«I capanni da pesca della regione costituiscono da sempre un viaggio nel tempo, una sorta di ecomuseo all’aperto per conoscere come si viveva nelle zone umide del nostro territorio» è sulla base di queste riflessioni che i consiglieri regionali Eleonora Proni (Partito democratico) e Tommaso Fiazza (Lega) hanno presentato un documento a tutela degli storici presidi di pesca. L’atto è stato sottoscritto anche da Vincenzo Paldino dei Civici con de Pascale e da Lorenzo Casadei del Movimento 5 Stelle, oltre a Paolo Calvano e Niccolò Bosi del Partito democratico, ed è stato approvato all’unanimità dall’ultima assemblea legislativa.
I capanni (detti anche padelloni o bilancioni) fanno parte del panorama romagnolo dal XV secolo, e si sono evoluti negli anni da luoghi di sussistenza a simboli di socialità e turismo legati alla cultura dell’acqua. In regione se ne contano 770, 500 dei quali solo nel ravennate, e molti necessitano di interventi urgenti di riqualifica «lavori che andranno svolti prestando attenzione alla sostenibilità ambientale. È evidente la necessità di una regolamentazione uniforme che consenta di coniugare la tutela di questo patrimonio con le esigenze urbanistiche e di sicurezza idraulica, soprattutto a seguito degli eventi alluvionali degli scorsi anni» come sottolinea Proni. L’idea poi è quella di inglobarli nel sistema turistico regionale. «I comuni territorialmente interessati hanno elaborato appositi piani urbanistici di settore al fine di valorizzare queste strutture – specifica Fiazza – I capannisti, con le loro forme associative, si sono resi partecipi di collaborazioni a fini ambientali e turistici con le amministrazioni pubbliche».
Il testo impegna quindi la Giunta a trovare una soluzione equilibrata per mantenere la fruibilità dei capanni nel rispetto della disciplina urbanistica edilizia e di settore, in modo da trasformarli in un volano per la valorizzazione di un territorio naturale, caratterizzato da grande biodiversità e storicità. «I capanni da pesca non sono un problema da eliminare, ma una risorsa da salvaguardare. Sono paesaggio, memoria, cultura popolare: meritano attenzione, rispetto e una prospettiva concreta di futuro», conclude Proni.