Un altro riuscito adattamento contemporaneo di Dante e della sua opera

Alla biblioteca Oriani tra street art, illustrazione e fumetto. Con tanto di realtà aumentata

Dante Plus Realtà Amentata (1)Cellulare alla mano, occorre non saltare la visita dell’esposizione al chiostro e ai giardini di piazza San Francesco a Ravenna dove è stata allestita l’ottava edizione di Dante Plus (sempre a cura di Marco Miccoli). In mostra sono le opere di 44 fra artiste e artisti che anche quest’anno hanno affrontato il tema di Dante e della sua opera.

Grazie alla realtà aumentata e a una app scaricabile sul telefono, numerosi lavori acquistano movimento, si modicano, creano nuove storie che assecondano un modo di fruire in grado di coinvolgere i più giovani, anche se la mostra risulta appetibile anche senza telefoni in mano.

Di Stikki Peaches – l’autore che ha realizzato la copertina del catalogo raffigurante il ritratto presunto di Dante – si sa solo che è uno street artist canadese con base a Montreal e che è figlio di emigrati italiani: il suo stile semplice, immediato e facilmente riconoscibile, utilizza fotografie e immagini di volti, busti di vere e proprie icone dell’immaginario planetario, provenienti dai mondi della musica, dell’arte, del cinema ma anche dalla storia. Realizzate su muro o su tele di grandi dimensioni, le immagini hanno in comune l’essere subito e ampiamente riconoscibili e il fatto di presentare la stessa modalità di interventi, ovvero fitta rete di scritte, disegni, graffiti che coprono quasi come tatuaggi la superficie della figura. Disegni e scritte risultano in parte scelte in modo mirato: per Dante si riconoscono i versi della Commedia, il titolo della Vita Nuova, il giglio fiorentino, alcuni simboli impiegati dal poeta, il nome di Beatrice. In parte, provengono invece dalla strada e sono disegni di bambini, biglietti postali, adesivi che trasformano in puro arabesco tutta la supercie del lavoro.

Un’altra presenza di rilievo in mostra è quella di Giulio Alvigini, artista non ancora trentenne di Tortona che opera fra Torino, Milano e Genova. Giunto sulla scena artistica una decina di anni fa, ha deciso di prenderne possesso con un cannibalismo intelligente, facendo della costruzione della sua carriera e dell’analisi dei meccanismi che regolano scena artistica, mercato e pubblico, le vene aurifere del proprio lavoro. In sintesi, superata l’opzione decadente del fare della propria vita un’opera d’arte, Alvigini utilizza competenze da esperto analista della comunicazione per trasformare in arte le strategie messe in campo da artiste/i per emergere e sfondare il tetto di cristallo del mondo artistico. In questo modo di procedere, in cui è chiaro un riferimento ad alcune teorie sul mondo dell’arte formulate a suo tempo da Duchamp, il divertimento risulta assicurato. L’ironia dirompente che tocca talvolta il sarcasmo può essere compresa anche da un pubblico meno esperto: succede nella tavola in cui Dante prende le sembianze della “somma performer” Marina Abramovic o nella Rosa dei Beatovich, dove si deduce l’ispirazione ad una delle sue più famose performance. Altre immagini di Alvigini si rendono meno duttili alla comprensione ma con un piccolo sforzo è chiara la critica al mondo artistico nella figura luciferina a tre facce –dove è presente il critico d’arte Achille Bonito Oliva – o nell’incontro di Dante con le tre fiere, Artissima, Miart e Artefiera, ovvero gli appuntamenti annuali più importanti del mercato d’arte italiano. Nonostante la selettività dei destinatari di queste opere, Alvigini coglie nel segno anche quando crocefigge la mania di numerosi critici – e non parliamo solo del mondo dell’arte – per l’utilizzo di citazioni continue da testi di grandi intellettuali: nella tavola delle Malebolgie si comprende dalla scala di grandezza dei nomi citati – dove spiccano Deleuze, Baudrillard, Debord a Foucault – le attuali tendenze di riferimento. Comunque, consigliamo la visione extra mostra della pagina make italian art great again di Alvigini a cui avremmo sicuramente assegnato le sorti dell’attuale e pessimo profilo Instagram (venereitalia23) realizzato dall’attuale Ministero del Turismo per rilanciare l’immagine del nostro paese.

In mostra sono autori e autrici diversi – fra cui citiamo al volo Simone Angelini, Lucio Barbuio, Alessandra Carboni, Chiara Dattola, Marco de Masi, Maicol e Mirco, Yoshi Mari, Daniele Panebarco, Margherita Paoletti, TommyGun – che appartengono a varie generazioni, tutte coinvolte in un riuscito adattamento contemporaneo di Dante e della sua opera.

Fra i più giovani è Daniele Pierantozzi, un illustratore marchigiano che lavora soprattutto in digitale. Le immagini suscitate della Commedia che hanno fatto da stimolo per una moltitudine di artisti attraverso i secoli rinnovano la loro magia: Pierantozzi possiede un talento ispirato ai fumetti e ibridato con Bosch che restituisce nel respiro delle sue costellazioni minimali di corpi, particolari e dettagli. I mondi completamente surreali creati dall’artista e su cui spendere un tempo lento di immersione stupita scoprono continue citazioni dalla storia dell’arte e dall’archeologia.

Una performance il 15 agosto

IMG 6318 (1)Oltre alle tavole del chiostro, nel giardino sono installate alcune opere tridimensionali fra cui spicca l’allestimento di Fabio Pignatta, un artista del territorio ravennate che riutilizza oggetti di scarto rianimandoli in nuovi assemblaggi creativi. Il suo Carillon alchemico, un’installazione a più piani che verrà animata da una performance il 15 agosto alle ore 21.30, si ispira alla presenza del linguaggio e simboli alchemici rintracciabili all’interno della Commedia. Nigredo, Albedo, Rubedo sono i tre stadi dell’elevazione che trapassano fra inferno, purgatorio e paradiso, proponendosi al pubblico come un percorso di immedesimazione nel tragitto di elevazione spirituale immaginato dal sommo poeta.

“Dante Plus”, fino a fine settembre alla biblioteca Oriani di Ravenna, ingresso libero.
Orari (fino al 20 agosto): lun-mar-mer-gio 10-13, ven-sab 10-13, 16-19 e 21-23; dom 10-13.
Il 14 e 15 agosto ore 10-13, 16-19 e 21-23.

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