Tra storia e cronaca, “zingari” e Villaggio Anic: tutta la magia del teatro Seguici su Telegram e resta aggiornato Tre eccellenti artisti del territorio – Dadina, Giampaoli, Reviati – nello spettacolo che ha aperto la stagione ravennate al Socjale di Piangipane Un momento dello spettacolo con Luigi Dadina e Francesco Giampaoli (foto di Nias Zavatta) Uno spettacolo fatto di sovrapposizioni e intrecci di linguaggi, registri e trame che giocano su piani diversi, tra storia e cronaca, tra passato prossimo e remoto, tra un luogo circostritto e il mondo che arriva fino al Gange. Si tratta di quello in scena al Socjale di Piangipane, Mille anni o giù di lì, che vede insieme l’attore e autore delle Albe Luigi Dadina, il musicista Francesco Giampaoli e il disegnatore Davide Reviati; spettacolo che unisce tre talenti, o come si suol dire, tre eccellenze del nostro territorio intorno a un punto in comune: il villaggio Anic, luogo simbolico e insieme reale e tangibile. È il “villaggio” che abbiamo tutti imparato a conoscere nelle graphic novel di Davide Reviati, i pluripremiati capolavori pubblicati con Coconino Morti di sonno e Sputa tre volte. Ritroviamo qui infatti il tema di una generazione perduta per droga, della fabbrica, del grande cane a sei zampe, ma anche del confine della città e quella “casa degli zingari” che diventa una porta per esplorare i temi della persecuzione, del pregiudizio, del razzismo cieco verso una popolazione nomade che per secoli si è tentato di ingabbiare, di rinchiudere. Rinchiuso è invece il protagonista, voce narrante, Luigi Dadina, in splendida forma scenica, che pur restando seduto per tutto lo spettacolo, immobile quasi dietro un tavolo, ci racconta di mondi vicini e lontani, modula la voce, si ripete e sembra talvolta prenderci in giro, talvolta chiederci commiserazione, talvolta, forse, solo un po’ di compagnia. A dialogare con lui la magnifica voce registrata di Elena Bucci, onirica e toccante. Fuori dalla finestra Dadina osserva un mondo che cambia, tratteggia ritratti, amori, liti di condominio e ci racconta da dentro un fatto di cronaca di qualche anno fa: l’abbattimento di diversi alberi al Villaggio, una vicenda per cui Reviati, che tutt’ora abita lì, si spese in prima persona. La A che vede sui tronchi non è dunque quella dell’anarchia, ma dello spietato abbattimento. A fargli da contraltare, sottolineare e drammatizzare le sue giornate, scandite da un calendario – siamo ad agosto del 2022 e fa un caldo terribile – c’è la musica di Giampaoli, che dà le spalle al pubblico mentre suoni cupi e a tratti quasi ossessivi ci accompagnano nelle immagini di Reviati che si fanno tridimensionali e acquisiscono profondità. Una magia del teatro, un’illusione ottica, quella finzione che ci sfida a capire qualcosa in più della vita e di noi stessi e che tanto ci è mancata in questa lunga assenza dello spettacolo dal vivo. Dopo aver debuttato il 28 settembre lo spettacolo Mille anni o giù di lì, va in scena al Teatro Socjale di Piangipane fino a sabato 9 ottobre alle 20.30, con ultima replica domenica 10 ottobre alle 15.30. A seguire, domenica pomeriggio, il saggista e giornalista Goffredo Fofi sarà in dialogo con l’illustratore Davide Reviati sul tema “Papusza, poetessa nomade. Immagini e poesia”, dedicato a Bronislawa Wajs, detta Papusza (Bambola), poetessa di etnia rom. Total0 0 0 0 Forse può interessarti... Dentro e fuori il Villaggio Anic, il teatro di ricerca riparte dal Socjale In diretta sul web dal Teatro Socjale, l'ultimo episodio dei Trebbi Romagnoli Con ErosAntEros va in scena il limite etico e disumano dei Confini Seguici su Telegram e resta aggiornato