«Utili i dragaggi ma i container resteranno limitati per la posizione del porto»

Monduzzi (fondatore agenzia Seamond): «Obiettivo 500mila teu all’anno? Il terminal attuale può farne 300mila e ancora non ci arriva»

Monduzzi

Gian Paolo Monduzzi

«Il bacino di riferimento del porto di Ravenna, approfondimento o no, rimarrà lo stesso. Non potrà mai essere un hub». A parlare è Gian Paolo Monduzzi, spedizioniere e fondatore dell’agenzia Seamond che è specializzata nel traffico container.

Monduzzi, durante la presentazione del progetto di approfondimento dei fondali si è parlato di mezzo milione di container movimentati come obiettivo, è una cifra credibile?
«Per il porto di Ravenna direi di no. Ci si potrebbe accontentare di movimentare i 300mila teu per il quale è dimensionato l’attuale terminal container, una cifra che è ancora lontana dall’essere raggiunta».

Quali sono i motivi che impediscono a Ravenna di diventare un porto di riferimento sul traffico di contenitori?
«Non è una questione strutturale. Questo porto è visto dagli imprenditori come uno scalo regionale ed è utilizzato per servire il bacino che va fino a Bologna a Ovest, al Ferrarese al Nord e del Riminese al Sud. I motivi sono prima di tutto geografici: in pochi chilometri ci sono i porti di Venezia, Ancona e Ravenna che hanno circa le stesse potenzialità per quanto riguarda il traffico container. Per questo l’approfondimento a 12,5 metri non è significativo per i container mentre sarebbe stato molto utile negli anni passati l’approfondimento dei fondali dell’attuale terminal a 11,5 essendo già state da diversi anni consolidate le banchine per raggiungere tali profondità».

Con la vostra azienda avete mai avuto problematiche legate ai fondali?
«Sì, è capitato. Si tratta però di problemi gestibili e in ogni caso in questo momento siamo a 9,45 metri e la situazione è questa perché negli anni Autorità portuale non è stata in grado di fare un contratto di manutenzione generale che potesse permettere di intervenire immediatamente e costantemente di fronte agli insabbiamenti. Intendiamoci: io penso che l’escavo sia positivo ma che sia funzionale a far restare quello di Ravenna un porto di buon livello ma regionale, non di far arrivare il traffico container a chissà quali volumi».

Veduta aerea della penisola Trattaroli (foto Meetup A rivedere le stelle)

Questo ragionamento vale anche per il traffico di rinfuse?
«Il discorso in questo caso può essere diverso ed è probabile che un approfondimento possa essere più utile per quel tipo di navi perché le grandi porta-container continueremo a non vederle da queste parti. Invece le rinfuse, che sono un traffico importante per la città sin dai tempi di Serafino Ferruzzi – fu lui a farlo decollare – potrebbero conoscere un incremento positivo. Anche in questo caso, però, molto dipende dall’andamento dell’economia interna e dalla capacità degli imprenditori di allocare risorse nei magazzini»

Qual è la quota ideale dei fondali per il porto di Ravenna?
«Di quote si è parlato molto negli anni passati: a lungo si è sognato di arrivare a 14,5 metri, per poi scendere a 12,5 metri che – dal punto di vista commerciale – non è molto diverso dagli 11,5 metri. Questa quota garantirebbe già una buona operatività e una tranquillità agli operatori ma il punto sta nella capacità di mantenerla. Ripeto, però: il traffico container dipende moltissimo dalla situazione internazionale e, per inciso, questo non è il migliore dei momenti».

Anche sull’ipotesi di un nuovo terminal è scettico?
«Non credo serva un nuovo terminal container, per il traffico che c’è in questo momento basta l’attuale area Tcr che lavora a metà della sua potenzialità. Il nostro rimarrà un porto per i “feeder” e in questo senso può interessare agli investitori. La scelta di costruire le banchine in Largo Trattaroli è comunque positiva perché si dà valore ad una lingua di terra finora inutilizzata e che in futuro può essere logisticamente importante per l’attività portuale, non forzatamente per la movimentazione di contenitori. Del resto mi pare che il discorso del nuovo terminal sia passato in secondo piano rispetto a tempo fa, quando era legato all’approfondimento a 14,5 metri. Attualmente non mi sembra la priorità dello scalo».

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