L’Autorità portuale si allarga: la pianta organica passa da 59 posti a 79

La spesa per il personale crescerà del 35 percento. Il segretario generale Ferrandino: «L’ente deve gestire nuove funzioni e competenze». Ma dopo la riforma il demanio è rimasto invariato. Alla prima richiesta da Ravenna il ministero aveva risposto proponendo 12 posti poi l’approvazione per 20

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La sede dell’Autorità portuale di Ravenna sulla banchina sinistra in darsena di città

Cresce la pianta organica dell’Autorità portuale (Ap) di Ravenna, più correttamente detta Autorità di sistema portuale (Adsp) dell’Adriatico centro-settentrionale a seguito della riforma Delrio che un anno fa ha riorganizzato tutta la governance degli scali italiani. Il ministero ha infatti approvato la richiesta arrivata da via Antico Squero per un ampliamento di venti posti, passando da 59 (tutti occupati attualmente) a 79. Oggi per le casse pubbliche il costo del personale è di 3,68 milioni di euro all’anno (il 17 percento delle entrate correnti), la previsione di spesa per uno staff di 79 membri calcola di spendere il 35 percento in più e cioè in totale 5 milioni (23 percento delle entrate correnti). Occore precisare che l’approvazione del nuovo assetto è stato solo il primo passo necessario: al momento non sono state ancora fatte assunzioni ma solo avviate le procedure per arrivare alle selezioni.

Paolo Ferrandino, segretario generale di Ap Ravenna

La proposta di variazione della pianta organica dell’Adsp è datata 28 giugno 2017. In sette pagine vengono elencate le ragioni della richiesta. Le stesse che nei giorni scorsi ci ha riassunto Paolo Ferrandino, segretario generale dell’ente. «Innanzitutto va segnalato che da circa dieci anni non si interveniva significativamente sulla pianta organica nonostante nei circa vent’anni di vita dell’Ap di Ravenna si siano aggiunte in capo all’ente funzioni e competenze nuove rispetto a quelle indicate nella legge 84/94 con la quale si istituirono le Autorità portuali». Il dirigente fa un esempio: «Basti pensare al ruolo attivo che Ap ha scelto di svolgere sui temi della sicurezza sul lavoro e dell’ambiente, o la partecipazione ad importanti progetti europei. Si pensi ancora al fronte dei responsabili dell’anticorruzione e della trasparenza. La trasformazione in Autorità di sistema portuale prevede nuovi compiti e dunque, nel nostro caso dove non si sono sommate tra loro più Ap, con il medesimo organico sarebbe stato necessario necessario svolgere gli ulteriori compiti. E siamo tutti consapevoli, inoltre, del fatto che stiamo per dare avvio ad interventi, in questo scalo, che valgono circa 500 milioni di euro, mai successo in passato».

Daniele Rossi, presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico centro-settentrionale

La prima risposta da Roma era stata un no: si riteneva che 12 potesse essere un numero sufficiente. L’1 agosto sono seguite delucidazioni da Ravenna e tre giorni dopo l’ok definitivo per 20 con la raccomandazione di procedere gradualmente al completamento e con un monitoraggio periodico delle reali esigenze. La nuova pianta organica è così composta (escluso il segretario): 4 dirigenti, 10 quadri A, 13 quadri B, 52 impiegati (di cui 24 di primo livello).

La questione degli organici nei porti italiani è al centro di un servizio pubblicato a fine gennaio su Ship2Shore, quotata rivista di settore. L’articolo fa un confronto tra il personale prima della riforma e quello previsto oggi a un anno dall’approvazione della legge Delrio e registra un aumento a livello nazionale del 4 percento. Nel caso di Ravenna viene evidenziato un dettaglio significativo: il demanio di competenza è rimasto invariato, di fatto è cambiato solo il nome dell’ente ma non ci sono state annessioni di altri scali come accaduto altrove.

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