorso. Gli stessi atelier, infine, non solo durante la biennale garantiranno un’apertura serale ma ci hanno proposto la realizzazione corale di un mosaico  collettivo ispirato ai cerchi dell’Inferno dantesco».

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Il Mar – Museo d’arte della città di Ravenna

La biennale coinvolgerà naturalmente in prima battuta il Mar, il museo d’arte della città di Ravenna di cui tanto si è discusso in questi mesi dopo l’addio dello storico curatore Claudio Spadoni e l’assenza, nel 2017, di una grande mostra come comunemente intesa, che tornerà invece solo nel 2018. Può dirci qualcosa di più?
«La premessa necessaria che mi sento di fare è che non credo che un museo possa identificarsi in una sola vocazione. Il primo obiettivo deve essere quello della messa in valore delle collezioni; poi c’è l’attività didattica e di ricerca e a questo proposito a breve partiranno i lavori per la realizzazione dei laboratori aperti (grazie al finanziamento dell’Unione Europea da 1,5 milioni di euro che coinvolge Mar e anche il nuovo museo di Classe, ndr), luoghi di vera sperimentazione sull’innovazione tecnologica. Poi certo, il museo vive anche di eventi temporanei, che non sono mancati neppure nel 2017 va detto, basti pensare anche all’imminente mostra in collaborazione con il Ravenna Festival di Lelli e Masotti, fotografi ravennati di fama internazionale e ovviamente alla mostra della Biennale curata dal professor Panzetta. Stiamo organizzando per il 2018 altri eventi dedicati proprio ai fotografi ravennati famosi nel mondo. Il 2018, certo, sarà anche l’anno in cui tornerà la mostra di rilievo, come l’avete definita voi: ci sono alcune ipotesi in campo, durante l’estate presenteremo il progetto. Al momento (dice rispondendo alle nostre sollecitazioni, ndr) preferisco non fornire ulteriori dettagli su budget o direzioni artistiche».

La polemica tra lista civica La Pigna e Ravennantica sui bilanci della fondazione

Parlando di istituzioni e Ravennantica, è inevitabile una domanda sulla nuova Fonda­zione unica auspicata dal sindaco Michele de Pascale per gestire il patrimonio artistico-culturale ravennate, in cui possa approdare anche lo Stato.
«Intanto è bene ricordare come sia stato firmato un importantissimo accordo tra Comune, Regione e Ministero per la valorizzazione dei monumenti (accordo che riguarda tutti i servizi di ospitalità e strumentali – con particolare riferimento alla promozione, alla biglietteria e alle visite guidate – dei beni archeologici, storici e artistici di Comune, Regione e Stato, che saranno gestiti da Ravennantica, i dettagli a questo link, ndr), uno dei pochi in Italia. Sarà una sfida, perché non stiamo parlando di fare dei biglietti, ma di reinventarci una nuova generazione di servizi per l’accesso al patrimonio, con l’obiettivo di puntare a numeri più alti, perché crediamo di averne le potenzialità. Stiamo insediando ora il comitato paritetico dove siederanno insieme a due direttori generali del Ministero anche il direttore generale del Comune e il nuovo dirigente della Cultura. Il nuovo percorso prenderà il via nel novembre del 2017 e sarà un punto di partenza per una nuova gestione del nostro patrimonio. Il ridisegno delle istituzioni culturali, è un obiettivo di legislatura (in scadenza nel 2021, ndr), di cui vedrete i risultati nel corso degli anni. Una fondazione unica? Forme e modi li vedremo strada facendo, possono esserci idee anche diverse. Per ora stiamo però già lavorando sulla strada della stretta collaborazione tra le istituzioni».

Elsa Signorino

Elsa Signorino nella nostra redazione

A questo proposito, come va il rapporto con la Curia? E il tanto dibattuto, negli anni scorsi, biglietto unico?
«Con la Curia c’è un dialogo aperto che in questi mesi ha portato anche a interessanti eventi realizzati in collaborazione. Per quanto riguarda il biglietto unico io non credo sia in alcun modo risolutivo, il problema è l’integrazione tra i circuiti ma dobbiamo lasciare anche alle persone la possibilità di scegliere tra più proposte. Sono convinta che l’accordo di valorizzazione di cui abbiamo parlato prima possa essere un traino per tutti, non essendo in alcun modo esclusivo, ma aperto alla Curia e  a un’e­stensione ad altri territori».
A proposito di istituzioni culturali, ci sono novità in particolare sulla biblioteca Oriani, in difficoltà per i tagli di fondazioni e soprattutto i fondi venuti meno dalla Provincia? Come valuta la proposta del nuovo direttore Tarantino di renderla una biblioteca di ricerca?
«Una proposta interessante, vedremo. Ma voglio ricordare che i fondi della Provincia sono venuti meno a tutti. E anche il taglio del 50 percento delle fondazioni bancarie vale per tutti».
Però il Comune in fase di assestamento di bilancio ha compensato questi tagli solo per Ra­venna Festival, Classense e Ra­vennantica…
«Solo in parte minima in realtà, per alcuni. E quando si parla di compensazioni bisogna sempre considerare il punto di partenza. Le istituzioni culturali hanno una storia diversa, ci sono istituzioni che essendo più antiche hanno una spesa storica consolidata sul bilancio comunale, come giusto che sia: non rinuncerei mai ai fondi per Mar e Classense, sia chiaro. Altre più recenti non godono invece della stessa spesa storica».
Come Ravennantica?
«Come Ravennantica, certo, è l’ultima arrivata. Altre istituzioni sono garantite dal versante statale, per fortuna, come lo spettacolo dal vivo (il riferimento è a Ravenna Manifestazioni e altre realtà cittadine, ndr). Hanno tutte storie diverse, l’importante è che cessi quel regime per il quale le istituzioni operavano una separata dall’altra. Giudico di straordinaria rilevanza, per esempio, la collaborazione tra Ravenna Festival e Ravenna Teatro sullo spettacolo dell’Inferno dantesco in forma di sacra rappresentazione. Ravenna Festival è l’istituzione più prestigiosa che abbiamo a Ravenna sotto ogni punto di vista ed è importante che continui a portare avanti esperimenti e collaborazioni con una molteplicità di soggetti, anche giovani».
Ecco, arrivando alla molteplicità di soggetti attivi nel panorama culturale cittadino, arriviamo alle convenzioni culturali, in scadenza a fine anno. Verranno rinnovate? In che modo e con quali criteri?
«Sono più di 30 i soggetti convenzionati (per quasi 3 milioni di euro all’anno complessivi, di cui però quasi 2,2 solo per Ravenna Teatro e Ravenna Manifestazioni, comprensivi della gestione dei due teatri, ndr), un numero altissimo con pochi paragoni a livello nazionale. Le convenzioni sono uno strumento con alcuni vantaggi non di poco conto, in primis perché danno agli operatori culturali una garanzia di continuità per gli anni a venire. Per il loro rinnovo stiamo elaborando strumenti di evidenza pubblica aperti a tutti: ho affidato al nuovo dirigente Tarantino il compito di condurre un’istruttoria importante sui criteri da utilizzare per l’assegnazione e per il successivo monitoraggio. Una volta definiti gli strumenti di evidenza pubblica e i criteri ho intenzione di organizzare un confronto pubblico con gli operatori, prima di adottare le decisioni conseguenti, già prima della pausa estiva».
E dal punto di vista dell’impegno economico?
«Complessivamente il sindaco ha confermato un forte impegno sul versante della cultura, la cifra complessiva non verrà quindi ridimensionata. Le convenzioni non saranno però rinnovate in maniera automatica».
L’ultima domanda riguarda il 2021, con le celebrazioni dantesche. A che punto siamo?
«La nostra intenzione è che non sia per la nostra città solo un appuntamento che si esaurisca in un anno, ma in grado di lasciare segni urbanistici permanenti (il sindaco de Pascale ha annunciato in particolare una riqualificazione in piazza Caduti, ndr). Per il momento abbiamo bisogno nel corso di quest’anno di avere certezze di riferimenti sui quadri istituzionali, per questo stiamo preparando un’intesa con la Regione Emilia-Romagna che definisca impegni e responsabilità della stessa Regione con Ravenna capofila delle celebrazioni dantesche. Poi aspettiamo la legge nazionale, con i finanziamenti che sembrano fortunatamente ora in crescita rispetto al primo testo (che prevedeva 3 milioni e mezzo di euro ma complessivamente per tre anni, dal 2018 al 2021, e comprese anche le celebrazioni di Leonardo e Raffaello, ndr). Poi stiamo cercando di costruire fin da subito relazioni importanti, con il sindaco di Firenze e con le grandi istituzioni che si occupano di Dante nel mondo. A questo proposito vi rivelo che il 24 maggio prenderà avvio, a Ravenna, un convegno internazionale organizzato dall’università di Bologna, in collaborazione col Comune, con 200 fra i maggiori studiosi al mondo di Dante e una tavola rotonda con i rappresentanti della maggiori istituzioni dantesche».

Elsa Signorino e il Museo di Classe: «I tempi si sono allungati, ma il progetto è complesso»

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