Cosa ha suicidato il folgorante poeta della Russia rivoluzionaria?

Il dramma “Il defunto odiava i pettegolezzi” della compagnia faentina Menoventi debutta il 14 luglio al teatro Alighieri per risolvere il mistero della morte di Majakowskij

1. Menoventi Gruppo

La compagnia faentina Menoventi

Inverno 1917. A San Pietroburgo soffia la rivoluzione. Aleksandr Blok, un poeta “borghese” e simbolista, tra i più grandi del Novecento russo ma ormai isolato dall’intelligentcija, è avvolto nel suo mantello per il gran gelo, davanti al Palazzo d’Inverno. Majakovskij passa per caso, lo riconosce, gli chiede cosa ne pensa di quella rivoluzione che sta cambiando la Russia. Blok risponde un timido «bene», racconterà poi lo stesso Majakovskij, «rammaricandosi solo che gli avessero bruciata la biblioteca in campagna».

Qualche mese prima di morire, nel febbraio del ’21, Blok tiene un discorso per l’84° anniversario della morte di Puškin. «Pace e libertà sono necessarie al poeta», dice, «perchè egli possa disciogliere l’armonia. Ma ti tolgono anche la pace, anche la libertà: non la libertà dei bambini o dei liberali, ma quella creativa, la libertà segreta. E il poeta muore, perchè l’aria si fa irrespirabile; la vita ha perduto senso».

Non so se Majakovskij abbia mai letto questo discorso; così come non sapremo mai se, il 14 aprile 1930, poco prima che il più grande poeta della rivoluzione si uccidesse con un colpo di pistola, l’immagine di quel Blok intirizzito non sia per caso tornata a visitarlo come una specie di presagio. Strano destino di questa generazione che, come ebbe a scrivere Jakobson, «ha dissipato i suoi poeti»! Così, la morte di Vladìmir Majakovskij rimane a tutt’oggi il più appassionante cold case della letteratura russa. Le ragioni del gesto non vennero mai chiarite.
Pressioni politiche? Isolamento intellettuale? Delusioni amorose e letterarie? O, come scriveva Blok, “mancanza d’aria”?

2. Menoventi Battiston

L’attrice Consuelo Battiston

Serena Vitale, tra le più importanti slaviste italiane, ha dedicato a questo mistero un libro di grande successo, pubblicato nel 2015 da Adelphi e intitolato Il defunto odiava i pettegolezzi – icastica frase tratta dalla lettera d’addio del poeta.

É ispirandosi al complesso lavoro d’indagine della Vitale che i Menoventi traspongono sulla scena questa misteriosa fine; e lo fanno in un’opera peculiarissima, che gioca con gli stilemi del noir e del giallo, rincorrendo ipotesi, prospettive e testimonianze in un intricato gioco di specchi.

La produzione dei faentini ha avuto una storia travagliata, complice la pandemia, e ha attraversato due tappe intermedie prima di raggiungere la sua forma finale, che debutta il  14 luglio (ore 21.30) al teatro Alighieri, nell’ambito del Ravenna Festival .

La prima tappa risale al 2019 e s’intitolava L’incidente è chiuso: in forma ridotta, si concentrava sulla figura di Nora, la testimone chiave del suicidio di Majakovskij. La seconda, Buona permanenza al mondo, debuttò per lo scorso Ravenna Festival, ed era arricchita da video che ricostruivano la scena del delitto come in Cluedo. Oggi, finalmente, Il defunto odiava i pettegolezzi raggiunge la sua forma finale.
Diretta da Gianni Farina, la squadra è rimasta quella dell’anno scorso: Consuelo Battiston, Tamara Balducci, Leonardo Bianconi, Federica Garavaglia e Mauro Milone.

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