Il rigassificatore è operativo: potrà ricevere fino a 48 navi all’anno

La nave Bw Singapore, ormeggiata a una piattaforma a 8,5 km dalla costa, sarà a pieno regime dalla fine del 2026 quando sarà ultimata la diga di 800 metri di lunghezza. Fino a quel momento sarà necessario tenere 4 rimorchiatori operativi H24 al largo per intervenire in caso di maltempo. A bordo vivono e lavorano 34 persone

IMG 2813Il rigassificatore realizzato da Snam in mare al largo di Ravenna, costato un miliardo di euro, è entrato in funzione. Il 3 aprile la nave Flex Artemis dagli Stati Uniti ha consegnato la prima fornitura di gas naturale liquefatto (Gnl), cioè metano allo stato liquido perché conservato alla temperatura di 162 gradi sotto zero.

Il carico verrà trasformato allo stato gassoso e immesso nella rete di distribuzione nazionale – tramite il metanodotto che corre sotto il fondale marino per gli 8,5 km che separano la piattaforma dalla costa di Punta Marina – un po’ per volta nel corso di questo mese, con tempi volutamente più lunghi di quanto consentirebbe l’efficienza dell’impianto, per eseguire tutti i test preliminari.

Nel frattempo partiranno le aste per l’utilizzo. Snam, infatti, non commercia gas ma, in parole povere, vende la possibilità di rigassificare il Gnl: in gergo si dice che vende slot per lo scarico delle navi gasiere. Da maggio sarà sul mercato internazionale del Gnl dove Usa e Qatar sono i produttori principali.

IMG 2803Si tratta di una nave (chiamata Bw Singapore battente bandiera dell’Isola di Man, ma verrà ribattezzata e italianizzata) di 300 metri di lunghezza, 43 di larghezza e 44 di altezza che equivalgono circa a un palazzo di dieci piani. Può immagazzinare 170mila metri cubi di gas liquefatto con una capacità di rigassificazione di 5 miliardi di mc l’anno.

Se usato al massimo della sua potenzialità, potrà ricevere fino a 48 navi gasiere all’anno. Questo però non potrà accadere prima della fine del 2026, cioè quando si prevede di ultimare la costruzione di una diga in mare (una banchina verticale in cemento armato, con una lunghezza di 880 e una larghezza di 22 metri, per un costo di 216 milioni di euro finanziati dall’Autorità portuale) che proteggerà l’impianto in caso di onde da est o da ovest.

Fino a quando la diga non sarà finita, in caso di condizioni meteo avverse sarà necessario disormeggiare la nave. Per questo al momento si stima di operare al 70-80 percento, quindi con un massimo di forniture all’anno di 36 navi. Per garantire con tempestività il movimento della nave sono presenti al largo in mare quattro rimorchiatori H24 con un totale di venti persone a bordo. Per i servizi tecnico-nautici (pilotaggio e ormeggio oltre al rimorchio), Snam pagherà circa 20-30 milioni di euro all’anno a operatori del territorio. La concessione a Snam è di 25 anni.

Lo scarico di ogni nave gasiera – di dimensioni identiche a quella ormeggiata – richiede circa 36 ore, cui seguono 4-5 giorni per il processo di rigassificazione del Gnl. La Bw Singapore è ormeggiata alla ex piattaforma Petra che Snam ha acquistato dal gruppo Pir (un tempo veniva utilizzata per lo scarico di olio da inviare a Porto Tolle). È stato necessario un intervento massiccio di miglioramento della struttura esistente e di costruzione di una parte nuova. Oggi la piattaforma ha un peso complessivo pari al doppio di quello della torre Eiffel di Parigi, è fissata al fondale con 50 pali di cui 14 briccole per l’ormeggio della nave (ognuno con diametro di tre metri, lunghezza di 105 metri e peso 450 tonnellate): fuoriescono sopra il pelo dell’acqua di nove metri, l’acqua è alta 14 metri e il resto è piantato nel fondale.

A bordo della nave vivono e lavorano 34 persone per 28 giorni consecutivi prima di tornare a terra, altri 4-6 lavoratori sono presenti sulla piattaforma.

A bordo non avvengono processi o trasformazioni di natura chimica, ma solo cambiamenti di stato derivanti da scambio termico. La nave opera a ciclo aperto e la rigassificazione avviene nel modo seguente: il gas naturale liquefatto viene fatto transitare attraverso una serpentina immersa in un cosiddetto “scambiatore di calore”, cioè in una vasca riempita di acqua marina. Senza che l’acqua di mare e il Gnl vengano mai a contatto, la differenza di temperatura fra le due sostanze consente al gas di tornare alla sua forma originaria. Snam spiega che l’acqua utilizzata per lo scambio termico viene restituita al mare con una temperatura inferiore di circa 7 gradi rispetto a quando era stata immessa dentro la nave, ma torna alla sua temperatura originaria già a venti metri dalla nave. Fino a quando la temperatura del mare non scende sotto i 12 gradi si può utilizzarla così com’è, in caso di temperature più fredde (cosa che avviene nel periodo invernale) andrà prima riscaldata.

Con quello di Ravenna sono cinque i rigassificatori in Italia: l’impianto a terra a Panigaglia (La Spezia), l’isola artificiale di Porto Viro (Rovigo), il rigassificatore galleggiante di Livorno e, penultimo attivato, la nave rigassificatrice ormeggiata alla banchina del porto di Piombino da luglio 2023. La capacità italiana annua di rigassificazione è ora circa 28 miliardi di metri cubi, valore che corrisponde al 40 percento del fabbisogno nazionale e alla quantità che nel 2021 fu importata dalla Russia.

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