Lunga attesa per la Camera di Commercio: «Personale ridotto, assunzioni bloccate»

Parla il nuovo presidente Giorgio Guberti: «Per l’accorpamento con Ferrara attendiamo il responso della Corte costituzionale»

Giorgio GubertiSe volete metterla giù in termini da leguleio dovete ricorrere al latino prorogatio, se volete essere molto più prosaici basta dire che si va avanti senza sapere il proprio destino. È quanto sta vivendo la Camera di Commercio di Ravenna, ancora in attesa di sapere se dovrà accorparsi con quella di Ferrara. Intanto gli organi dirigenziali sono in carica da un anno oltre la scadenza del mandato quinquennale. E nei giorni scorsi Giorgio Guberti è stato nominato nuovo presidente dopo le dimissioni di Natalino Gigante.

Guberti, ha fatto sei anni da vice e ora è al vertice. Conosce bene la situazione che state vivendo. Riepiloghiamo…
«Siamo in attesa di una decisione della Corte costituzionale che deve pronunciarsi sulle novità arrivate dopo la legge Madia del 2015 che prevedeva la riforma delle Camere: quelle con meno di 75mila imprese iscritte (Ravenna ne ha 48mila, ndr) dovevano accorparsi per averne al massimo 60 in Italia dalle circa 105 che erano. In Emilia-Romagna questo doveva significare Ravenna-Ferrara e Parma-Reggio-Piacenza. Sei Camere in Italia hanno fatto ricorso al Tar e il Tar, ravvisando estremi di incostituzionalità della legge, si è rivolto alla Corte. In attesa del giudizio, la Regione ha sospeso gli accorpamenti».

Intanto non si è mosso nulla?
«Abbiamo incontrato il Mise per risolvere la situazione, è in corso un confronto con l’Unioncamere per vedere se c’è la possibilità della volontarietà degli accorpamenti o di alzare il numero massimo delle Camere in Italia. Già oggi siamo arrivati a circa 80 per volontarietà».

Che ricadute ha questa situazione?
«Non possiamo bandire alcun concorso per assunzioni: la pianta organica contava 71 dipendenti nel 2013 e oggi siamo a 56. Nonostante questo la Camera di Ravenna è perfettamente funzionante e di questo devo fare un plauso a tutti i funzionari che si adoperano per il risultato. E bisogna fare i conti con le riduzioni delle quote associative, la principale entrata: gradualmente dal 30 percento si è arrivati al 50 percento di riduzione».

Pur in questa situazione c’è stato modo di erogare negli ultimi sei anni 23,5 milioni di euro. Tra questi, 3 andranno per il nuovo palazzetto dello sport. È una destinazione corretta?
«Un intervento di quel tipo non va visto solo per l’aspetto sportivo ma piuttosto sotto il profilo culturale e congressuale: uno spazio di quel genere dovrà attrarre molte iniziative che portano persone e indotto a Ravenna, quindi nell’interesse delle imprese. Prima di decidere sono state sentite le associazioni di categoria e hanno risposto positivamente».

Nel suo discorso di insediamento ha sottolineato la necessità delle infrastrutture per il territorio. L’aeroporto di Forlì è una scelta vincente?
«Un aeroporto in più a 25 km da noi credo che male non possa fare, soprattutto per il turismo. Ma anche per collegamenti merci. E poi non c’è investimento del pubblico ma una cordata di privati».

Il problema forse è come percorrere quei 25 km…
«Ecco, questo è un tema cruciale. Nuovo tracciato o sistemazione dell’attuale non spetta alla Camera dirlo ma l’importante è che la situazione venga risolta e la strada venga aperta. Poi manca il collegamento con il nord. E abbiamo visto quanto pesi la E45 per il nostro territorio».

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