Progettone, Industriali ancora contro Ap ma il vicesindaco prova a fare il pompiere

Il direttore di Confindustria appoggia l’attacco del presidente sul tema
espropri mentre Mingozzi chiede a Ottolenghi di ritirare le dimissioni  

La guerra tra Autorità Portuale e Confindustria a Ravenna, sul tema Progettone, vede nuove forze in campo alle spalle dei duellanti di prima fila, i rispettivi presidenti Galliano Di Marco e Guido Ottolenghi: il direttore degli Industriali ravennati, Antonio Chimenti, schiera compatta l’associazione in linea con il leader mentre il vicesindaco di Ravenna, Giannantonio Mingozzi, indossa il tricolore e parlando anche a nome del primo cittadino prova a mediare invitando il petroliere a ritirare le dimissioni dal comitato portuale. Nella mattinata odierna, 10 febbraio, a distanza di appena venti minuti uno dall’altro, nelle redazioni delle testate locali i comunicati (in versione integrale ai link in fondo alla pagina) con le prese di posizione a seguito dello scontro nel weekend, in scena a sua volta a colpi di comunicati (vedi tra i correlati), arrivato allo strascico del lunedì con le dimissioni di Ottolenghi.

Necessaria parentesi per orientarsi in questa guerra fra poteri forti attorno a una partita da un paio di centinaia di milioni di euro pubblici. Sì, un mucchio di soldi. Nessuno, tra istituzioni e operatori, dubita sulla necessità di approfondire i fondali del Candiano. Le divergenze arrivano sulla destinazione dei fanghi scavati: dove mettere i 4,6 milioni di metri cubi di materiale? Ap vuole spanderli su 224 ettari di terreno da espropriare a 43 soggetti privati (tra cui Cmc con 56 ettari e Sapir con 38) realizzando su buona parte di questi tra la Classicana e Porto Fuori una piattaforma logistica. E sulla piattaforma si consuma lo scontro: perché Ap vuole fare capannoni?, chiedono gli Industriali. La spiegazione che forniscono da via Antico Squero vorrebbe che «Autorità portuale metta gli operatori in condizione di operare, realizzando le infrastrutture della piattaforma logistica e, successivamente, facendo gare concorrenziali per avere aree attrezzate».

Oggi apre le danze Confindustria: «La nota stampa diffusa sabato 7 febbraio è tutt’altro che l’opinione personale di un sia pur più che autorevole imprenditore portuale: è viceversa l’unanime e meditata espressione del gruppo dirigente di un’associazione, fortemente preoccupata dall’abnorme dilatarsi dei tempi di realizzazione di un progetto vitale non solo per il porto di Ravenna, ma per l’intera economia romagnola», precisa Chimenti. «La nota è uscita a firma Confindustria Romagna dopo essere stata condivisa con i presidenti di Unindustria Rimini, Paolo Maggioli, e di Unindustria Forlì-Cesena, Vincenzo Colonna. Ben si può quindi affermare che la nota in questione è il risultato della condivisione dell’intero gruppo dirigente del sistema confindustriale romagnolo dell’urgente necessità che si apra una rinnovata riflessione sulla possibilità di realizzazione del progetto, senza ricorrere allo strumento estremo dell’esproprio». Chimenti poi chiede chiarimenti sulle cifre: «Una volta per tutte gradiremo conoscere l’esatto importo del progetto, visto che emergono sempre cifre diverse». E proprio sull’ammontare dell’investimento (circa 220 milioni di euro) emergono altre perplessità degli Industriali: «Riteniamo utile precisare che, a parte i 60 milioni del Cipe e dunque statali, le restanti risorse sono corrisposte dall’Autorità Portuale e dalla Banca europea degli investimenti tramite un mutuo di 20 anni, e dovranno poi essere restituite dalla stessa Ap attraverso le tasse portuali pagate dagli operatori. Si può quindi affermare che il Progettone è finanziato in gran parte dai soggetti privati, che hanno quindi il diritto di esprimere la propria opinione liberamente e di venire ascoltati, anche alla luce del timore di un aumento delle tasse portuali per far fronte alle rate del mutuo».

Il vicesindaco Mingozzi prova a fare il pompiere e invita Ottolenghi a ritirare le dimissioni dal comitato portuale dove rappresenta i terminalisti. E lo fa rivolgendosi a lui con una lettera aperta: «Né io né il sindaco vogliamo pensare ad un comitato portuale che non veda la tua presenza e la tua fattiva collaborazione, sia come esponente di rilievo della nostra imprenditoria sia per la passione e competenza che hai sempre dimostrato. Ciò senza nulla togliere alle opinioni e alle diversità di vedute nel merito delle quali ogni ulteriore chiarimento è sempre utile. Ma proprio per questo la sede più indicata e opportuna è proprio il comitato e per questo mi auguro un ripensamento utile all’insieme del mondo produttivo».

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