La Regione chiede al Governo di escludere Ravenna dal blocco estrazioni di 18 mesi

La richiesta arriva dal Tavolo riunito a Bologna l’1 febbraio. Il sindaco De Pascale punge l’esecutivo: «Il premier va ad Abu Dhabi ad applaudire gli accordi di Eni: altroché prima gli italiani, prima gli Emirati». E il 5 febbraio in municipio la riunione di tutti gli esponenti coinvolti nell’emendamento che ferma l’attività in mare

Il territorio di Ravenna dovrà essere escluso dalla sospensiva alle trivellazioni di 18 mesi decisa dal Governo Conte. È questo, in sintesi, quanto chiesto dal Tavolo petrolchimico regionale dell’Emilia-Romagna per non affossare l’attività produttiva del distretto ravennate dell’offshore. «Diversamente – ha affermato il presidente della Regione Stefano Bonaccini – il Governo si prepari a gestire lo stato di crisi del settore e la perdita di migliaia di posti di lavoro qualificati». Per il 5 febbraio in municipio a Ravenna è in programma un incontro pubblico con tutti gli attori del settore per condividere, coordinare e programmare le azioni da intraprendere a sostegno delle estrazioni e dei lavoratori.

Il tavolo – che riunisce le forze socio-economiche ed istituzionali regionali a cui si aggiungono le realtà territoriali di Ravenna e Ferrara – si è riunito nel pomeriggio dell’1 febbraio a Bologna. Presenti tra gli altri il presidente della Regione Stefano Bonaccini, l’assessora regionale alle Attività produttive Palma Costi e il sindaco di Ravenna Michele de Pascale». Dall’incontro è venuta fuori la richiesta al Governo che il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) tenga conto degli accordi territoriali già realizzati, come nel distretto dell’offshore ravennate. «Questi accordi – ha detto il presidente Bonaccini – sono il risultato di un processo di concertazione e partecipazione della popolazione che sta già portando efficacemente verso la sostenibilità, preoccupandosi al contempo dell’attività di de-commissionig, ovvero di riconversione dell’attività estrattiva». Bonaccini non ha escluso l’ipotesi di un ricorso alla consulta contro il Dl Semplificazioni che introduce la sospensiva ma al momento si lavora per un accordo. L’assessora Costi chiede anche un incontro con l’Ad di Eni, Claudio Descalzi, per avere la conferma degli investimenti a Ravenna sulle energie rinnovabili.

«Altroché prima gli italiani, prima gli Emirati!», è stata la stoccata del sindaco De Pascale all’indirizzo del governo gialloverde. Il primo cittadino ha ricordato che il 25 gennaio il presidente del Consiglio Conte dichiarava “Più saggio dedicarsi a energie rinnovabili” e due giorni dopo, il 27 gennaio, negli Emirati Arabi Uniti plaudiva a un accordo straordinario dell’Eni per un mega progetto offshore di estrazione di gas. «Questi enormi traguardi che Eni ha ottenuto in tutto il mondo – affera De Pascale –, sono il risultato di una sperimentazione e di un’esperienza che si svolge nel nostro mare Adriatico dagli anni sessanta. Il fatto che Eni abbia un’attività in Italia, non è in contrasto con l’ottenere grandi risultati nel mondo, anzi le due cose dipendono l’una dall’altra: il know how, il costante rapporto con le università, con la ricerca, con la formazione di professionisti, l’indotto italiano, che proprio a Ravenna ha le eccellenze, avviene e si sviluppa proprio qui, nel nostro Paese». Secondo il sindaco le parole di Conte, «volendo escludere la malafede», denotano un’assenza di strategia rispetto alle politiche energetiche del nostro Paese «sostituendo il gas italiano con una maggiore importazione di gas dai paesi confinanti a prezzi più alti e con più inquinamento, con la beffa finale di riconoscere i grandi risultati raggiunti da Eni e dalle altre imprese italiane in giro per il mondo».

E intanto, come si apprende anche dalle pagine de Il Sole 24 Ore, sull’altra sponda dell’Adriatico non stanno fermi: la Croazia e il Montenegro hanno lanciato da pochi giorni una nuova campagna per cercare ulteriori giacimenti. Nei mesi scorsi sono già state fatte alcune prospezioni geologiche commissionate, ironia della sorte, dall’Eni e da una compagnia russa. Zagabria non si limita al mare: sta facendo ricerche anche nell’entroterra balcanico .

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