«Nell’ultimo triennio fatturato in calo del 25% e risultato operativo in negativo»

I sindacati non accettano un piano industriale «Basato unicamente su tagli lineari, come la chiusura della sede di Fusignano». Nuovo incontro previsto per giovedì 6 febbraio

Lafert Assemblealavoratori21gennaio

Nuovo incontro tra sindacati e vertici di LaFert, l’azienda che ha recentemente annunciato la chiusura dello stabilimento di Fusignano e il licenziamento collettivo dei 60 dipendenti. Per dare seguito all’incontro del 23 gennaio scorso si è svolto un nuovo confronto ieri (martedì 28 gennaio), nella sede di Confindustria Veneto Est di Marghera alla presenza dell’amministratore delegato e del responsabile delle relazioni sindacali del Gruppo Lafert e delle Rsu degli stabilimenti delle province di Venezia, Ravenna e Bologna.

Nel corso dell’incontro l’amministratore delegato ha illustrato l’andamento del Gruppo nel periodo 2018 – 2024, segnalando come il 2024 sia stato un anno assolutamente negativo per l’azienda, con un calo del fatturato di oltre il 25 percento rispetto al biennio 2022 – 2023, oltre a un risultato operativo e un risultato netto significativamente negativi. Si tratta di dati inediti, mai portati a conoscenza della delegazione sindacale nel corso degli incontri del 2024. È stato poi presentato uno schema di piano industriale per il quadriennio 2025 – 2028 volto a fronteggiare la crisi (anche questo inedito), con un focus particolare sul 2025. La strategia per l’anno corrente si svilupperebbe in tre parti: abbattimento dei costi (con un recupero di circa 6,4 milioni di euro derivante da operazioni riduzione dei costi di fornitura, revisione dei contratti di servizi, riduzione di costi fissi, efficientamento produttivo sugli stabilimenti di San Donà di Piave e Noventa di Piave, e dalla chiusura dello stabilimento di Fusignano, che da sola porterebbe a un recupero di 1,4 milioni). Vi è poi la revisione delle attività produttive, volta a risolvere i problemi di produttività, efficienza e scarti e infine la crescita delle vendite, con focalizzazione sul mercato nord americano per il lancio di nuovi prodotti e per il rafforzamento della rete di distribuzione, oltre ad attività anche sugli altri mercati.

Sul triennio 2026 – 2028, invece, non sono state fornite particolari spiegazioni, se non l’intenzione di veder crescere fatturato e volumi.

«Il piano industriale del 2025 sembra fondato unicamente su tagli lineari: un risultato operativo “a pareggio” è reso possibile solo grazie ai tagli e al “sacrificio” dello stabilimento di Fusignano – commentano i sindacati -. È inaccettabile la soluzione di scaricare le responsabilità della strategia industriale degli ultimi anni sui lavoratori dello stabilimento di romagnolo. Inoltre, il piano industriale per gli stabilimenti di San Donà e Noventa non fornisce nessuna garanzia sulla prospettiva a lungo termine, con forte preoccupazione rispetto ai problemi non risolti di qualità e di produzione, segnalando anche un utilizzo non attento della cassa integrazione».

La delegazione sindacale ha quindi bocciato il piano industriale che prevede la chiusura del un sito e ha chiesto alla direzione aziendale di entrare nel dettaglio delle singole voci del piano industriale su fatturato e riduzione dei costi. «È necessario avviare un confronto serio che parta dal ritiro della procedura di licenziamento collettivo e che inverta i presupposti di fondo del piano industriale – continuano i rappresentanti sindacali -. da un ragionamento impostato sui tagli sulla pelle dei lavoratori a un ragionamento incentrato realmente su investimenti e prodotto, che garantisca la salvaguardia di tutti e quattro gli stabilimenti». L’incontro si è concluso con una riconvocazione di tutte le parti per il giorno giovedì 6 febbraio, per proseguire il confronto sul piano industriale presentato ed entrare nel merito dei singoli titoli.

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