Rigassificatore: Snam stima 30 milioni di euro di commesse al territorio ogni anno

L’impianto di rigassificazione al largo delle coste di Ravenna di fronte a Punta Marina entrerà in funzione dai primi giorni di aprile, solo tre anni dopo le prime autorizzazioni. La trasformazione del metano da liquido a gas rilascia in mare acqua più fredda con 0,2 milligrammi di candeggina per litro

BW Singapore

Il rigassificatore in mare di fronte a Punta Marina (8,5 km dalla costa) sarà operativo dai primi giorni di aprile 2025. È autorizzato per 25 anni. Riceverà metano allo stato liquido via nave e lo riporterà allo stato gassoso per l’immissione nella rete nazionale. Servirà per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico dell’Italia.

Tempi record per il rigassificatore di Ravenna

L’opera è realizzata da Snam, società di infrastrutture energetiche con sede a Milano e controllata per il 30 percento dallo Stato italiano tramite Cassa Depositi Prestiti (Cdp). Snam non commercia gas ma, in parole povere, vende l’utilizzo dell’infrastruttura: in gergo si dice che vende slot per lo scarico delle navi gasiere. Il percorso autorizzativo e realizzativo è durato meno di tre anni (tutto cominciò a giugno 2022 quando l’ex presidente della Regione, Stefano Bonaccini, fu nominato commissario straordinario con un decreto del governo Draghi). Per il rilascio dei permessi sono stati sufficienti 120 giorni. Sono tempi da record se si considera che un impianto analogo – collocato a circa 15 km al largo di Porto Viro (Rovigo) – entrò in funzione nel 2009 quando erano passati 14 anni dal primo studio di fattibilità.

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La nave Bw Singapore

L’impianto viene indicato anche con l’acronimo Fsru, dall’inglese Floating Storage and Regasification Unit, cioè unità di stoccaggio e rigassificazione galleggiante. Si tratta di una nave chiamata Bw Singapore (ma probabilmente verrà ribattezzata prima di entrare in esercizio) entrata in funzione nel 2015 in Egitto: 300 metri di lunghezza, 43 di larghezza e 44 di altezza che equivalgono circa a un palazzo di dieci piani. La nave può immagazzinare circa 170mila metri cubi di gas liquefatto con una capacità di rigassificazione di 5 miliardi di mc l’anno, una quantità pari a circa un sesto dei volumi importati negli ultimi anni dalla Russia ossia l’8 percento del fabbisogno nazionale. Snam ha portato la nave in cantiere a Dubai e ora, gennaio 2025, si trova nel cantiere navale Fincantieri di Palermo, dove si fermerà fino alla fine di gennaio per operazioni di rifinitura tecnica. Tali attività sono finalizzate alla preparazione della nave rigassificatrice alle successive operazioni di messa in gas e raffreddamento, previste al terminal di Cartagena, in Spagna. A marzo l’arrivo a Ravenna con la ricezione del primo carico di Gnl per le fasi di test.

Impianto senza trasformazioni chimiche

La Bw Singapore sarà ormeggiata a una piattaforma per ricevere – da altre navi, dette gasiere – gas naturale liquefatto (Gnl), cioè metano allo stato liquido perché conservato alla temperatura di 162 gradi sottozero, e riportarlo allo stato gassoso per immetterlo nella rete di distribuzione nazionale per l’uso in Italia. A bordo non avvengono processi o trasformazioni di natura chimica, ma solo cambiamenti di stato derivanti da scambio termico.

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Come funziona un rigassificatore

La nave opera a ciclo aperto e la rigassificazione avviene nel modo seguente: il gas naturale liquefatto viene fatto transitare attraverso una serpentina immersa in un cosiddetto “scambiatore di calore”, cioè in una vasca riempita di acqua marina. Senza che l’acqua di mare e il Gnl vengano mai a contatto, la differenza di temperatura fra le due sostanze consente al gas di tornare alla sua forma originaria. Snam spiega che l’acqua utilizzata per lo scambio termico viene restituita al mare con una temperatura inferiore di circa 7 gradi rispetto a quando era stata immessa dentro la nave, ma torna alla sua temperatura originaria già a venti metri dalla nave.

I rigassificatori offshore rilasciano candeggina in mare

Per evitare incrostazioni nei tubi attraverso cui viene fatta scorrere, l’acqua marina viene sterilizzata con l’aggiunta di ipoclorito di sodio (quella che in casa chiamiamo varechina o candeggina). Snam considera come termine di paragone l’attività della nave rigassificatrice Olt di Livorno, in esercizio da dieci anni: nelle simulazioni eseguite dall’Università di Genova l’acqua che si reimmette dopo la lavorazione in nave ha un contenuto di ipoclorito uguale a quello previsto per legge per le acque potabili ossia pari a 0,2 milligrammi per litro (cioè 0,2 parti di ipoclorito ogni milione di parti d’acqua).

Più di un miliardo di euro

L’investimento complessivo di Snam vale circa un miliardo di euro: la metà per acquistare e aggiornare la nave, il resto per adeguare la piattaforma offshore dopo un decennio in disuso, la stesura di 40 km di metanodotto interrato che aggira la città da sud e 25 milioni per opere mitigative (tra cui un bosco di cento ettari e la riqualificazione del viale di Punta Marina). Per la costruzione sono stati assegnati contratti a imprese del territorio ravennate per un valore di 300 milioni di euro (una buona fetta a Micoperi e Rosetti Marino). Snam stima che, ogni anno, l’esercizio del rigassificatore si tradurrà in circa 30 milioni di euro di ordini e commesse al territorio, con relative ricadute occupazionali. La piattaforma sarà gestita da personale Snam con l’ausilio di società contrattiste, mentre l’unità navale sarà gestita da organizzazioni armatoriali.

La diga di 900 metri di lunghezza

Da poche settimane è cominciata la costruzione di una diga in mare aperto che dovrà consentire il pieno esercizio della Fsru anche a fronte di condizioni meteomarine particolarmente avverse, condizioni che fanno riferimento a scenari la cui ripetibilità è stimata una volta ogni cento anni. L’opera consiste in una banchina verticale in cemento armato, con una lunghezza di 880 e una larghezza di 22 metri. Il costo è di 216 milioni di euro, questo interamente finanziato dal committente, l’Autorità portuale, con fondi concessi da Cdp (in totale, quindi, quasi 1,3 miliardi di euro). La diga sarà pronta, salvo imprevisti, a fine 2026. Questo significa che nei primi due anni di attività del rigassificatore, in caso di condizioni meteomarine avverse, sarà necessario disormeggiare la nave dalla piattaforma. Per questo sarà sempre operativa una squadra di ormeggiatori.

Piattaforma

Cinque rigassificatori in Italia

Quello di Ravenna sarà il quinto rigassificatore italiano (una trentina in Europa). Al momento sono in funzione l’impianto a terra a Panigaglia (La Spezia), l’isola artificiale di Porto Viro (Rovigo), il rigassificatore galleggiante di Livorno e, ultimo attivato, la nave rigassificatrice ormeggiata alla banchina del porto di Piombino da luglio 2023. Per il 2026 è atteso un ulteriore impianto a Porto Empedocle (Agrigento). Gli impianti di Piombino e Ravenna, come noto, rispondono alla decisione presa nei primi mesi del conflitto in Ucraina per differenziare l’approvvigionamento energetico e diminuire la dipendenza dalle importazioni di gas proveniente dalla Russia.

La capacità di rigassificazione in Italia

Con l’entrata in esercizio del rigassificatore offshore Bw Singapore, la capacità italiana annua di rigassificazione salirà fino a 28 miliardi di metri cubi, valore che – secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore – corrisponde al gas importato nel 2021 attraverso Tarvisio proveniente dalla Russia. La quota di Gnl importata oggi dall’Italia si attesta a circa un quarto degli approvvigionamenti di gas del Paese, in linea con il 2023 e in crescita rispetto al 18 percento del 2022 e all’11 percento del 2021. Nel 2023 l’Unione europea ha importato oltre 120 miliardi di metri cubi di Gnl (fonte Ue) e gli Stati Uniti sono stati il principale fornitore coprendo quasi il 50 percento.

Piombino nel 2024 ha ricevuto 39 navi gasiere

Un articolo della testata indipendente Irpimedia riporta che otto terminal Gnl in Europa hanno operato al di sotto del 50 percento della capacità nel 2024. Tra questi otto viene citato anche quello – fotocopia dell’impianto ravennate – entrato in funzione a Piombino a luglio 2023. Il mese scorso la nave Italis ormeggiata alla banchina del porto in Toscana ha ricevuto la 50esima nave gasiera in un anno e mezzo: la Ougarta dall’Algeria ha scaricato 164mila mc di Gnl e il totale immesso in rete in diciotto mesi è stato pari a circa 4,3 miliardi di metri cubi di gas. I volumi giunti fino ad adesso a Piombino provengono prevalentemente da Usa e Algeria, ma anche da Qatar, Egitto e Congo. Interpellata sul tema, Snam precisa che l’Italis è entrata ufficialmente in esercizio nel luglio del 2023, ma i suoi slot sono stati prenotati a partire dall’inizio dell’anno termico (1 ottobre 2023). Considerando solo le 39 navi gasiere che nel corso del 2024 hanno scaricato Gnl a Piombino (42 era il numero massimo raggiungibile), l’impianto è stato impiegato al 93 percento delle sue possibilità. Va inoltre ricordato che la capacità potenziale di rigassificazione è superiore al reale utilizzo in condizioni ordinarie proprio per avere un margine da sfruttare qualora ci siano problematiche per gli approvvigionamenti nazionali “via tubo”.

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