«Al Rasi al massimo 140 persone ma finalmente possiamo tornare nei teatri»

Alessandro Argnani, co-direttore di Ravenna Teatro, in vista della prossima stagione. «E nel 2021 torneremo a fare assembramento con il Paradiso di Dante»

Argnani Nonni

Alessandro Argnani, con Marcella Nonni, co-direttori di Ravenna Teatro

Co-direttore di Ravenna Teatro, attore egli stesso, autore, Alessandro Argnani ci racconta qualcosa di come la compagnia storica della città, che gestisce e organizza la stagione di prosa e ricerca tra Alighieri e Rasi, stia pensando alla ripartenza dopo il lockdown.

Una prima valutazione sulle norme previste?
«Intanto, finalmente è ufficiale, sono arrivate le indicazioni e possiamo pensare di rientrare nei teatri e immaginare spettacoli al chiuso. Per noi che da persone di teatro siamo abituati ad accogliere tante persone, si tratta di norme molto impegnative. Ma se c’è una cosa che ci ha insegnato l’emergenza Covid è ad essere pazienti».

Norme molto stringenti, per esempio quante persone potrebbero entrare all’Alighieri e al Rasi?
«All’Alighieri parliamo di duecento persone invece delle ottocento che normalmente contiene e al Rasi per via dei distanziamenti non potremo superare le 140. Però intanto possiamo tornare negli uffici a lavorare e procedere al rimborso dei voucher per gli oltre duemila abbonati».

In pratica si tratta di un buono che possono impiegare nei prossimi 15 mesi. Per voi è un vantaggio perché ora non dovete tirare fuori soldi immediatamente, ma si tratta comunque di un mancato futuro incasso visto che gran parte degli abbonamenti vengono rinnovati annualmente. Quanto vi preoccupa la situazione economica?
«È vero che abbiamo uno zoccolo duro di abbonati che ci portiamo dietro da anni, insieme a quei 300 abbonamenti di under 20 che invece cambiano e si rinnovano e per noi sono ovviamente importantissimi. Il danno economico c’è ed è importante ma per fortuna le istituzioni, Governo, Regione e Amministrazione comunale hanno confermato i finanziamenti e questo ci permette di guardare al futuro. Inoltre, ci sono già molte persone che hanno deciso di non richiedere il voucher, come accade un po’ in tutta Italia, proprio per dare un proprio contributo. In questi mesi ci siamo sentiti molto protetti da tutti quelli che hanno lavorato con noi in questi anni».

Oltre agli uffici, può riprendere anche l’attività di produzione, ferma come tutto il resto. Da dove ricomincerete?
«Da una residenza artistica che vede coinvolti Ermanna (Montanari, ndr), Marco (Martinelli, ndr), Daniele Roccato e il disegnatore Stefano Ricci. Si tratta di un dialogo che è partito più di un anno fa, Marco ha scritto un poemetto. Da luglio inizieranno a ritrovarsi e poi si vedrà».

A fine giugno invece c’è il primo ritorno “in scena” con la festa voluta dall’Amministrazione per le classi terze medie e quinte elementari. Un momento simbolico molto forte, anche per voi…
«Sì, per noi questa richiesta da parte del sindaco e dell’assessora Bakkali è stata davvero un dono e la nostra intenzione è coinvolgere anche i ragazzi della non-scuola, dopo che per la prima volta in vent’anni siamo rimasti orfani dei loro debutti. Sarà un rito-poesia con i versi dell’Eresia della felicità, del Purgatorio dei poeti, ma anche con i versi di Mariangela Gualtieri scritti nella pandemia, versi scritti da Marco. Sarà un passaggio dai nostri antenati totem al contemporaneo per provare a superare questo momento, e si svolgerà in diversi louoghi, dai Giardini pubblici in città al forese, sarà quindi per noi e le guide della non-scuola un tour de force per questa foto di gruppo. Un altro momento simbolicamente molto forte sarà riportare “Rumore di acque” sul palco, dopo dieci anni, al Ravenna Festival».

Il Ravenna Festival è la prima manifestazione in città a riprendere in presenza. Voi come immaginate invece la riapertura dei teatri in autunno, ci sarà una nuova Stagione dei teatri?
«Ci sarà sicuramente, ma non faremo la campagna abbonamenti in estate. Per la prima parte dell’autunno immaginiamo un’apertura con le verticalità del territorio, una Ravenna-mondo che ha moltissimo da offrire nel teatro. Dai Fanny che sono una realtà sempre più internazionale, a Menoventi a Nanou a Eugenio Sideri che sta facendo un percorso civico molto interessante, fino a Lupinelli, Monica Francia, ErosAnteros che hanno trasformato il loro recente festival in un convegno sul teatro che ha raggiunto vette importantissime. E poi ci sono le nuove realtà come Matteo Gatta, Lorenzo Carpinelli, Iacopo Gardelli. L’idea è immaginare Ravenna come luogo del nostro peregrinare. Insieme a questo aspetto, ci sarà poi il rapporto con l’infanzia, se vogliamo l’altro ambito che ha sofferto di più da ciò che è accaduto. E così, insieme a Drammatico Vegetale pensiamo a chi si occupa di infanzia in città non solo come spettacolo, ma anche come riflessione aprendo il teatro a realtà come il Teatro del Drago e Danilo Conti, ma anche a maestri e docenti».

E però poi ci sarà anche una “vera” stagione teatrale. Potrebbe essere il gennaio 2021?
«Potrebbe essere la seconda metà dell’autunno oppure l’inizio del 2021, stavamo immaginando un 1 gennaio proprio in teatro. Di certo, come dicevo, la faremo perché non viene meno il bisogno di confrontarci con ciò che viene da fuori. Saremo estremamente responsabili per garantire a tutti la sicurezza e avremo i prossimi mesi per capire meglio come organizzarci. Durante il Ravenna Festival si capiranno sicuramente molte cose e anche a Classis, dove allestiremo due appuntamenti delle nostre “Storie di Ravenna”».

Ma se le regole dovessero restare quelle attuali, come si potrà pensare di soddisfare duemila abbonati? «Immaginiamo molte repliche, chiederemo alle compagnie di ragionare su questo, mentre siamo molto restii alle ipotesi delle doppie, cioé di due spettacoli nello stesso giorno perché rischiano di portare l’attore a una routine che è assolutamente da evitare. Dioniso non risponde a chiamata…».

Se le regole non dovessero cambiare, rischia di essere compromessa anche la chiamata pubblica per il Paradiso del progetto su Dante?
«Per il 2021 siamo fiduciosi di poter tornare a fare l’assembramento che davvero caratterizza le nostre chiamate pubbliche. Speriamo davvero che si possa tornare a una normalità perché la nostra intenzione è quella di allestire tutte e tre le cantiche. Quello che al momento stiamo cercando di capire è invece come gestire l’azione per la cerimonia dell’olio del prossimo settembre, per la quale avevamo pensato a un coinvolgimento non solo dei ragazzi della non-scuola e di tanti cittadini ravennati, ma avevamo anche già organizzato pullman di gruppi da Matera e Milano pronti a partecipare. Vedremo. Sempre legato a Dante c’era anche un progetto del Ministero degli Esteri che avrebbe dovuto portare Marco ed Ermanna in Argentina, India e Romania durante l’estate. Tutto per ora è rimandato. Ma per il 2021 davvero vogliamo incrociare le dita e sperare di poter tornare a essere tanti, come piace a noi».

Vi preoccupa l’idea che la gente possa percepire ormai il teatro come un luogo di pericolo?
«La paura più grande è quella, che non si abbia più desderio di conoscersi nella comunità, dobbiamo essere pronti. Ma la storia ci insegna che dopo ogni grande tragedia e anche dopo ogni pandemia ci si è ritrovati attorno al desiderio di ascoltare una storia insieme, e pensiamo che l’esperienza passata dagli artisti in generale possa essere utile per immaginare nuove traiettorie. Chiediamo quindi agli artisti di suggerirci opere e modi per stare insieme. Del resto, come diceva Majakovskij “Che senso ha se tu solo ti salvi?”. Dobbiamo salvarci tutti insieme e il teatro vuole provare a fare questo, salvarci tutti insieme».

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