lunedì
18 Agosto 2025

Bomba ritrovata a Porto Corsini fatta brillare in una cava alla periferia di Ravenna

Evacuata la popolazione residente nel raggio di 400 metri

Si sono concluse intorno alle 14.40, con il brillamento in una cava alla periferia di Ravenna, le operazioni di messa in sicurezza dell’ordigno bellico inesploso trovato il 16 aprile a Porto Corsini, nei pressi di via Molo Sanfilippo, durante i lavori di sistemazione della banchina di attracco del traghetto, coordinate dal Centro operativo misto attivato dalla Prefettura di Ravenna.

Tutta l’attività di messa in sicurezza, trasporto e neutralizzazione del dispositivo è stata condotta dall’esercito italiano – 8° Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti Folgore di Legnago.

La popolazione di Porto Corsini e Marina di Ravenna evacuata (residente nel raggio di 400 metri dal punto di ritrovamento) ha potuto fare ritorno nelle proprie abitazioni nella tarda mattinata, dopo che l’evacuazione si era conclusa con successo alle 8.45.

Costruiva radio con i Lego, ora fa lo speaker: «Bisogna capire quando stare zitti»

Il faentino Daniele Tigli è uno dei sei conduttori di Studio Delta a Cesena, davanti al microfono da trent’anni: «Il lavoro è cambiato, una buona dizione non è più richiesta e il passaggio da una canzone all’altra può farlo anche un computer…»

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Daniele Tigli, conduttore di Radio Studio Delta

«Se ci pensi bene, sei in una stanza insonorizzata e parli da solo. È normale preoccuparsi per la salute mentale di uno speaker in radio». Daniele Tigli scherza sul lavoro che fa da oltre trent’anni, ma al tempo stesso riconosce che non poteva andare diversamente: «Da bambino costruivo studi tv e radio con i Lego. Forse sono nato già tarato». Il faentino di 45 anni lavora a Radio Studio Delta dal 2005, uno dei sei conduttori che coprono le trasmissioni da Cesena dalle 6 alle 23.

Sua è la voce che in questo periodo sentite dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 19: «Prima facevo la fascia 20-23 con le richieste degli ascoltatori. Un po’ mi manca». E non solo perché magari ci si sente meno soli: «Ogni volta la playlist è una sorpresa da scoprire. Noi teniamo tre-quattro canzoni pronte solo per le serate in cui c’è una partita di calcio importante o la finale di un qualche talent in tv e quindi possono arrivare meno richieste». Oppure ne arrivano ma non si possono accettare: «Capita di tutto, ad esempio quello che ti gira il link Youtube del pezzo inciso dal cugino».

La fascia preferita da Tigli però è quella dell’alba. Vuol dire sveglia poco prima delle 5. Ma le soddisfazioni arrivano: «È la fascia più ascoltata con tutta la gente che sta andando al lavoro, dai il buongiorno alle persone da una radio in cui non c’è praticamente nessuno. E poi alle 9 hai finito il turno, fai un po’ di redazione e ti ritrovi una giornata ancora intera per te».

autoradioMa chi è l’ascoltatore nel 2021? Calano i giovani, resiste l’autoradio: «È da parecchio che fanno il funerale alla radio ma siamo ancora vivi. Anzi, il consumo di contenuti attraverso l’ascolto sta trovando nuovi spazi come dimostrato dai podcast o dal nuovo social Clubhouse. Però le opportunità sono talmente tante che anche per questo le radio stanno perdendo i giovani. Siamo ascoltati soprattutto nella fascia d’età 15-65, meno in casa, tanto in auto e restiamo ancora una scelta per molti negozi». Se si stanno allontanando dall’ascolto, non mancano invece i giovani attratti dal fascino del microfono come sbocco professionale. Ma la scuola di radio non esiste: «Io ho imparato sul campo, come tutti i miei colleghi. La condizione necessaria direi che è la passione per il mezzo e magari la conoscenza dell’inglese aiuta per le pronunce. Nel mio caso il teatro mi ha aiutato a essere meno timido. Poi un po’ di parlantina è ovvio che serve. Ma ancora di più serve capire quando stare zitti».

radio consoleL’inizio di Tigli è stato «nella gloriosa Radio Base di Faenza, la mia città». Davanti al microfono a 13 anni, dopo essere rimasto ammaliato dallo stand dell’emittente a una fiera: «Accompagnavo mio padre che vendeva trattori e passavo il tempo appoggiato al vetro a guardare i conduttori. Cercavano nuove leve e nei weekend andavo lì, invece che andare al campetto a giocare a calcio». Poi c’è stato il passaggio a Rcb e infine a Studio Delta. Il colloquio di lavoro con quest’ultima andò bene con un pizzico di fortuna: «Il classico provino: mi fecero lanciare un pezzo per vedere come lo introducevo e se beccavo il momento in cui smettere di parlare perché finiva lo strumentale e partivano le parole della canzone. Uno dei soci della radio mi sfodera un pezzo di Laura Pausini. Quella mattina per caso avevo letto qualcosa su di lei e il lancio venne particolarmente bene. Era un venerdì, mentre tornavo a casa in autostrada mi chiamarono per dirmi che cominciavo il lunedì».

microfonoMa come si centra il momento in cui smettere di parlare e lasciar spazio al cantante? «Ogni radio ha un suo software che aiuta il conduttore, da noi c’è una barra colorata sullo schermo. Ma se parliamo di musica pop, uno speaker con esperienza capisce il momento giusto anche con un pezzo al primo ascolto, il cliché è abbastanza ripetitivo». Anche la playlist si fa, manco a dirlo, con uno software: «È una ricetta. Una percentuale di musica italiana contemporanea, una percentuale di straniere e così via fino a comporre l’elenco. Lo speaker se lo trova sul monitor quando si siede». Quella barra colorata di cui parla Tigli è un indizio di come sia cambiato il lavoro dello speaker. Oggi si fa davanti a un monitor a colpi di click: «Quando ho iniziato dovevi gestire due vinili, quello in onda e quello con la canzone successiva, cercando di sincronizzare bene outro e intro. Poi avevi delle cassettine con i jingle e gli spot che mandavi in onda e riavvolgevi per il passaggio successivo. E in mezzo a tutto questo magari rispondevi pure alle telefonate degli ascoltatori…». (qui la nostra intervista a una doppiatrice di spot pubblicitari e audiolibri).

smartwatch shazamTra le caratteristiche per gli aspiranti speaker, Tigli non ha fatto riferimenti alla qualità della voce. Non è stata una dimenticanza. Tra i cambiamenti va messo anche quello che meno ti aspetteresti: «Alla voce ora si dà un’importanza diversa. Una volta c’erano voci davvero belle, con un timbro che le ha rese storiche (qui la nostra intervista al celebre foniatra Franco Fussi, ndr). Cito Fernando Proce per dirne uno. Era impensabile arrivare ai livelli più alti di questo lavoro se non avevi corsi di dizione e il tuo accento lasciava capire da dove venivi. Ora ci sono accenti come il milanese o il romano che invece sono quasi cercati». E poi è cambiata la competenza: «Oggi ci sono radio che danno il microfono agli influencer. Di sicuro aiutano la visibilità ma è chiaro che non c’è lo stesso approccio. Una volta dovevi conoscere gli artisti, adesso hai Wikipedia e qualcosa puoi rimediare sempre».

cassette nastri musicaA Studio Delta ogni conduttore prepara gli argomenti di cui parlerà: «Siamo una radio di flusso, da noi il parlato è molto ridotto. Non ci sono autori che preparano testi, ogni speaker lo fa per sé. A me piace prendere spunto dalle canzoni che passiamo per dare aneddoti, curiosità». Facendo attenzione alle gaffe: «Capitano a tutti. Con una certezza: se ti capita ci sarà sempre qualcuno che l’ha sentita e scriverà alla radio per farlo notare. Non passa mai inosservata».

Ravenna si aggiudica il restauro di una pala d’altare dei primi del Cinquecento

Dipinta da Francesco Zaganelli da Cotignola. Grazie alla vittoria nel concorso di Coop Alleanza 3.0

Z004 classense restauro coopRavenna si aggiudica il restauro dell’opera La Resurrezione di Lazzaro, nel concorso Opera Tua di Coop Alleanza 3.0, contro il “Busto di Luigi Poletti”, sostenuto dal Comune di Rimini, grazie al 52% dei votanti (129.083).

La grandiosa pala d’altare di Francesco Zaganelli da Cotignola, dipinta ai primi del Cinquecento e conservata da sempre nell’antico monastero camaldolese di Classe, oggi biblioteca Classense, l’ha spuntata sul busto realizzato da Pietro Tenerani nel 1857 e raffigurante l’architetto del Teatro comunale di Rimini.

La sala Muratori, già sacrestia della chiesa di San Romualdo, vedrà dunque presto il completo recupero artistico del dipinto, che fa da sfondo alle numerose attività culturali in essa ospitate e che promette non poche sorprese per gli studiosi. Il restauro della pellicola pittorica, infatti, consentirà di comprendere meglio e di valorizzare un capitolo importante della storia dell’arte romagnola del Cinquecento, riportando l’opera al suo antico splendore e consentendo di individuare altri interventi di restauro effettuati nel corso dei secoli, alcuni dei quali potrebbero aver obliterato parti originali dell’opera.

«Siamo molto soddisfatti di questo risultato, che attesta innanzitutto l’attenzione e l’amore della nostra comunità per l’arte e per la cultura – dichiara l’assessora Elsa Signorino -. I ravennati si sono stretti attorno a questo importante dipinto, prezioso simbolo dell’antica storia della città, e hanno colto in pieno l’occasione offerta da Coop Alleanza 3.0, che con grande sensibilità da 5 edizioni ormai porta avanti il progetto “Opera tua” per il restauro di opere d’arte in tutta Italia e che questa volta finanzierà il recupero della nostra pala d’altare».

Le dodici opere della quinta edizione provengono da Emilia-Romagna, Puglia, Marche, Veneto e Friuli Venezia Giulia. I restauri sono finanziati con una percentuale sulle vendite dei prodotti Fior Fiore Coop.

La Resurrezione di Lazzaro di Francesco Zaganelli è un dipinto importantissimo per l’intero territorio romagnolo e non solo per Ravenna, citato addirittura da Giorgio Vasari nelle sue celebri “Vite”. Il decano degli storici dell’arte apprezzò personalmente l’opera nell’antico monastero di Classe e fornisce uno straordinario e unico “endorsement” sul pittore e sul dipinto, definito “di una complessità compositiva stupefacente” (G. Viroli, 1993).

Francesco di Bosio Zaganelli (Cotignola, 1460 – Ravenna 1532), attivo nella nativa Cotignola, inizia la sua produzione in stretta collaborazione con il fratello Bernardino, con cui conduce una bottega fino ai primi anni Dieci del Cinquecento, periodo in cui Francesco risulta risiedere a Ravenna. Mentre Bernardino si mantiene entro i binari di un’educazione ferrarese-bolognese, Francesco fu spirito inquieto, sollecitato dalle più disparate tendenze pittoriche del tempo, dal venetismo romagnolo divulgato da Palmezzano, Carrari e Rondinelli ai primi esperimenti grafici di origine nordica, che riecheggiano Dürer, elaborando le sue composizioni in una promiscuità di scuole e stili diversi. Sue opere si trovano presso la National Gallery di Londra, la Pinacoteca di Brera a Milano, il Museo di Castelvecchio a Verona e il Mar di Ravenna.

Anche il sindaco firma la petizione: «Un bike park all’ex ippodromo di Ravenna»

De Pascale dà il via libera al progetto di un grande spazio dedicato al ciclismo

Michele De Pascale Bike ParkRavenna avrà un “bike park”, nell’area dell’ex ippodromo. Lo dichiara il sindaco Michele de Pascale, mettendo simbolicamente la millesima firma alla petizione lanciata a fine febbraio sulla piattaforma Change.org dal comitato Amici del Ciclismo di Ravenna.

«Accolgo con molto favore questo progetto – ha dichiarato De Pascale, ricevendo la petizione dai promotori -, per questo motivo ho deciso di apporre anche la mia firma, la millesima, il Bike park si farà. Nella prossima programmazione triennale degli investimenti inseriremo la proposta, sulla quale verrà sviluppata una progettazione, nell’area dell’ex ippodromo, un posto perfetto per ospitarla, dove si integrerà con altre vocazioni sportive già previste e in via di previsione. Il Bike park contribuirà a rigenerare un grande spazio alle porte del centro città, contribuendo a restituirlo alla comunità e rendendolo vivo e frequentato».

«L’idea di dedicare un luogo specifico della città al ciclismo è molto interessante e attuale – continua il sindaco -, si tratta di uno sport salutare e sostenibile, in grande crescita e praticato in diverse forme e da ogni generazione. Un parco sicuro e attrezzato per praticare il ciclismo sia in maniera agonistica che dilettantistica e a disposizione di tutte le generazioni, arricchisce la città e può diventare un polo di attrazione sportiva a livello nazionale».

«Quello che abbiamo voluto chiedere con questa petizione – è quanto dichiarato da Emiliano Galanti, primo firmatario della petizione – è che anche a Ravenna, così come è già accaduto in molte città in Italia e in Europa, si realizzi un vero e proprio parco dedicato alla bicicletta destinato alle società e alle associazioni impegnate nell’avviamento al ciclismo ma anche a tutti i cittadini pedalatori. Con il Bike Park potremmo dotare Ravenna di una vera e propria “palestra” per il ciclismo in cui rilanciare la pratica di questo meraviglioso sport in un ambiente sicuro, protetto ed attrezzato in grado di poter ospitare oltre agli allenamenti anche le gare, diventando così un polo sportivo di livello nazionale».

«Lo spazio che sin da subito ci è sembrato perfetto per lo scopo – sottolinea Elena Bosi del Comitato Amici del Ciclismo – è stata l’area dell’ex ippodromo in quanto facilmente raggiungibile in bicicletta da tutte le zone di Ravenna. È già recintato, con uno sviluppo possibile della pista di 1,5 km/2 km e lo spazio per poter praticare oltre al ciclismo su strada anche mountain bike, bmx, podismo e pattinaggio. Crediamo che il Bike Park all’interno dell’ex ippodromo potrebbe contribuire in maniere definitiva alla riqualificazione di questo enorme spazio nel cuore della città e della Darsena, dandogli non solo nuovo valore sportivo ma anche sociale, in quanto potrebbe appunto diventare un luogo a disposizione dei cittadini e delle famiglie, e turistico, in quanto possibile luogo per l’organizzazione di eventi sportivi».

In provincia di Ravenna solo 9 nuovi casi di Covid. Il dato più basso da ottobre

 

Sono solo 9 i casi di positività al coronavirus registrati in 24 ore in provincia di Ravenna (dati aggiornati alle 12 di oggi, 18 maggio). Per trovare un dato più basso bisogna tornare agli 8 contagi dell’11 ottobre scorso.

Si tratta di 5 maschi e 4 femmine; 6 asintomatici e 3 con sintomi; 9 in isolamento domiciliare e nessun ricovero.

I tamponi eseguiti sono stati 1.311.

Oggi la Regione ha comunicato 3 decessi per la provincia di Ravenna: due pazienti di sesso maschile di 77 e 99 anni e una paziente di sesso femminile di 93 anni. Sono state comunicate anche 71 guarigioni.

I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono 30.023.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 18 MAGGIO

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 380.246 casi di positività, 331 in più rispetto a ieri, su un totale di 24.655 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 1,3%.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 1.046 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 344.858.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 22.281 (-725 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 21.129 (-659), il 94,8% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 10 nuovi decessi: 3 a Ravenna (2 uomini di 77 e 99 anni e 1 donna di 93), 2 a Parma (2 donne di 87 e 95 anni), 2 a Bologna (2 donne di 68 e 82 anni), 2 a Ferrara (2 donne di 68 e 92 anni) e 1 a Modena (1 donna di 71 anni). Non risultano decessi nelle province di Piacenza, Reggio Emilia, Forlì-Cesena e Rimini.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 13.107.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 149 (-7 rispetto a ieri), 1.003 quelli negli altri reparti Covid (-59).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 8 a Piacenza (invariato rispetto a ieri), 14 a Parma (+1), 19 a Reggio Emilia (invariato), 22 a Modena (-1), 45 a Bologna (-3), 7 a Imola (-1), 9 a Ferrara (-3), 8 a Ravenna (+1), 4 a Forlì (invariato), 3 a Cesena (invariato) e 10 a Rimini (-1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 23.386 a Piacenza (+29 rispetto a ieri, di cui 13 sintomatici), 27.602 a Parma (+65, di cui 30 sintomatici), 46.295 a Reggio Emilia (+35, di cui 21 sintomatici), 64.738 a Modena (+55, di cui 30 sintomatici), 81.199 a Bologna (+65, di cui 48 sintomatici), 12.492 casi a Imola (+6, di cui 3 sintomatici), 22.967 a Ferrara (+6, di cui 4 sintomatici), 30.023 a Ravenna (+9, di cui 3 sintomatici), 16.651 a Forlì (+15, di cui 13 sintomatici), 19.171 a Cesena (+15, di cui 13 sintomatici) e 35.722 a Rimini (+31, di cui 11 sintomatici).

Arriva il Giro e i negozi del centro di Ravenna escono in strada per una sera

L’iniziativa del comitato di promozione, che presenta anche una maglia rosa speciale

Conferenza Stampa SiR 18052021 ComitatoSpassoinRavenna 02Nuove iniziative del comitato Spasso in Ravenna, nato (e che già può contare su circa 200 esercizi commerciali affiliati) per contribuire in maniera determinante alla vita del centro storico della città da un progetto delle associazioni di categoria Confesercenti, Confcommercio, Confartigianato e Cna, con il contributo del Comune di Ravenna e il sostegno de La Cassa di Ravenna.

L’occasione è quella fornita della partenza della tappa del Giro d’Italia di venerdì 21 maggio:per accogliere la carovana rosa, nelle giornate precedenti verrà messa a disposizione dei commercianti una maglia rosa originale da esporre nelle vetrine. Nel 2021 si celebrano i 90 anni della Maglia Rosa e il comitato ne offre una versione “ravennate” con una immagine che unisce l’iconografia di Dante, quella del Giro d’Italia e la tradizione legata al mosaico.

Allo stesso modo, i negozianti potranno personalizzare le vetrine con elementi legati al ciclismo, alcuni dei quali saranno reperiti anche attraverso la disponibilità della società ciclistica giovanile cittadina Pedale Azzurro – Rinascita. La stessa società metterà a disposizione anche coupon che i negozianti potranno donare e che consentiranno ai bambini delle scuole elementari di effettuare una prova, insieme ad un tecnico, con una bicicletta da corsa.

Il fulcro dell’iniziativa sarà venerdì 21 maggio. Al mattino il centro storico verrà animato dalla partenza del Giro e successivamente si aprirà quella che è stata denominata la “Festa di Primavera” per ribadire ancora una volta il concetto di rinascita, di rilancio, di ripartenza. Spasso in Ravenna ha predisposto, insieme ai tecnici del Comune di Ravenna, tutte le autorizzazioni che consentiranno agli esercenti di allestire punti espositivi all’esterno dei loro negozi dalle ore 16.30 alle 21. L’intenzione è quella di creare un momento di incontro, nel limite delle normative di sicurezza, fra commercianti e clienti, davanti alle vetrine dei negozi, sulle strade e dunque all’aperto.

Ravenna, riapre anche la multisala Cinemacity

Dal 26 maggio, con il nuovo film Disney

CinemacityDopo le piccole sale di Jolly e Mariani, a Ravenna riapre dopo mesi di chiusura anche la multisala Cinemacity.

La nuova stagione cinematografica partirà mercoledì 26 maggio. In cartellone oltre al film girato anche a Cesena Est – Dittatura Last Minute – il cui cast sarà presente in sala sabato 29 maggio – il nuovo Crudelia della Walt Disney Pictures e a seguire i sequel di The Conjuring e A Quiet Place.

A garantire la riapertura in sicurezza, scrivono dal City, «un’imponente opera di sanificazione di tutti gli ambienti e la predisposizione dei presidi sanitari adeguati, il totem già presente all’interno della hall con le funzioni della tradizionale biglietteria, un software in grado di facilitare gli acquisti elettronici (gestendo anche la possibilità fruire di posti adiacenti in caso di congiunti tramite consenso elettronico)».

Il Ravenna Festival ricorda Battiato: «Un compagno di cammino unico»

«Una guida preziosa e insostituibile». L’ultimo concerto in città nel 2013

Ravenna Festival Battiato
Franco Battiato al Ravenna Festival

Il Ravenna Festival saluta Franco Battiato, morto a 76 anni, più volte ospite della manifestazione.

«Un compagno di cammino unico – si legge in un post pubblicato sui social dal Festival -, che nel lungo viaggio del festival ci ha fatto attraversare meravigliosi paesaggi sonori, tra Oriente e Occidente. Una guida preziosa e insostituibile, dallo sguardo lungimirante e in grado di ascoltare i più riposti moti dell’animo, le nostre inquietudini, la nostra ricerca di nuove dimensioni e profondità, sempre con grande e sapiente leggerezza. Ci mancherai ma sarai sempre con noi».

L’ultima apparizione di Battiato a Ravenna risale al 2013, non al Festival, ma nell’ambito dell’Apriti Sesamo tour.

Uno scuolabus a 2.400 euro, un tosaerba a 450, un Apecar a 2.100: l’asta del Comune

In vendita sei veicoli di proprietà pubblica: c’è tempo fino al 31 giugno per presentare le offerte

Scuolabus IvecoÈ stato pubblicato sull’home page del sito del Comune di Bagnacavallo l’avviso di asta pubblica per l’alienazione di sei veicoli/attrezzature di proprietà comunale.

La vendita riguarda: un Apecar Piaggio immatricolato nel 2002 (base d’asta 2.100 euro), un Fiat Strada immatricolato nel 2000 (base d’asta 800 euro), un trattorino tosaerba Snapper del 2005 (base d’asta 450 euro), un carrello/rimorchio Gepacar immatricolato nel 2004 (base d’asta 1.000 euro), un autocarro Lancia CL75 immatricolato nel 1995 (base d’asta 5.000 euro), un miniscuolabus Iveco immatricolato nel 2001 (base d’asta 2.400 euro + Iva 22%).

Le offerte devono pervenire entro le 13 del 30 giugno 2021 al Comune di Bagnacavallo in base alle modalità indicate nell’avviso pubblicato sul sito dove sono disponibili tutte le informazioni utili. Il pubblico incanto si terrà alle 9 di mercoledì 7 luglio nella Sala Consiliare. Gli interessati possono rivolgersi all’Area Tecnica del Comune telefonando allo 0545 280872-5 dal lunedì al venerdì.

Articoli e foto per rilanciare il turismo: è online il portale dei lidi nord

Iniziativa delle strutture ricettive di Porto Corsini, Marina Romea e Casal Borsetti

Fenicotteri ValleUn blog che ogni settimana, attraverso la collaborazione con un gruppo di giornalisti e fotografi “amici”, proporrà articoli e immagini per valorizzare specifiche caratteristiche, attività, personaggi ed eventi dei Lidi Nord di Ravenna. È online dal 17 maggio il nuovo portale #Ravennalidinord realizzato da “Nautica e Natura”, l’associazione temporanea di imprese (Ati) che raccoglie le strutture ricettive di Porto Corsini, Marina Romea e Casal Borsetti. Gli operatori turistici hanno deciso di dare un segnale di positività e di rilancio, proprio alla vigilia di una stagione estiva che ci si aspetta possa portare una completa ripresa per tutte le attività legate al mondo del turismo.

#Ravennalidinord è stato realizzato dalla Web Agency “Tutto Siti Web” che si è basata sulla logica oggi assai diffusa dello “storytelling”, ispirandosi ai portali turistici delle grandi destinazioni internazionali: avvalendosi anche di immagini evocative, dedicate alle caratteristiche e alle unicità che le località propongono.

«Con la pandemia più persone hanno capito l’importanza del giornalismo di qualità»

Francesco Costa, vicedirettore de Il Post, è convinto che crescerà la parte di pubblico disposta a pagare per l’informazione ben fatta anche online. Il giornalista dal 2015 racconta gli Usa con newsletter e podcast, sarà a Ravenna per presentare il libro Una storia americana

146407611 350286889481797 2306545424534798011 NIn una rassegna letteraria intitolata “Scritture di frontiera” non poteva mancare una puntata dedicata alla frontiera forse più nota per l’immaginario collettivo: l’America. Il 19 maggio nel chiostro della Biblioteca Classense di Ravenna (in caso di maltempo alla Sala Muratori, ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria qui) sarà ospite Francesco Costa, autore di Una storia americana (Mondadori). Il vicedirettore de Il Post dialogherà con Matteo Cavezzali, direttore artistico del festival Scrittura che organizza la serata con gli assessorati comunali a Cultura e Immigrazione.

Il secondo libro di Costa guarda all’ingresso del ticket Biden-Harris alla Casa Bianca e alla nazione di fronte a loro. Chi lo scrive si occupa di Stati Uniti da tempo e lo fa soprattutto con newsletter e podcast che sempre più stanno conquistando spazi. Costa ha risposto a qualche nostra domanda alla vigilia dell’incontro. È venuta fuori una chiacchierata di America, di serie tv sull’America e ovviamente di giornalismo e di nuove forme di informazione.

Costa, il concetto di frontiera, di confine, è stato molto toccato dalla pandemia. Abbiamo riscoperto i confini provinciali che avevamo un po’ dimenticato, addirittura abbiamo scoperto che può essere invalicabile il confine della porta di casa. Usciremo dal Covid con un modo diverso di guardare alle linee che dividono spazi e territori?
«Veniamo da almeno vent’anni di invocazioni per avere frontiere e muri, non solo per bloccare i migranti ma per separarci da chi è diverso. La pandemia ci ha ricordato che non è possibile ma nemmeno auspicabile: le frontiere rigide sono state un problema, ad esempio hanno influito sulla competizione per i vaccini. E ci siamo anche accorti che il virus va debellato ovunque se vogliamo uscirne perché non ci sono frontiere che bloccano la sua circolazione. Penso che vedremo accelerare fenomeni e processi già in corso».

167631956 10158100929336104 3972158676798599685 NLa frontiera nel contesto degli Stati Uniti ha sempre avuto un significato particolare. La nuova amministrazione che approccio avrà sul tema?
«Biden sta cercando di superare una frontiera che Trump aveva innalzato rispetto al passato del Paese, per riscattare l’immagine chiusa e bigotta che non accoglie gli immigrati. Ma non lo fa per fare un favore agli stranieri, lo fa per fare un favore a loro stessi, alla loro storia di popolo accogliente».

La sua newsletter “Da Costa a Costa” per raccontare l’America è partita nel 2015, poi è nato un podcast e poi due libri. Qual è stata la caratteristica più difficile degli americani da spiegare agli europei?
«Tendiamo a dimenticare che gli Stati Uniti sono un Paese molto giovane: un paio di secoli di vita sono niente in confronto alla storia dell’Europa. Questo fa sì che ci sia una certa ingenuità nella cultura americana: il risultato è prendere enormi cantonate ma al tempo stesso c’è l’energia di prendere in mano il futuro. In America non esiste il concetto “si è sempre fatto così”».

“Da Costa a Costa” avrà una quinta stagione?
«Prima a poi tornerà ma non quest’anno, forse in vista delle elezioni di metà mandato. Ora sto iniziando a lavorare al libro che uscirà a Natale 2022: sarà la chiusura della trilogia sugli Stati Uniti».

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Kevin Costner in Yellowstone

A proposito di stagioni, c’è una serie tv attuale che più di altre vale la pena per capire l’America?
«Tra le cose più recenti direi Yellowstone (in Italia su Sky, ndr) perché mostra l’America rurale dell’ovest fatta di una natura incredibile e non è quella delle città a cui siamo abituati: unisce il passato al presente perché in America ci sono persone che fanno i cowboy nel 2021, con tutto quello che vuol dire farlo ai giorni nostri. Per la fotografia della politica invece West Wing rimane la migliore, anche se ha vent’anni».

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Francesco Costa a Faenza nel 2019 in occasione di Post Talk (foto dal profilo Ig del giornalista)

La sua newsletter oggi conta 52mila iscritti. È una comunità che si riconosce attorno a un tema e che, fino a quando era possibile, partecipava numerosa ai suoi eventi pubblici (come a Faenza per Post Talk). È un rapporto utile anche per lei?
«Tantissimo. Ricevo tantissime segnalazioni o dettagli aggiuntivi a quello che scrivo in una newsletter. Ho qualche decina di iscritti residenti in America e loro sono diventati anche fonti per storie e approfondimenti. All’inizio magari sono solo indizi, poi possono diventare approfondimenti».

Come si verifica la risposta di una persona qualunque fra 52mila persone qualunque per farla diventare una fonte?
«Scambiare qualche considerazione può servire per capire se si a che fare con uno sciroccato. Poi si cercano riscontri a quello che dice, se si trovano altri in linea allora diventa qualcosa che inizia a prendere forma…».

Newletter e podcast oggi sono strumenti diffusi, ma quando ha iniziato lei erano prodotti di nicchia. È stato lungimirante o fortunato?
«La fortuna c’è stata. Ma ho puntato su qualcosa che stava già funzionando sul mercato americano che è sempre un passo avanti sulle tendenze giornalistiche e di solito quello che si sviluppa là prima o poi arriva anche da noi. Non mi sono inventato nulla».

Muoversi in anticipo le ha concesso qualche vantaggio?
«Mi sono potuto permettere di imparare facendolo. Adesso anche in Italia c’è un mercato più maturo, con aziende che producono solo questo materiale. Sarebbe impensabile esordire con qualcosa del livello delle mie prime puntate con voce e montaggio un po’ improvvisati».

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Francesco Costa, vicedirettore ilPost.it

Perché i podcast tirano?
«Oggi si combatte una guerra quotidiana per conquistare l’attenzione delle persone: se la contendono i giornali, i social media, Netflix, i videogiochi… e i podcast sono l’unico mezzo di informazione che non ti chiede il monopolio dell’attenzione. Puoi ascoltarlo mentre stai guidando, stai correndo, stai cucinando, stai facendo la doccia…». (il 17 maggio è partito Morning, podcast quotidiano curato dallo stesso Costa).

Stanno cambiando il modo di fare giornalismo?
«Il modo di farlo direi di no: l’attività giornalistica resta sempre l’indagine della realtà per capire e conoscere meglio cosa succede in una città o in un governo. Quello che stanno cambiando è il tipo di linguaggio: non sono un testo scritto dove puoi tornare indietro e rileggere, devi farti capire bene al primo ascolto quindi costringono noi giornalisti a utilizzare un linguaggio diretto, comprensibile, che non sia per iniziati».

Il lavoro “Da Costa a Costa” ha introdotto un modello di business: ai lettori viene chiesto di contribuire economicamente per un prodotto che continuerebbero ad avere comunque gratuitamente. Un modello che avete adottato nel 2019 anche a Il Post. Per entrambi risultati positivi. Diventerà la strada per tutti?
«Credo sia il modello per far reggere il giornalismo. Non c’è nulla di scandaloso nel chiedere di pagare per qualcosa che avresti comunque gratis. L’informazione si è affermata in versione gratuita online ma questo ha portato a un’offerta scadente: per ottenere la disponibilità a pagare devi dare qualcosa di qualità, non i lanci dell’Ansa rimasticati. Per noi a Il Post è più facile perché siamo una struttura piccola, ci vorrà più tempo per avere una massa di lettori per consentire di reggere strutture come Repubblica o Corriere della Sera. Però non credo sia vero che non si possa tornare indietro rispetto al tutto gratis».

Può funzionare a qualunque livello, dal locale all’internazionale?
«Secondo me sì. Con tutti i distinguo. Io ad esempio vivo a Milano ma per il lavoro che faccio sono abbonato al New York Times ma a nessun giornale milanese. Per molti è vero il contrario. Sta al giornale produrre contenuti allettanti, tenendo conto che magari per il giornale locale c’è un rapporto con gli inserzionisti più stretto e potrebbe avere meno necessità di trovare altre linee di ricavi».

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Il Post ha compiuto undici anni in aprile. Come siete cambiati?
«Eravamo 5 nel 2010, oggi siamo 35 con cinque assunzioni fatte nell’ultimo anno anche grazie agli ottimi risultati ottenuti nel 2020 continuando con la scelta di dare precedenza alla qualità in maniera maniacale».

Come è impostato il lavoro in redazione?
«Non abbiamo redazione tematiche, siamo una redazione unica e cerchiamo di essere molto duttili in modo che tutti siano in grado di fare le cose essenziali. Certamente abbiamo persone più propense su certi temi. Vogliamo usare un italiano comprensibile agli esseri umani, scriviamo quello di cui siamo sicuri e lo attribuiamo alle fonti, non ci basta che lo abbiano scritto altri per scriverlo anche noi. Questo significa che spesso arriviamo dopo gli altri ma quando arriviamo vogliamo essere sicuri di non dover fare correzioni. Capita anche a noi di sbagliare, lo riconosciamo e viviamo gli errori con molto dispiacere. Il lavoro di editing coinvolge tre persone: due rileggono il pezzo prima di essere pubblicato e la terza appena online per controllare che tutto funzioni».

Non è il giornalismo che fa articoli con le bozze dei decreti…
«Non critico la scelta di pubblicare le informazioni di una bozza se ritieni che sia qualcosa di attendibile. Ma devi spiegare molto chiaramente che si tratta di bozze. Invece troppo spesso siamo abituati a titoli che danno per fatte cose che non lo sono. E poi le conseguenze si vedono: come successe quando venne annunciata la chiusura dei confini della Lombardia nel primo lockdown».

Pochi articoli del Post sono firmati. Perché?
«Quasi nessuno è firmato. È una scelta ragionata, non siamo gli unici, lo fa anche l’Economist. Ci piace l’idea dell’identità del giornale prima di chi lo fa: non vogliamo che i lettori giudichino in base alla firma, ci teniamo che gli articoli siano indistinguibili nello stile, vogliamo avere un modo di scrivere che sia de Il Post. Soffochiamo sul nascere ogni velleità letteraria negli articoli».

La pandemia di Sars-Cov-2 lascerà cambiamenti nel giornalismo?
«Più gente ha capito le conseguenze della cattiva informazione perché la pandemia ha alzato la posta in gioco: qui si parlava di vita e di morte. Una bufala sulla politica estera dell’Egitto cambia poco ai lettori ma se scrivi che la vitamina C combatte il virus, poi la gente se ne accorge presto e in modo molto diretto. E con l’obbligo di stare chiusi in casa avevamo solo i media come fonti di informazione: non c’era più la possibilità di parlare con “l’amico del bar che sa le cose”. Più pubblico ha capito che c’è bisogno di fidarsi dei giornali e le sanzioni dei lettori per le cose fatte male sono più severe».

Un ragazzo di 17 anni di Ravenna ha debuttato in serie A

Si tratta di Antonio Raimondo, attaccante del Bologna. Per lui 4 minuti, e un pallone toccato, a Verona

Raimondo
Raimondo (a sinistra) in campo a Verona

17 maggio 2021. Una data che non dimenticherà facilmente Antonio Raimondo, ravennate neppure maggiorenne.

A 17 anni compiuti lo scorso marzo, ha infatti debuttato in serie A con la maglia (numero 76) del Bologna.

Quattro minuti in tutto, una sola palla  toccata (di testa), ma un sogno che si avvera per un ragazzo cresciuto – come tutti quelli che da bambini iniziano a calciare un pallone – guardando il calcio in tv. Ora in tv ci è finito lui, su Sky, nel posticipo della 37esima giornata del campionato di serie A.

Al Bentegodi di Verona Raimondo è entrato al 90esimo, sul 2-2, punteggio con cui la partita è terminata 4 minuti più tardi.

Ravennate, il centravanti classe 2004 è cresciuto calcisticamente nel Cesena, prima di abbandonare la società bianconera a causa del fallimento del 2018, anno in cui è passato al Bologna, a 14 anni compiuti.

Ora manca ancora una partita alla fine del campionato: chissà che Raimondo non possa raccontare di aver giocato, a 17 anni, anche contro la Juventus e Cristiano Ronaldo…

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