«La difficile situazione di mercato contraddistinto da bassi volumi e bassi prezzi e il ritardo nella ripresa del settore dei materiali da costruzione hanno determinato una situazione ormai non più sostenibile». È questa la motivazione fornita dalla multinazionale Lafarge-Holcim per spiegare la chiusura dello stabilimento della controllata Micron-Mineral a Ravenna, un centro di macinazionenel settore del cemento. Nella mattinata odierna, 17 febbraio, erano stati i sindacati a rendere nota la decisione presa dalla direzione e comunicata nel corso di una riunione avvenuta un paio di giorni fa. Perderanno il posto di lavoro 21 persone.
«Dopo vari tentativi di razionalizzazione e ristrutturazione occorsi negli ultimi due anni – prosegue la nota della Holcim – Micron-Minera chiuderà l’impianto di Ravenna. La decisione di chiudere nasce dopo un’attenta analisi dell’attuale e futuro mercato italiano. Il mercato italiano è caratterizzato da una depressione di lungo periodo e da una ripresa economica molto lenta che ci obbliga ad adattare la nostra capacità produttiva in funzione dei reali bisogni del mercato».
L’amministratore Delegato, Lucio Greco, sottolinea: «È stata una scelta difficile ma purtroppo inevitabile. Ci dispiace soprattutto per i colleghi che perderanno il posto di lavoro. Vogliamo mantenere la nostra presenza industriale in Italia nel lungo periodo con un network di impianti performanti e competitivi».
Sulla vicenda arriva il commento di Giovanni Paglia, deputato ravennate di Sinistra italiana, e di Igor Taruffi, capogruppo di Sel in Emilia Romagna: «Governo e Regione non possono limitarsi a fare da spettatori dei diktat delle multinazionali, devono intervenire attivamente e dare concretezza a strumenti come i patti per il lavoro. Noi sosterremo, come sempre, sindacati e lavoratori ma occorre lo sforzo di tutte le Istituzioni per riportare la situazione alla normalità e preservare l’occupazione».