Quando la street art diventa mosaico, per ridimensionare l’effimero

Musivaria e gli effetti di un riuscito connubio creativo, in mostra fino al 13 novembre allo spazio Bonobolabo di Ravenna

Musivaria Mosaici Alfano

Musivaria, ritratti di donna da Roberto Alfano

Che succede quando il mosaico con la sua nobile tradizione, antichità e lentezza esecutiva, incontra la street art, ovvero un linguaggio contemporaneo, veloce e per sua natura del tutto effimero? Gli strani effetti di questo riuscito connubio – paragonabile come idea al paradosso di Achille e la tartaruga – sono visibili nella mostra “Traduzioni urbane” a cura di Marco Miccoli, organizzata presso lo spazio Bonobolabo Temporary Art Gallery, in via degli Ariani a Ravenna.

I mosaici esposti – tratti da opere di artisti italiani ed europei legati al mondo dell’arte urbana – sono stati eseguiti da due mosaiciste friulane di talento, Donatella Garabello e Silvia Angeletti, titolare e responsabile dello studio Musivaria, che hanno operato su disegni e progetti di street artist italiani e del mondo come 2501, Alberonero, Alfano, Alice, Andreco, Bartocci, Ciredz, Kerotoo, Seikon, Snik, Styleone e Martin Whatson.

È il caso di affermare che finalmente la Biennale di Ravenna ha rivolto l’attenzione all’opera di un laboratorio artistico che ha base a Udine, legato quindi alla scuola di Spilimbergo, tradizionalmente vissuta come la più fortunata fra le antagoniste della tradizione musiva ravennate. In passato, lo studio friulano (fondato nel 1999) ha lavorato qualche anno per conto terzi con la società ravennate Sicis e recentemente ha intrapreso questo progetto, poi sviluppato anche in collaborazione con Bonobolabo.
Garabello e Angeletti hanno così dato avvio a una nuova strada per il rilancio del mosaico di traduzione, ricercando un progetto inedito, sperimentale, che fosse affine ai linguaggi più contemporanei come la street art. Un linguaggio condiviso per leggerezza, colore, sperimentazione e per l’abitudine a interagire in contesti sociali e pubblici.

Presi i contatti con Londra e alcuni protagonisti della street art internazionale, Musivaria ha intrapreso le prime collaborazioni definendo nel corso del tempo un metodo di work in progress con caratteristiche che sono state poi mantenute nel lavoro più maturo. Il modo di operare ormai consolidato si basa sulla relazione continua fra autori e traduttrici, coinvolti in un dialogo alla pari che permette di confrontarsi e rispettare nella traduzione il valore e le caratteristiche della poetica degli originali. Nel processo di lavoro infatti, i contatti rimangono attivi, le varie fasi di traduzione vengono costantemente monitorate dagli autori degli originali che possono chiedere modifiche in corso d’opera. Esiste quindi una sorta di affidamento fiduciaro fra le due parti che viene conquistato grazie agli esiti – sorprendenti, a detta degli stessi autori degli originali – e a un adattamento della tecnica musiva a ogni singolo autore, in modo da evitare ogni tipo di omologazione e ottenere il maggior rispetto possibile dell’originale. Nel tempo, le sperimentazioni si sono modificate in un processo di lavoro consolidato che evidenzia i tratti condivisibili fra autori e mosaiciste: la seduzione degli aspetti sperimentali del lavoro, l’abitudine da parte degli street artisti al lavoro in partnership e al passaggio da un linguaggio all’altro, dalle bombolette alla performance, dal fumetto alla grafica o al video.

La domanda centrale del progetto è quindi una: perchè artisti giovani e abituati a un’arte effimera, veloce, mutevole, hanno sentito la necessità di vedere tradotti i propri lavori a mosaico? Una risposta possibile deve considerare come questa tecnica antica, fortemente storicizzata, rimanga comunque considerata un linguaggio di nicchia; e questo nonostante i successi e la forte presenza del mosaico nel mondo contemporaneo. Utilizzato nel’Art Nouveau e poi dai grandi muralisti messicani, tornato in auge grazie agli artisti italiani degli anni ’30 e ’80 del Novecento, rilanciato brillantemente negli ultimi 20 anni, al di fuori dei grandi centri di creazione come Ravenna o Spilimbergo il mosaico viene ancora percepito come opera elitaria e linguaggio marginale.
Da qui il tentativo riuscito della collaborazione fra Musivaria e Bonobolabo di modificare questa percezione aprendo a un mercato giovane e sperimentale che condivide in questo modo le caratteristiche dell’arte urbana. Oltre a questo, il progetto risponde anche al bisogno dei giovani street artisti di ottenere una maggiore permanenza del proprio lavoro, una maggiore aura valoriale: la permanenza e nobiltà che il mosaico riesce a garantire sono i dispositivi che ridimensionano l’effimero dei linguaggi dell’arte urbana, rispondendo al legittimo desiderio dei giovani di lasciare un forte segno autonomo sul proprio tempo.

“Traduzioni urbane”, fino al 13 novembre – Ravenna, Bonobolabo Temporary Gallery, via degli Ariani 16A Orari: giovedì 10-13, venerdì, sabato e domenica 10-13 e 15:30 -18:30.

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