«C’è troppa CO2 nell’aria, metterla sotto terra al posto del metano non ha rischi»

La professoressa Rossella Capozzi è coordinatrice delle lauree in Geologia a Bologna e ha insegnato a lungo a Ravenna: «La cattura e stoccaggio di anidride carbonica è una tecnologia conosciuta, simile a quello che si fa per le riserve di gas importato»

«Si tratta semplicemente di iniettare un gas allo stato quasi liquido in una specie di spugna da cui in precedenza abbiamo estratto altro gas. Lo stoccaggio di anidride carbonica nel sottosuolo, usando giacimenti di metano parzialmente svuotati, è la soluzione più a portata di mano e senza controindicazioni per soddisfare una necessità che non possiamo più rinviare: ridurre la CO2 rilasciata nell’aria dall’attività dell’uomo». Sono le parole di una geologa, Rossella Capozzi, coordinatrice dei corsi di laurea in Scienze geologiche (triennale) e Geologia e territorio (magistrale) all’università di Bologna. La professoressa associata ha insegnato al campus di Ravenna negli ultimi 25 anni.

Professoressa, ci spiega la tecnologia Ccs?
«La sigla viene dall’inglese: carbon capture and storage. Gli idrocarburi come il gas metano o il petrolio si accumulano nel sottosuolo occupando gli spazi porosi delle rocce e creando sacche. Con l’estrazione restano libere le piccole cavità porose dove erano trattenuti e si possono rioccupare pompando la CO2 presa dalla produzione industriale che oggi ne emette in grande quantità perché è alimentata per la maggior parte da fonti fossili».

Si rimette gas dove c’era altro gas?
«Sì. Proprio perché si tratta di giacimenti da cui si estrae da decenni, sono a disposizione tutti i dati della loro conformazione. Le profondità, la porosità delle rocce, i volumi disponibili, le pressioni naturali pre sfruttamento e le pressioni di esercizio, l’eventuale grado di compattazione dovuto alla svuotamento. Con un processo piuttosto semplice la CO2 da forma gassosa viene trasformata in quasi liquida e immessa nei giacimenti ad alta pressione».

Non ci sono rischi in questa procedura di immissione?
«Vorrei ricordare che già avviene, anche se non con la CO2 ma con il metano. Quando lo Stato importa gas dall’estero lo immagazzina sottoterra nei giacimenti che vengono utilizzati come serbatoio continuamente riempiti per fare riserva e svuotati per il consumo».

Da quando si mette la CO2 sotto terra?
«La Norvegia ha cominciato a lavorarci 15-20 anni fa. Oggi il Governo di Oslo è pronto a investire quasi due miliardi di euro per un grande deposito. Lo scenario norvegese è molto indicativo: le estrazioni continuano senza sosta perché si sa che per altri 20-30 anni dovremo andare avanti con i combustibili fossili, ma le royalties chieste alle compagnie petrolifere sono altissime e quei fondi vengono impiegati per una ricerca efficace sul futuro delle rinnovabili e della tutela ambientale».

Il futuro alimentato solo da fonti rinnovabili è ancora lontano?
«Dobbiamo affrontare un periodo di transizione facendo i conti con una società energivora che si basa molto sul combustibile fossile. In qualche modo dobbiamo andare incontro a una rivoluzione verde transitando attraverso qualcosa che ci permetta di non interrompere le richieste di energia ma sia meno impattante».

Perché ora la Ccs sta attirando l’interesse delle imprese?
«Perché gli accordi sul clima delle Nazioni Unite per ridurre le emissioni hanno fatto sì che la CO2 abbia una sua quotazione come succede per il barile di petrolio. Oggi la CO2 ha un mercato, perché le imprese che la emettono devono pagare una tassa: se qualcuno può offrire un sistema che la toglie dall’atmosfera vuol dire che fa una cosa utile al pianeta e può chiedere un corrispettivo economico a chi non ha più la tassa».

L’opinione pubblica è confusa e la politica è divisa. A chi spetta fare chiarezza?
«Chi ha ruoli di governo, a qualunque livello, dovrebbe chiedere a chi propone questi progetti di fare anche una chiara campagna divulgativa per informare il cittadino con linguaggi precisi ma comprensibili. Un soggetto come Eni ha tutte le competenze per ingaggiare personalità autorevoli che forniscano spiegazioni con trasparenza».

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