Il birraio giramondo che lavorava al porto: «La prossima tendenza sarà la grape ale»

Esperienze in Australia e Malta per il 34enne Marco Mignola, con una laurea in Scienze Politiche nel cassetto, ora alla Plb

Migno«Sono sempre stato un appassionato di birra ma l’avvicinamento al mondo della produzione l’ho avuta a Salonicco, in Grecia».

Marco Mignola, 34enne ravennate, racconta così l’inizio dell’esperienza che lo porta, oggi, a essere il birraio di “Plb Craft Beer”, il progetto di birra artigianale di Podere La Berta. Il birrificio si trova in provincia di Siena (a Castelnuovo Berardenga) ma ha le radici ben piantate in Romagna visto che l’azienda fa capo al gruppo Poggiali, nota famiglia di imprenditori di Ravenna.
A Salonicco Mignola si trovava per un bando europeo a cui aveva partecipato dopo un’esperienza di lavoro al porto di tre anni, con in tasca una laurea magistrale in Scienze Politiche. «Un collega mi parlò di questo corso di alto apprendistato per mastri birrai che si teneva a Pollenzo, in provincia di Cuneo, e ho deciso di provare. La passione per la birra artigianale ce l’avevo già così ho deciso di crearmi questa nuova opportunità di lavoro, cambiando radicalmente rispetto a quanto prospettato solo qualche anno prima».

Mignola si iscrive al corso nel 2015. Più che il titolo, però, sono preziosi i due tirocini formativi connessi al master: «Il primo l’ho svolto vicino a casa, al birrificio La Mata di Solarolo». Per il secondo Mignola vola dall’altra parte del mondo, atterrando nella costa est Australiana: «Ho lavorato a Byron Bay, l’etichetta si chiama Stone&Wood. Ho avuto la fortuna di fare questa esperienza internazionale grazie a Slow Food. Devo ammettere che se dovessi dire in che momento ho fatto il salto di qualità indicherei proprio questa esperienza, senza nulla togliere alle altre».
Dopo qualche mese in Australia l’aspirante birraio torna a Pollenzo, dove si laurea. A quel punto trova il primo impiego a Malta, in un piccolo birrificio. «Qui ho imparato come si gestisce la logistica interna di un impianto completando in qualche modo la mia formazione».

A novembre del 2016 Mignola torna in Italia e trova lavoro al Podere La Berta, trasferendosi così in Toscana. «Avevano fatto un grosso investimento sulla birra e sono stato assunto. Ora siamo in due a seguire la linea che produce circa 500 ettolitri all’anno. Abbiamo una decina di etichette, di vario tipo. Una delle prime birre che ho prodotto è stata quella della mia prova finale a Pollenzo, poi mi sono spostato verso i sapori della birra belga».
Per fare una birra occorrono dai 30 ai 45 giorni, per la cotta serve un lavoro di otto-nove ore. Nel periodo di attesa «la birra va assaggiata quasi tutti i giorni, l’ho capito lavorando su impianti grandi. Solo così si capisce se il prodotto sta andando verso la direzione che si desidera».

Mignola oggi è molto soddisfatto del suo lavoro: «Mi sto togliendo qualche soddisfazione dopo anni di sacrifici e ora sto studiando le birre grape ale, che uniscono il mosto della birra a quello dell’uva. Questa sarà la prossima tendenza e si può dire che sia la prima che nasce in Italia».
Mignola però non sa se consiglierebbe ad altri di fare il suo stesso percorso: «Gli spazi di lavoro si stanno riducendo: gran parte dei birrifici artigianali è composto da piccolissime imprese, se non addirittura da aziende unipersonali. Diciamo che ci sono state tre ondate: la prima è quella dei pionieri, dal 1996; la seconda è quella degli imprenditori e la terza è la mia, dove si lavora come dipendenti».

Non esiste un contratto nazionale da birrai: si è inquadrati come artigiani o come lavoratori agricoli e il precariato è ancora alto. Soprattutto «oggi le imprese cercano l’esperienza. Diciamo che io ho centrato il momento buono ma credo che al momento i posti di lavoro liberi nel settore non siano tantissimi».

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