Sostiene Cavezzali, direttore di ScrittuRa festival, scrittore e viaggiatore

In libreria con il terzo libro “Supercamper”, racconta di autori e detrattori, e della sua passione per i viaggi

Matteo

Matteo Cavezzali con il premio Nobel per la letteratura Olga Tokarczuk in occasione dell’incontro inaugurale di ScrittuRa Festival

Tre festival letterari da curare, un nuovo libro pubblicato da Laterza, un nuovo progetto in uscita a fine mese: Matteo Cavezzali pare infaticabile. Ho parlato con lui di Scrittura Festival, che continuerà fra Ravenna, Fusignano, Lugo e Bagnacavallo per tutto il mese di luglio; della sua nuova fatica letteraria, dedicata al viaggio; e delle critiche (politiche e letterarie) che hanno costellato le ultime settimane.

Partiamo da Scrittura Festival. Come sta andando?
«Molto bene, anche se è stato molto complesso organizzarla con il Covid e le norme cha cambiavano continuamente. L’anno scorso è stata un’edizione difficile. Pensavamo tutti che gli ostacoli più grossi, quest’anno, fossero sormontati, ma in realtà ci siamo trovati di nuovo con diverse complicazioni. Fino all’ultimo non si capiva se e come fare il festival. Ma dall’altra parte c’era tanta voglia di fare; più che la paura, che l’anno scorso ancora si sentiva molto, ho sentito da parte degli autori la voglia di tornare a parlare in pubblico. Mi hanno cercato in tanti perché volevano venire e partecipare. È stato un bel segno, sia per il momento storico che per il festival, che ormai è diventato un punto di riferimento culturale per la città».

Punto di riferimento, ma anche pomo della discordia. Qualche tempo fa la tua rassegna Scritture di frontiera è stata accusata dalla Lega nostrana di non essere abbastanza pluralista e di dare troppo spazio alla sinistra. Ti hanno attaccato anche per Scrittura Festival?
«Curo la programmazione di Scrittura Festival a Ravenna, di Salerno Letteratura e di un altro festival che si chiama Scrittura sulle Dolomiti, in Trentino, dove ci sono amministrazioni completamente diverse. In Trentino, ad esempio, c’è proprio la Lega al potere. Tutte le volte ci sono critiche che arrivano dalle parti politiche più diverse. E quando ti criticano in tanti, mi viene da dire, allora stai facendo la cosa giusta».

Un altro affaire importante per il mondo letterario italiano è quello che recentemente ha contrapposto Saviano e De Luca. Saviano, che ha dichiarato di essere stato estromesso da De Luca dal festival di Ravello, ha criticato la presenza del figlio del governatore Roberto De Luca, come autore, al vostro festival di Salerno.
«Salerno è il più grande festival letterario del Sud. 160 eventi con 190 ospiti. Tra questi ce ne sono stati alcuni che non sono piaciuti a De Luca che ci ha attaccato; e pochi giorni dopo è seguita la critica anche dall’altra parte. Abbiamo deciso di non rispondere perché chi fa polemica usa spesso gli eventi culturali come pretesto più che guardare all’effettivo contenuto della programmazione; e credo che la nostra parli da sé. C’erano premi Nobel, premi Pulitzer; è giusto e legittimo che ognuno critichi ciò che non gli va bene. Ma le mie scelte sono sempre state libere e non condizionate da nessuno, e forse proprio queste polemiche bipartisan lo dimostrano».

Cavezzali SupercamperParliamo del tuo nuovo libro, Supercamper, edito da Laterza. Parli del viaggio, un’esperienza che tutti noi, per molti mesi, abbiamo dovuto accantonare. Come nasce questo libro?
«Esatto. Il libro voleva essere appunto un inno alla ripartenza: ritornare a viaggiare, e magari provarci in modo diverso da prima, cercando di cambiarne un po’ le modalità. Eravamo abituati a un turismo di massa, molto veloce, che toccava sempre e solo i punti più marcati dalle guide; questo libro è un invito a scoprire luoghi meno conosciuti, a viaggiare in una maniera più lenta, tipica appunto di un mezzo come quello del camper, o della bicicletta, o del treno. È una sorta di guida che invece di aiutare a orientarsi, aiuta a perdersi».

L’hai scritto durante la pandemia o era un progetto già in cantiere prima del lockdown?
«Era un progetto che pensavo da tempo. Ho sempre viaggiato moltissimo e durante la pandemia, quando mi sono trovato obbligato a rimanere confinato in casa, ho capito ancora meglio perché mi piacesse così tanto. Così ho provato a mettere in un libro la bellezza del viaggio, riprendendo tanti altri libri, altri luoghi, altre persone e storie che mi hanno aiutato a “fuggire” in questi mesi».

Viaggi ancora in camper?
«Ultimamente mi piace molto viaggiare in tenda. Il camper a un certo punto si è rotto, come racconto nel libro. Il mezzo di cui parlo nel libro è quello su cui viaggiavo da bambino: un furgone Volkswagen scassato che mio babbo aveva risistemato, secondo lui, come camper. Quel “Super” che usavamo per chiamarlo era ironico, perché in realtà era un catorcio: ma mi ha insegnato un approccio diverso al viaggio, un viaggiare improvvisando. Esseri “turisti per caso”, lasciarsi condurre da lui. Perché a volte era il camper a dettare legge: su alcune strade non riusciva a passare, certe salite non riusciva a farle; e noi dovevamo adattarci, aprirci alla casualità, conoscendo altre persone e luoghi che, diversamente, non avremmo mai conosciuto».

Qualche anticipazione su prossimi progetti?
«A fine luglio uscirà il mio primo podcast, A morte il tiranno, prodotto da Storie Libere in collaborazione con Apple Podcasts, che poi sarà disponibile su tutte le piattaforme, Spotify e via dicendo».

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